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Incubo puzzle

Mentre fissava il soffitto della sua umile dimora, e pensava a chissà che cosa, Giovanni Carli, fu bruscamente interrotto da un continuo bussare alla porta.
Il primo pensiero che sfiorò la sua mente, fu quello del suo amico, Mario, che gli portava qualche novità. Magari qualche bel film , o qualche offerta a poco prezzo per una vacanza. I due, erano molto amici e si conoscevano da una vita; e, per ironia della sorte, condividevano anche la stessa situazione:
entrambi, avevano quasi cinquant'anni ed erano divorziati dalle loro mogli. Mario, aveva due figli maschi, mentre, Giovanni, solo uno, Gabriel, un ragazzo di diciotto anni; che vedeva quasi tre volte a settimana. Quindi, i due signori, avevano abbastanza tempo anche per una vacanza di qualche giorno.
La porta, continuava ad essere ripetutamente colpita, e Giovanni, disse:
"Sto arrivando. Un momento."
Accelerò il passo verso la porta, e l'aprì.
Davanti, non c'era la persona che lui, pensava di trovare.
"Che cosa diavolo hai fatto?" Chiese, Giovanni, mentre sentiva che i sensi lo stavano abbandonando; ma poi, continuò: "Sei, sei..."
"Sporco di sangue. Si, papà, è esattamente così." Disse, Gabriel.
"Perché ?" Gli chiese, suo padre.
"Non ho una spiegazione logica, purtroppo. Sono stato aggredito da una persona vestita da cavaliere. Aveva una spada ed ha incominciato a rincorrermi, gridando che voleva uccidermi. Inizialmente, ho pensato che stesse scherzando, o che era semplicemente un folle con una spada finta. Ma poi mi ha colpito e purtroppo, mi sono reso conto che la spada era più vera di lui. Sono fortunato ad avere ancora il braccio."
"Non ci posso credere. Presto, prendo la macchina e ti porto in ospedale." Disse, in tono agitato, Giovanni.
"Ok, va bene."
La figura da lontano di un uomo, che, correndo, si avvicinava a loro, bastò per fargli cambiare idea.
"Oh no, é ancora lui." Gridò, il giovane.
"Entriamo presto, dobbiamo chiamare la polizia."
"No! Corriamo in macchina e mettiamolo sotto, papà."
"Cosa? Io non uccido le persone."
"Lui si, però. Papà, non ti ho mai chiesto aiuto nella mia vita. Ma questa volta ti prego. Ne ho bisogno."
Che cosa non farebbe un genitore, per difendere il figlio.
L'uomo: era coperto da un elmo e da una barba folta e brandiva una spada, vera; la stessa che aveva colpito poco tempo prima, il suo ragazzo. Tutto questo, bastò per far entrare l'uomo in macchina, accenderla e metterla in moto, per investire il cavaliere pazzo.
Ciò che aveva fatto, non poteva più essere cancellato dalla sua anima. Ma l'aveva fatto per una giusta causa. Quando scese dall'auto, per controllare se l'uomo fosse ancora vivo, disse al figlio di rimanere in macchina, ma lui non l'ascoltò e lo seguì.
Il corpo: giaceva supino sull'asfalto; La spada, si trovava a qualche metro di distanza per via dell'impatto. Anche la barba...
E quando, Giovanni, si avvicinò al corpo, il suo cuore fu ghermito da una morsa gelida.
"Non è possibile." Furono le sue parole.
"Oh si. Lo è invece. Non è credibile, mi dirai. Un uomo vestito da cavaliere che vuole aggredirmi con una spada. Ti facevo molto più intelligente, papà. Come sono andato da lui, gli ho detto che volevo farti uno scherzo un pò pesante per fartela pagare di alcune cose futili. Lui, all'inizio aveva rifiutato. Sai, i tuoi problemi di cuore, ma poi l'ho convinto, dicendogli che avrei vuotato subito il sacco e che ti saresti fatto una grossa risata a vederlo vestito da cavaliere, per di più pazzo. Lui, avrà pensato che tu stessi giocando, quando l'hai puntato con la macchina. Peccato che l'abbia capito troppo tardi. Pensa che bel finale per voi due. Mario e Giovanni, i due amici per l'ultima vacanza insieme."
"Non ci posso...Mi manca il respiro."
"Si. Lo immaginavo." Disse, Gabriel con un espressione abietta in viso.
Gli occhi di Giovanni, si chiusero.
Li riaprì. Era nel letto della sua stanza, quando ad un tratto, entrarono due persone: suo figlio Gabriel, ed il suo amico, Mario.
"Ma tu sei...e tu non sei...Ma cos'è successo?"
"Sei svenuto, papà. Mi hai aperto la porta e sei caduto quando mi hai visto il sangue sul braccio."
"Come mai, hai del sangue sul braccio?"
"Perché sono scivolato con il motorino mentre venivo qui. Volevo medicarmi, ma tu sei caduto e per fortuna poco dopo è venuto, Mario. Stavo per chiamare un'ambulanza"
"Io lo dico sempre, sai, Gabriel? Ma tuo padre è testardo. Vacci piano con le donne, vecchio mio. Non sei più un ragazzino." Disse, Mario, per sdrammatizzare. Risero tutti e tre.
"Se vi racconto cosa ho sognato, non mi credereste." Disse, Giovanni.
"Raccontacelo." Disse, Gabriel.
Gli raccontò per filo e per segno, tutto il sogno.
"Accidenti, vecchio mio. Cosa ti mangi per fare certi incubi?" Chiese, Mario. A quel punto, però, rispose il figlio al posto del padre.
" E' solo la trama di un film, che abbiamo visto di recente, insieme, ma non ricordo il nome, adesso."
"Si, ma il cavaliere pazzo, è veramente folle." Disse, Mario, in tono scherzoso.
"Bhè, guardo molti documentari sul medioevo e sui cavalieri. Quindi, penso sia per quello." Replicò, Giovanni.
"Bhè, la mente, a volte, gioca brutti scherzi, e nei sogni, non ne parliamo."
" Però, ciò non toglie che tutto ciò sia affascinante, i collegamenti, le paure, i dolori, le gioie. Tutti pannelli di un puzzle complesso che la mente mette a suo piacimento mentre dormiamo. E'...figo." Disse, il ragazzo, poi concluse, dicendo:
"Penso che una volta preso il diploma, farò psicologia."
"Bhè, uno psicologo in casa, potrebbe far comodo." Disse, Giovanni.
"Concordo in pieno." Aggiunse, l'amico, poi riprese:
"Così poi, ti mando la mia ex moglie, e fidati di me. Ne avrai di lavoro da fare." Tutti e tre, scoppiarono in una gran risata.



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Opera scritta il 13/03/2016 - 02:43
Da Ivan Bianchi
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Commenti


Un racconto ben sviluppato e scritto. Mi sono chiesto, leggendo, se tutte le storie che sembrano inventate non siano un processo mentale di memorie passate. Anche i sogni fanno parte della nostra memoria. Buona domenica 5*

salvo bonafè 13/03/2016 - 12:40

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