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L'INGEGNERE

E’ indeciso se alzarsi ed aprire perché si è addormentato tardi ed ha riposato male; resta in attesa ma non sente più niente e quindi considera risolto il problema. Durante la notte si è anche svegliato per il freddo e dopo aver messo un’altra coperta su letto, che occupava da solo, è scivolato in uno stato di dormiveglia e nella sua mente hanno vagato mille pensieri ed ansie che non è riuscito a controllare.
Si è trovato all’alba semi intontito a fissare, nella penombra, i vari dettagli della casa in cui si è rifugiato. Per la verità più che una casa sembra un magazzino dove, nel poco spazio a disposizione, ha dovuto sistemare ciò che è rimasto della sua vita precedente che era di tutt’altro tenore.
Ora abita nella periferia della città, in uno stabile vecchio e cadente il cui unico punto di riscaldamento è una stufa situata in cucina. Gli è stato messo a disposizione da un conoscente che lo ha affittato per un prezzo modesto, sia per non tenerlo vuoto che per le ridotte dimensioni: cucina, camera, bagno e una minuscola saletta che gli serve da deposito. I suoi vicini di casa sono povere persone, per lo più giunte in Italia solo di recente, che si adattano a fare umili lavori e faticano, come lui, a vivere il quotidiano.
Ora sono le nove ma è restio ad abbandonare il caldo del suo letto poiché oggi è domenica e perché, da qualche tempo, si sente sotto tono anche a livello fisico; ha notato che se fa qualche sforzo gli viene meno il respiro.
Niente di cui preoccuparsi ma è ancora amareggiato in quanto la sera precedente, quando ha parlato del problema con la sua ex moglie che gli ha sollecitato il pagamento di spese da lei sostenute per i figli, si è sentito rispondere: “Non me ne importa, sarà un’altra delle tue solite scuse per non pagare; per me ed i tuoi figli sei proprio una nullità, non riesci neppure a sopperire alle necessità di chi hai messo al mondo”. Ha obiettato che è tempo che i suoi figli si trovino un lavoro e si mantengano da soli ed è stato travolto dall’ira della donna.
E’ da quando si è svegliato completamente che rimugina su quelle frasi subito sedimentate nel suo subconscio e riprende i pensieri della notte riandando al passato per giustificare un presente che il proprio orgoglio avverte come una spina ed il suo intimo rifiuta.
Non sa definire se fossero pensieri razionali o la traccia di un cortometraggio emersa nel suo stato di semi incoscienza in attesa del sonno, ma ricorda di aver rivisto i fotogrammi dei principali momenti della sua esistenza e di aver provato un grande dolore nel petto come se si trattasse di un dolore fisico. Ha rivisto l’incidente in cui era morto un caro amico che guidava la macchina con cui stavano andando al mare; il giorno della sua laurea con il padre che l’abbracciava pieno di orgoglio e la madre in lacrime per la felicità; il primo incontro con la splendida ragazza che sarebbe diventata sua moglie; la nascita dei suoi figli; l’ultimo giorno di lavoro in quell’azienda che a cinquantacinque anni, prima l’aveva messo in cassa integrazione e quindi l’aveva licenziato perché aveva cessato l’attività.
E’ su questo punto che la sua mente sta concentrando l’attenzione mentre continua a rimanere sdraiato nel suo letto; perché è da quell’evento che sono stati originati tutti i suoi guai.
Ha sempre pensato che fosse colpa sua perché aveva sbagliato la scelta iniziale quando, da giovane ingegnere, invece di accettare l’offerta di una grande multinazionale per un lavoro all’estero, si era indirizzato verso una media industria italiana che aveva giudicato promettente.
Ora, nel tentativo di trovare una giustificazione o di accollare la colpa ad altri, come di solito cercano di fare tutti gli esseri umani, magari non scientemente, giunge a concludere che, in fondo, non è stata una decisione presa in completa libertà perché condizionata dal troppo amore per la sua ragazza che non voleva allontanarsi dai genitori; infatti subito dopo aver trovato lavoro si erano sposati.
Sorride, seppur amaramente, ricordando quei bellissimi anni quando aveva assaporato le gioie della vita; si sentiva amato e riamava, era diventato padre, faceva spesso viaggi all’estero per lavoro da cui traeva utili esperienze che gli consentivano di avere soddisfazioni anche economiche in azienda. Si sentiva un dio, il mondo era suo.
Poi erano intervenute alcune difficoltà; aveva commesso qualche errore di valutazione. Era stato richiamato dal suo capo e poiché nel corso dell’incontro aveva avuto la sensazione che volesse accollargli responsabilità non sue, un po’ per orgoglio ed un po’ per carattere, aveva replicato e minacciato di andarsene. Fa una smorfia pensando che in fondo se l’azienda è fallita non è certo per colpa sua e si rabbuia per il penoso seguito della vicenda.
E’ stato tra i primi ad essere messo in cassa integrazione e ciò ha subito incrinato il rapporto con sua moglie anche perché, nonostante i suoi inviti a moderare le spese, lei, abituata ad un certo tenore di vita, rifiutava di prendere atto della nuova realtà.
Nonostante i suoi sforzi non era riuscito a trovare un nuovo lavoro in quanto sembrava che le sue esperienze non avessero alcun valore e le aziende preferivano assumere giovani laureati che costavano poco; aveva dovuto intaccare i suoi risparmi ed adattarsi a fare lezioni private su materie tecniche.
Fortunatamente è rientrato, come altri suoi colleghi non più giovani, in un programma di “accompagnamento alla pensione” e svolge lavori “ socialmente utili”, ma non molto retribuiti, presso aziende statali od uffici pubblici e ciò gli da una parvenza di essere minimamente vivo.
Ripensa al cinismo di sua moglie che, quando i risparmi erano sul viale del tramonto, ha iniziato le pratiche di separazione e lui ha dovuto lasciare la propria casa. In breve tempo anche i figli, con cui aveva saputo creare un ottimo rapporto, lo hanno lentamente abbandonato; troppi amici, troppi impegni, ben altre cose più importanti ed interessanti da fare!
Così, mentre sta rimuginando tutti questi pensieri, interiorizzando le sensazioni connesse al suo vissuto, l’ansia, la rabbia, l’angoscia cominciamo a mordergli l’animo.
Poi tende l’orecchio; gli sembra di aver sentito bussare di nuovo, prima lievemente e dopo qualche momento in modo più deciso. Si alza controvoglia di scatto, infila una giacca e va ad aprire la porta; fuori è nevicato e c’è una lieve distesa bianca, intonsa. Non si vede nessuno e non ci sono tracce di passi.
Torna verso il suo letto imprecando mentalmente ed avverte un rumore negli orecchi; è il battito veloce del suo cuore che lo stordisce, gli da un senso di nausea e lo fa vacillare. Riesce a
sdraiarsi nuovamente ed in un ultimo momento di lucidità, prima di sprofondare nel nulla, capisce chi ha bussato alla sua porta.



