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L'eredità

La prima maestra del mio paese fu la zia di mia nonna, Cara Maria si chiamava, e fece il suo corso di studi a Nuoro negli anni in cui le campagne brulicavano di briganti.


Allora non c’era la strada che dal nostro paese portasse direttamente alla città, ma si doveva fare un enorme giro passando per Orosei per poi dirigersi verso l’interno. E non c’erano neanche automobili, tanto che Maria raggiungeva Nuoro a cavallo, accompagnata da uomini di fiducia, solitamente parenti.


Non tutti i ragazzi dell’epoca frequentavano le elementari, ma frequentare le scuole medie era un lusso che solo pochissimi si potevano permettere, le superiori invece erano un vero e proprio miraggio, per l’impegno economico che comportava e per la sede degli studi, lontana da casa.
Ovvio che chi vi accedeva era considerato un benestante, appetibile dai briganti che non perdevano occasione per fermare e derubare tutti i viandanti.


Accadde anche a Maria e ad i suoi accompagnatori di essere bloccati, ma prontamente dissero che cercavano di raggiungere l’ospedale sperando di arrivare in tempo e che la ragazza non perisse prima a causa di una strana infezione che l’aveva colpita.


Miracolosamente non furono perquisiti e poterono proseguire il loro viaggio, mentre Maria toccava la tasca con i soldi che la madre le aveva cucito all’interno della sottoveste.
Maria si diplomò ed iniziò il suo percorso di maestra che la portò ad insegnare anche nel continente.


Ebbe diversi corteggiatori, di qualcuno sono rimaste le lettere piene di sentimento alle quali lei rispondeva con educato rifiuto, decidendo di restare signorina.
Era una donna dal temperamento deciso e forte e forse fu grazie a questa forza che riuscì, agli inizi degli anni sessanta, a sopravvivere ad un cancro al seno e a lasciare questo mondo ultranovantenne.


Io la ricordo a casa dei miei nonni, nelle calde estati seduta sempre sulla stessa sedia vicina all’uscio a sfogliare L’Unione Sarda, il quotidiano che mio zio Luigi le portava tutte le mattine. Lei leggeva la cronaca locale, la politica ma sbirciava per prima la pagina dello sport, perché era una donna tifosa sfegatata del Cagliari, ed il suo vero idolo era Gigi Riva.
Mio zio si divertiva a prenderla in giro per la sua fede politica e capitava spesso che le porgesse il quotidiano dicendole “Zia Marì, leggi, è morto Gigi Riva.” Non potrei scordare con che vocione lo apostrofava, una voce che rimbombava come un tuono per tutta la casa e per il giardino “Tu sei matto!”


Quando il suo idolo, dopo uno dei tanti infortuni, fu ricoverato a Cagliari lei implorò la nipote, zia Rosaria, perché l’accompagnasse con la seicento all’ospedale per visitarlo e per dimostrargli tutta la stima che nutriva per lui. Era disposta a sborsare un bel po’ di soldi ma né zia Rosaria, né altri vollero esaudire il suo desiderio.


Quando venne a mancare nel 1973 i suoi libri rimasero in casa dove aveva vissuto con le sue nipoti, gli abiti vennero donati e i suoi oggetti distribuiti tra gli altri nipoti. Stranamente non trovarono soldi, cosa che si sarebbero aspettati di trovare alla morte della loro zia, che aveva lavorato per anni senza mai scialacquare i suoi risparmi.


Dopo qualche tempo zia Rosaria scovò una sua valigia in soffitta, una valigia ben chiusa e abbastanza piena. Capì immediatamente che poteva contenere un piccolo tesoro e, onesta come sempre, decise di radunare i parenti per l’apertura, non azzardandosi neanche a sbirciarci dentro.


Così un pomeriggio, riuniti i fratelli e le sorelle, portò la valigia dalla soffitta e con grande trepidazione, forse anche con qualche intimo progetto, si procedette all’apertura dello scrigno.
Quasi in religioso silenzio si strinsero a corona attorno alla valigia, in modo che nessuno potesse perdere neanche la minima visione del suo contenuto e che nessuno potesse esprimere il minimo dubbio sull’atteggiamento degli altri.


L’incredulità fu tanta, come il mutismo che li colpì, tutte le mani vennero tuffate dentro la valigia a toccare quella carta, tanta carta, cercando fra i diversi strati che forse avvolgevano il vero tesoro, perché la valigia era piena, era stracolma di ritagli di giornale che zia Maria, la donna forte ed appassionata, aveva accumulato in quegli anni e che ritraevano il suo beniamino, colui che l’aveva tanto fatta sognare, il grande ed invincibile Gigi Riva.


