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RISPETTO

Era lì, davanti a me, con l'aria di uno che volesse interrogarmi. Due occhi neri, leggermente a mandorla, un viso regolare, con una bocca carnosa e scura, rilevata sulla pelle nera del viso. Mi guardava, con aria interrogativa, forse si faceva un suo film, sul perché ero stesa lì in terra, senza sensi. E riavendomi dallo svenimento, è stata la prima immagine che ho visto."che è successo", mi sono chiesta per un momento, "perché sono qui". E poi, piano piano, ha cominciato a diradarsi la nebbia in cui mi trovavo, e ho ricordato: Giulio mi aveva lasciato! Gli avevo detto che aspettavo un bambino, il nostro bambino, ero felice, ne parlavamo sempre, del nostro bambino, del nostro futuro insieme, quando avrebbe lasciato tutto e saremmo andati a vivere insieme, e così via tutte le fantasie sulla nostra casa, i viaggi, la nostra famiglia, il nostro matrimonio! E invece,quando glielo avevo detto, mi si era rigirato contro, con una furia e una rabbia negli occhi che non gli conoscevo:"Cretina! e ora cosa credi di fare? Hai sciupato tutto il nostro sogno, il MIO sogno! E cosa credi, che io voglia davvero buttare all'aria la mia famiglia per te, per il tuo moccioso? Ma sei proprio idiota! Non ti facevo così stupida! So assai se è mio il tuo bastardo! Che credevi, di avere fatto il colpo grosso, di aver trovato il merlo che ti manteneva, te e il tuo bastardo!?" E ripeteva la parola BASTARDO con una tale rabbia, che credevo che volesse darmi fuoco, e cancellarmi dalla faccia della terra. E se ne è andato, lasciandomi sola sul marciapiede. E credo di essere svenuta. Come ho ricordato, ho cominciato a piangere, con un dolore che mi spezzava il cuore, e più piangevo, e più sentivo male. Allora il ragazzo, con grande dolcezza, mi ha preso la mano, e me l'ha stretta, sempre senza parlare. E sentendo quel calore, ho pianto ancore di più, ho sentito ancora di più il mio dolore. Lui allora, con l'altra mano mi ha carezzato la testa, la guancia, con un calore e un senso di vicinanza che mi commuoveva, e che mi avrebbe fatto piangere, se già non stessi piangendo a dirotto per il mio dolore! Non mi muovevo, e non smettevo di piangere, perché avevo paura che quel momento finisse. Quel calore leniva il mio dolore, mi riscaldava, mi ridava vita. E ad un tratto, lui ha cominciato a sussurrare una cantilena, sotto voce, a bocca chiusa, e mi sembrava quando ero piccola e la nonna Beatrice mi cantava, mentre mi cullava fra le braccia, quando mi facevo male e piangevo a dirotto come fanno i bambini. Con gli occhi chiusi, mentre scendevano ancora le lacrime, mi lasciavo trasportare da quella nenia, così dolce, e da quelle mani così calde e rassicuranti, che sembravano dirmi: non aver paura, ci sono io a salvarti. Chi era, quello sconosciuto, quel ragazzo nero che mi ero trovata nel mezzo della vita?Piano piano, lentamente, il pianto è cessato, il dolore si è attenuato, e ho tirato un sospiro di sollievo. Lui ha continuava a tenermi la mano nella sua, a carezzarmi con l'altra, e a cullarmi con la sua cantilena, finché non ho alzato il viso rigato di lacrime e l'ho guardato: mi sorrideva, con quegli occhi scuri, caldi, dolci, pieni di affetto. Gli ho sorriso, e anche lui ha sorriso, mostrando quei denti bianchi, perfetti, che sembravano fosforescenti, con il contrasto della pelle. "Come ti chiami?", gli ho chiesto. Ma lui mi ha guardato, con lo sguardo interrogativo di chi non capisce cosa gli dici. L'ho guardato addosso, come se volessi capire dai vestiti chi fosse: dei jeans logori, una maglia consumata,ma pulita, un maglione scolorito, consumato. Chissà quanto tempo era che era in Italia. Tenevo la mia mano ancora nella sua, e allora mi è venuto di stringergliela anche con l'altra; gliela stringevo con le mie, e mi rendevo conto che mi ci stavo aggrappando, per non crollare di nuovo. Lo guardavo negli occhi, occhi puliti, sereni, sinceri. E per un momento, per un lungo interminabile momento, ho sentito tutto il dolore che c'era dietro, la sofferenza di chi deve cambiare tutta la propria vita per non morire. E mi sono fatta trasportare da tutte quelle emozioni che mi arrivavano attraverso il suo sguardo. E ho cominciato a sentire una forza che non avevo mai sentito, che non conoscevo, la forza di chi decide di lottare per andare avanti, la forza di chi precipita, ma si rialza, si rimette in piedi, e continua