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Opera scritta il 14/03/2016 - 17:47
Da Gaetano Antonioli
Letta n.1370 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Ciao Chiara grazie x il commento e gli auguri che ricambio di cuore

Gaetano Antonioli 26/03/2016 - 12:37

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Un racconto ben scritto e introspettivo, dove il protagonista rivede e ripensa alle proprie scelte...buona giornata e tanti auguri di buona Pasqua, O:- )

Chiara B. 25/03/2016 - 10:58

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Grazie Nadia per aver letto e commentato il mio racconto. E' una storia che contiene aspetti tipici del vivere d'oggi. Basta un nulla per diventare un reietto, un paria non solo per la società ma anche per chi ti dovrebbe dare aiuto, affetto e non lasciarti solo. Un caro saluto Gaetano

Gaetano Antonioli 15/03/2016 - 19:35

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Un racconto scritto in modo fluido, in cui viene ben tratteggiata la figura del personaggio chiamato l'ingegnere.
Vede, come fosse un film le sequenze più importanti della sua vita,
una vita intensa caratterizzata anche, come per ognuno di noi, da sbagli e dolori
L'autore sembra dire che i ripensamenti non servono a nulla anzi fanno male al cuore come i rapporti familiari difficili . Una vita difficile quella dell'ingegnere che tristemente finisce con la morte, il suo ultimo appuntamento
Bello

Nadia Sonzini 14/03/2016 - 20:24

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