Millina Spina, 9 Marzo 2016



Nella foto la maestra con una classe, presente anche mia nonna, nel 1922.




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Opera scritta il 09/03/2016 - 16:58
Da Millina Spina
Letta n.1324 volte.
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Commenti


Sì, Glauco, erano loro il piccolo tesoro, con le loro storie e le loro vite. Ed oggi questi ricordi, talvolta simpatici, sono la vera eredità tramandataci.
Grazie per il tuo passaggio!

Millina Spina 10/03/2016 - 13:03

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Il piccolo tesoro che non ti aspetti, tutti a cercarlo tra i ritagli, ed erano essi il tesoro...

Glauco Ballantini 10/03/2016 - 11:49

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Grazie Margherita e Rocco!
I ricordi che sopravvivono a tutto, i racconti che ho ancora la fortuna di sentire dai miei genitori mi riportano indietro, e con la fantasia riesco a creare quella situazione vissuta da loro.
Penso che la nostalgia serva a farci comprendere meglio le nostre radici e a capire che tipo di chioma l'albero potrà sviluppare.
Grazie per i vostri graditissimi commenti!

Millina Spina 10/03/2016 - 11:19

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QUANTO SI PARLA DELLA SCUOLA, DELL'INFANZIA, DELLA MAESTRA, DELL'UMANO CHE NON TROVO... NON PUO' CHE RALLEGRARE E... ABBANDONARSI NELL'AMICA NOSTALGIA...
RACCONTO D'ALTO VALORE, NON SOLO ARTISTICO... UNA SEQUELA SCORSA CON SODDISFAZIONE ET GRATITUDINE.
LIETA GIORNATA MILLINA.
*****

Rocco Michele LETTINI 10/03/2016 - 10:22

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Leggere il tuo racconto Millina è stato un riconoscere aspetti e sentimenti che appartengono anche a me...tramandati dai miei cari...Bello nel gusto dei veri valori di un tempo, simpatica la zia che ha lasciato una valigia di Gigi Riva, ahahahaha...Bravissima Ciao

margherita pisano 09/03/2016 - 22:46

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Ciao Maria, che bello averti presto stasera!
Avete ragione, i tempi erano difficili ma i rapporti erano intessuti con trame resistenti, tanto resistenti che a distanza di anni voci e vicende sono ancora vive.
E le passioni non mancavano, come non mancavano gli eroi come il nostro Giggirriva!!
Ciao cara!

Millina Spina 09/03/2016 - 21:54

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Ciao Millina cara un'epoca in cui nulla era facile..ma come dice il caro Salvo c'erano grandi volore umani..cosa che oggi non esiste più.. E poi scusa è ma Gigi Riva.....e Gigi Riva.. Ciao cara hai fatto didere anche me.. Ti abbraccio Millina ciao.

Maria Cimino 09/03/2016 - 20:59

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Ahahah! Siete veramente cari e simpatici, ma sappiate che i vostri commenti valgono più di mille stelle, Patrizia e Salvo!
La mia prozia Rosaria raccontava questa storia fino a qualche anno fa e puntualmente rideva fino alle lacrime!
Purtroppo nonostante i grandi passi della medicina lei non è sopravvissuta allo stesso identico male.
Ma è bello che mi risuonano ancora le sue risate.
Grazie di cuore amici!

Millina Spina 09/03/2016 - 20:42

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ma le stelle non salgono.

salvo bonafè 09/03/2016 - 20:34

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5*

salvo bonafè 09/03/2016 - 20:33

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5*

salvo bonafè 09/03/2016 - 20:33

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5*

salvo bonafè 09/03/2016 - 20:33

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Le metto io le stelline 3 volte. Per tua notta e per il mitico Rombo di Tuono. Ma anche in fatto di gusti Cara Maria non scherzava ahahah. Un bel racconto di un'epoca difficile, di grandi famiglie e di valori umani.

salvo bonafè 09/03/2016 - 20:33

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Letta in un baleno! Molto bella e piena di poesia! Volevo mettere 5 stelline ma mi è sfuggito e ho sbagliato! Scusami! Comunque anche tante stelle di più!

Patrizia Bortolini 09/03/2016 - 20:14

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