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L'ULTIMA LETTERA

Entro in casa, come ogni sera, chiavi sul tavolo, sigarette accanto. Ma sta sera c'è qualcosa di diverso, spengo il telefono, lo butto sul divano.
apro l'acqua della vasca, il cassetto dove tengo la lama di rasoio e la appoggio al piano del lavello, salgo di corsa le scale che portano alla camera, apro l'armadio ad angolo e tiro fuori quella scatola, la scatola accanto alla quale ho passato notti sul pavimento, addormentandomi tra le convulsioni di un pianto che non ha mai risparmiato un respiro fino ad oggi.
tiro fuori dal fondo quella foto, quella alla quale tanto eravamo affezionati, e con un sorriso scendo stringendola tra le dita, mentre il ricordo di quello scatto mi riporta a vivere quei momenti ormai passati ma non ancora totalmente coperti di polvere.
scendo le scale senza curarmi di dove io stia mettendo effettivamente i piedi e mi accingo a chiudere a chiave la porta blindata, nessuno deve interferire.
prendo carta e penna, sembrano passati secondi, ma la vasca ha già fatto in tempo a riempirsi, mi spoglio, guardo quella foto, poi mi guardo allo specchio, consapevole che questa è l'ultima volta che vedo i miei occhi.
Mi saluto, un'ultima volta, e con la lama di rasoio e la foto nelle mani mi stendo nell'acqua.
sono giorni ormai che non mangio, perchè continuo a pensare e ripensare a cosa sia andato storto in tutto questo e a lei che mi lascia nella nebbia con una menzogna sulle labbra.
Guardo i suoi occhi in quell'immagine, ne scorgo finalmente il buco nero che fino a poco tempo fa non avevo mai carpito, ne vedo la cattiveria, verso la quale ero sempre stato cieco e sordo, accecato da un'amore che non conosce ostacoli, non vede fine, non scorge orizzonti.....amore, che non sa dire "Basta!".
non posso fare a meno di non ricordare le bugie, le promesse non mantenute, le cattiverie, le botte prese, non posso non pensare a quella gabbia immeritata che mi ha privato della luce del sole.
Gabbia di menzogne poggiata su di un tribunale occulto di ignoranza, gabbia di pregiudizi e preconcetti, gabbia di non curanza.
prendo la lama e con un gesto netto incido il polso sinistro.
Il sangue penetra nell'acqua, dilatandosi dolcemente, non provo nulla di nuovo osservandolo. provo la stessa sensazione di quando scrivo e l'inchiostro si mescola al candore del foglio bianco dove sto stendendo queste ultime righe.
Ormai ogni respiro può essere l'ultimo, ne approfitto, scrivo più velocemente che posso, raccontando la verità che nessuno ha mai potuto ascoltare, raccontando di quanto si possa arrivare ad imbrogliare se stessi pur di darsi ragione, inventando, ingigantendo, ferendo deliberatamente con l'intenzione di uccidere.
mi disse odiami se puoi,
ed ora ne capisco le motivazioni, sapeva che mi avrebbe distrutto. non conosce altra via oltre l'odio per dimenticare, ma io imperterrito ed ignorante a ricacciare giù la rabbia, perdonando, perdonando ancora, ancora, e di nuovo, cercando un varco tra le sue frasi piene di trappole e tagliole, parole di speranza, illusorie, traditrici e mendaci, cercando luce dietro a quei sorrisi le quali pieghe nascondono missili pronti a sfondarti il cuore.
intanto il sangue riempie la vasca, l'acqua è rossa, ogni parola potrebbe essere l'ultima, nella speranza di riuscire a finire la mia storia salto alcune fasi che non sono importanti, che non serve sapere, per lo meno sento che non ve ne è più il tempo, perchè ormai il mio braccio comincia ad intorpidirsi, le labbra a tremare, le lacrime a scendere.
posso solo dire, che non ho mai smesso di lottare, fino all'ultimo secondo, che ancora lotto nelle frasi di questa lettera.
non sto mollando, al contrario, io sono un guerriero, muoio combattendo ma non mi faccio imprigionare ancora, lascio come regalo le mie lettere, i miei libri, le mie parole, la mia vita.
Regalo a lei e a tutti quelli che mi odiano la soddisfazione per la mia morte, lasciando in loro il rammarico eterno di non essere riusciti a completare la loro vendetta nei miei confronti, regalo loro il mio ultimo miglior sorriso di sempre, lascio le mie lacrime in versi, lascio il mio inchiostro, lascio questa vita.
perchè se non si crea un precedente, nessuno mai lo può comprendere, nessuno può appieno capire che il dolore non ha sesso, non ha religione, non ha classe sociale. una violenza è tale in ogni situazione, per ogni essere umano.
La mia gioia sarà la loro insoddisfazione verso questo, ed il fatto che sì, è vero, come mi hanno augurato sono morto prima di loro, ma che quando loro saranno faccia sotto terra, io, sarò reincarnato in quel cane randagio che andrà ad urinare sulla loro lapide, proprio in mezzo agli occhi.
Prima di spegnermi forse riesco a scrivere queste ultime parole,
"Preferisco andarmene nel fragore delle mie parole, che vivere nell'ombra delle menzogne degli altri"
ora poso la penna amici miei, sono privo di altre energie, giusto quelle per far scendere le ultime gocce di sangue su quella foto mentre la prendo in mano per morire assieme a lei, accanto alle emozioni che mi ha regalato.
Bertuolo Daniel



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Opera scritta il 03/12/2015 - 20:50
Da Daniel Bertuolo
Letta n.1659 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Grazie a tutti coloro che hanno votato questo manoscritto, non potrei essere più felice, vorrei dare una spiegazione sul perché é nato.
Quest'anno ho perso un caro amico che ha scelto di lasciare questa vita.
non mi sento di giudicare tale scelta per quanto sia sbagliata.
Questo scritto vuol mettere chi può non comprendere portandolo dall'altra parte del "cappio" per far lui capire il male di vivere che si vive dentro prima di arrivare al gesto estremo.
Mal di vivere che conosco troppo bene

Daniel Bertuolo 15/01/2016 - 13:34

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Ciao Daniel i vecchi miei commenti, tra l'altro lusinghieri(ti avevo dato 5*) ho chiesto io alla redazione di cancellarli perché come forse ricordi contenevano un mio vissuto personale molto doloroso.
Probabilmente un domani esprimerò quei concetti in modo più organico e comprensibile in un racconto.
Ancora complimenti ciao
Nadia

Nadia Sonzini 14/01/2016 - 10:46

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Complimenti per il riconoscimento!
Nadia

Nadia Sonzini 13/01/2016 - 10:52

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Ciao Daniel, complimenti per il riconoscimento
Dario

Dario Menicucci 12/01/2016 - 22:51

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