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Gintonic

Eccoci qui, che andiamo a questa fantomatica festa. La macchina schizza come una boccia sulla strada nera. Questa festa a cui ci porta il Seba. Ad una stazione Total mi sono fumato una sigaretta, ora sto col capo all'indietro mentre lui guida come un pazzo, perchè suo padre è una specie di pilota e allora lui deve guidare come una freccia. Rompe tutte le macchine, gli spacca il motore. Vabè. Mi abbandono alla forza centrifuga mentre gli altri sparano varie stronzate. Eccoci arrivati. Entriamo nel vivo della festa, tra gente che balla e si dimena, risa e schiamazzi, tante belle facce e bei profumi. Io con la solita sensazione di non c'entrarci un cazzo. Però divertirmi mi riesce, oh se mi riesce. Non stiate in ansia.
Lascio gli altri a fare le loro cose, salgo le scale per infilarmi sul balcone, a fumare un'altra maledetta. Quivi incontro Vera, una gentil pulzella di graziosa figura e di bel fare. Una cagna allarmante invero, un misto di confusione mentale, stravanità e incapacità, una che va a dei concerti e ogni tanto dipinge qualcosa. Come tutte. Ovviamente quando mi guarda tutta eccitata, alticcia, la mia faccia non risponde al suo sorriso. Cosa desidera, di grazia? Ecco, diciamo che magari le sembro più ad un macello che ad una festa. Giù dal balcone c'è un bel bar nel giardino della villa, con luci e tutto e un gran viavai di bei giovani eccitati. Ho una gran voglia di sputargli in testa. Invece mi limito a tirare giù la mia sigaretta accesa. Ecco che Vera se ne è già andata, grande, una giusta l'hai fatta. Me ne sto un po' da solo sul balcone a chiedermi se davvero voglio entrare in quel bailame. Boh. Mi viene in mente una sera di tre giorni fa che ho trascorso interamente a far finta di ridere a delle battute, una cosa che non finiva più. Dannazione. Poi vedo il Seba giù che si agita, balla, scalpita e riesce magicamente a catturarmi. In fondo anche lui è un lupo selvatico, se lui vuole divertirsi così, non posso lasciargli fare il mago da solo, non penserà di essere l'unico fenomeno in giro? Prendo e scendo le scale, ci riuniamo io il Seba e Hal, l'altro fratello. Un Negroni per Seba, per me un Gin Tonic, per Hal un Black Russian. I vostri Long Island e le Vodka Peach potete cacciarveli nel culo. Le due bibitone spariscono nei corpi di me e di Seba come due Gatorade, come piace a noi, mentre Hal si sorseggia il suo schifo tranquillo. Il mio Gin Tonic era acqua e rimedio con un secondo. Dannati.
E insomma cosa succede? Niente succede. Succede che vado anch'io in pista ad agitarmi un po'. E quando dico agitarmi intendo che vado con la precisa intenzione di ballare, che è ciò che si fa in pista in teoria, ma a me sembra sempre che nessuno balli davvero. Poi in pratica arriva questo tipo che conosco appena, che inizia a voler fare il grande amico. È un compagno di corso di Hal, un tizio che per la verità non sta troppo simpatico neanche a lui. E questo è così eccitato! Sembra che voglia proprio qualcosa da me, mi chiede, mi parla, mi urla nelle orecchie per sovrastare la musica. E insomma finisce addirittura che mi mette le sue manacce dannate addosso, perchè crede tipo di essere ubriaco. Sono sicuro che volesse scherzare. Io non sono affatto uno che picchia, ma per il bavero ce l'ho preso e gli ho detto: "Non toccarmi". Mi sembra che sia funzionato abbastanza bene, perché è diventato tutto serio e un po' rosso e non sapeva cosa dire. Io l'ho tolto d'impaccio rimettendomi a ballare con quel diavolo del Seba. Che è un folle, perchè non smette un secondo di ballare. Io lo capisco perchè lo fa, perchè vuole divertirsi, ma a me non riesce così bene. Però ci capiamo, io e lui.