a vivere la propria vita, in prima persona. La sua mano e i suoi occhi mi aiutavano a rialzarmi in piedi. Avevo creduto a Giulio, mi era piaciuto; Giulio era bello, sicuro di sé, e la sua sicurezza mi dava tutta quella forza che io non avevo. Gli avevo creduto, era stato bello credergli, lasciarsi trasportare dai suoi sogni, credere che quest'uomo, così forte e importante, volesse proprio me al suo fianco. E quando mi raccontava della famiglia che non lo capiva, io ero subito pronta a capirlo, a proteggerlo, ad amarlo! E siamo andati avanti sette mesi, a sognare, a progettare una vita nostra, non appena avesse potuto liberarsi di tutto! E poi, quando si parlava del nostro bambino, di nostro figlio, si illuminava, a volte gli venivano anche delle lacrime!!!
E io ci credevo.
Quando mi ha lasciato, dietro alle parole che mi ha "vomitato" addosso, in un momento ho rivisto il nostro rapporto, tutti quei momenti che facevo delle domande, e lui che mi dava delle risposte che non tornavano, quando non ci potevamo vedere, perché era COSTRETTO a restare con la famiglia, per una festa, una ricorrenza, o qualunque altra occasione. A volte piangeva anche, per quanto soffrisse a darmi questo dispiacere, e io lo consolavo, lo rassicuravo, perché lo capivo. Stavo anche per licenziarmi, perché mi aveva spiegato bene, che così ci saremmo visti meglio, avremmo avuto la nostra famiglia, dove lui poteva tornare in qualunque momento! Tanto, ripeteva sempre, mentre mi stringeva forte al petto, il suo stipendio sarebbe bastato per farci vivere più che bene "la nostra favola nel nostro castello fatto d'amore". E io sognavo, e ringraziavo Dio della fortuna che mi era capitata, in barba a tutte le amiche invidiose che mi volevano convincere che lui mi stava ingannando!!!
In un momento, con le sue parole, mi ha aperto gli occhi.
Non so neppure se ho sentito dolore, o se un coltello mi ha trapassato, lasciandomi senza vita.
E ora ero lì, con questo angelo sconosciuto che mi faceva risollevare dal baratro dove ero precipitata. L'ho guardato ancora. Poi gli ho sorriso di nuovo. Ho cercato di alzarmi, e lui mi ha dato subito aiuto, sorreggendomi: ho sentito tutta la sua forza e la sua delicatezza. Non le avevo mai sentite, più che altro la dolcezza, la delicatezza che due mani forti di uomo possono trasmettere: mi è venuta in mente la parola RISPETTO. Non l'ho mai avuto, e non l'ho mai sentito nelle mani e da parte di chi mi "amava". RISPETTO. Niente di Giulio mi faceva pensare a RISPETTO. Niente di mio marito, anche nei primi anni di matrimonio, quando ci univa un grande amore, mi rimandava questa emozione, questa sensazione. E non è certo che è mancato il rispetto per arrivare a separarci! Non c'era mai stato. MAI! Era la prima volta in assoluto che lo sentivo. Ed era una sensazione incredibile, mi faceva sentire una persona, per la prima volta in vita mia.
Mi sono alzata in piedi, mi sono come spolverata, e poi l'ho guardato in viso. Gli ho teso le mani, sorridendo, lui ha sorriso, le ha prese, le ha strette con tanto calore, e a quel punto mi sono avvicinata a lui,perché ho sentito un gran bisogno di abbracciarlo. Ci siamo stretti, e con quell'abbraccio gli ho trasmesso tutta la gratitudine, e l'affetto che sentivo per lui, per quel grande, immenso regalo che mi aveva fatto: come se nel momento che mi sembrava di perdere la mia vita, lui me l'avesse resa,e migliore. E sembrava che lui mi comunicasse tutta la sua serenità, tutta la sua forza. Poi ci siamo staccati, e ognuno di noi due ha ripreso il proprio cammino.



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Opera scritta il 30/11/2014 - 17:41
Da FRANCA GIANGERI
Letta n.1320 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Molto bello questo tuo racconto. Complimenti anche per la scelta del personaggio "chiave". Ciao...

Gio Vigi 02/12/2014 - 16:43

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UN estraneo può donare rispetto più di chi dovrebbe starti vicino,racconto profondo e scorrevole,spero sia pura fantasia,un saluto

genoveffa 2 frau 01/12/2014 - 20:03

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Spero che non sia autobiografica. Purtroppo, ce ne sono di uomini così, ti incantano con le parole e promesse e poi al bisogno, scappano via... sono i classici vigliacchi.
Lettura piacevole. Ciao.

Paola Collura 01/12/2014 - 17:41

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