Ad esempio per noi, il bello di un cocktail non è tanto il sapore, il colore, l'odore, l'effetto che ci fa l'alcool. Non è che c'è del ghiaccio e ci piace il fresco o che ci piace il bicchiere bello grosso o che ci piace il liquido o la cannuccia o l'idea. No. C'è gente ad esempio che sta a guardare se un cocktail è fatto bene, se ci hanno messo le cose giuste, che piacciono a loro, tipo 1/3, 1/4, quelle cose lì. No, per noi no, per noi il bello di un cocktail è finirlo. Per noi il bello è quando quel cocktail di merda che ci mettono in mano è sparito dentro di noi. E se potessi io spaccherei anche il bicchiere per terra. Perché a noi le cose ci piace consumarle, finirle, farle sparire alla svelta, che non resti niente, nulla, fine. È così che viviamo, maledizione.
E insomma io sono lì che ballo col Seba, Hal è lì ancora col suo BR a vedere se riesce a finirlo e c'è un sacco di bella gente. Tante braccia che guizzano, sorrisi, roba che luccica. Tante faccine che si divertono. E io ne gioisco, in fondo. Ma sì, divertitevi. Che andate forte.
Però ecco, se c'è una cosa in cui io e il Seba non ci possiamo capire è che io non riesco a stare tranquillo senza una ragazza. Tra l'alcool e quegli iperbassi che mi franano nelle budella, non ci posso proprio stare solo con gli altri maschietti. Devo avere qualcosa di bello tra le mani, qualcosa che mi faccia sapere che sono vivo. Tò, Vera. Non fraintendetemi, io rispetto le ragazze molto più di quanto rispetti me stesso. Per me le ragazze sono il sacro e il diafano e tutto ciò che posso volere. Le adoro. Insomma c'è Vera, che a dispetto di quanto vi ho detto, mi piace. Mi piace perchè ha delle gambe bellissime. E insomma punto, lei forse magari, se è pazza vuole anche ballare con me. Infatti è pazza, come sospettavo. Allora ci lanciamo nelle danze, ecco. Ultraviolenti. Ci iniziamo ad agitare forte, lei è già tutta un po' rossiccia, ma quanto va! Rimbalza su quelle gambe elastiche ed è veramente tutto molto bello adesso. Lei è davvero una bella ragazza. Ha anche dei capelli bellissimi che volano ovunque e degli occhi che mi risucchiano via l'anima. Si riesce a muovere leggera, è quasi troppo per me, quasi non so come fare. Tiro fuori un po' di mascolinità dura e pura per reggere gli attacchi della sua strafemminilità: ebbene funziona. Ci accordiamo come due strumenti e iniziamo a volare. Ad agitarci sul serio, ma sul serio davvero, con lei che mi tiene le mani e non le molla e la sento sudare. Dio quanto è bello.
La cosa che mi sembra assurda è che veramente lei si stia impegnando così tanto. Ce la sta mettendo tutta, sta dando tutto, diavolo. Stradannazione. Ora cervello mio spengiti e lascia tutti gli zuccheri per il cuore.
Insomma volavamo, dicevo. Esatto. Volavamo, dannazione. Non so come dirvelo. Cioè ragazzi, non so nemmeno se mettermi a dirvi che tutto ciò che c'era intorno io lo vedevo come un casino bello colorato e basta. E più che altro lei non mi mollava lo sguardo. Fatto sta che io dopo un po' me la volevo bere come un cocktail. Solo che non si può, e questo è sempre stato un grosso problema per me. Perchè arriva sempre un momento in cui io con una ragazza ci vorrei passare l'eternità. E non posso per vari motivi. Però ecco, quello era proprio uno di quei momenti. Il problema è che poi mi lasciano dentro un'amarezza, una grande tetra amarezza che mi stringe forte. E la chiusa di questo racconto sapete cosa si fa? Che la salto. Perchè non lo so neanche io come va a finire, se finisco di nuovo su quella macchina maledetta e riprendo la sudicia strada nera e cattiva dopo aver toccato quel morbido, o se magari riesco a levitare tenendo in mano Vera e ci leviamo di torno uscendo dalla finestra. Magari scopro proprio che, a differenza di un drink, per quanto forte io la consumi, lei non finisce mai. E questo ragazzi, bè questo mi salverebbe il culo.



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Opera scritta il 17/03/2016 - 10:16
Da Piero Geddes
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Commenti


Ehilà, Piero Geddes
un raccontino bello piccante, come piace a me, scritto in lingua moderna, come piace a te. L'ho bevuto con sana voglia, ma no per distruggerlo, come piace a te, ma per cercare di farlo mio. Ho molto da imparare da te, continua a scrivere cose di questo genere, è un genere che acchiappa. Ciao e grazie. 5*

salvo bonafè 17/03/2016 - 18:47

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