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Sigfrido Goj e il vampiro di cenerentola

Il buzzer, citofonico, della vecchia casa ricevette tre brusche bussate. Talmente brusche da far saltare la cornetta dal suo alloggio. E trasalire la segreteria dalla sua scrivania, altrettanto, seccamente. << Siamo chiusi!>> Rispose, aggiungendo<< Tornate più tardi, i vampiri mordono solo dopo mezzanotte.>> Ma dall'altra parte, alla sua voce, gli faceva eco solo il debole fruscio della strada, accompagnato dal sibilo di qualche auto che passava di tanto in tanto. "Stupidi ragazzini, non hanno niente di meglio da fare, che venire a disturbarmi." Disse, tra sé, prima di rimettersi a sfogliare le pagine di una rivista di moda.
<< Buongiorno commissario Goj. È la prima volta che viene?>>
<< Si Dottore, a quanto pare, qualcuno al dipartimento crede che io abbia bisogno di una messa a punto.>>
<< Invece lei cosa ne pensa?>>
<< Niente di personale, dottore, ma credo sia una gran cazzata...>>
<< Cosa ci vede di strano, nel venire a fare due chiacchiere con il sottoscritto?>>
<< Vede non ci sarebbe nulla da obiettare, se non fosse per il fatto, che chi ti ci manda, qui intendo, sono delle persone che normalmente vivono dietro scrivanie polverose.>>
<< Certo...certo, la capisco, non è la prima volta che sento questo genere di commenti. Anche, alcuni, dei suoi colleghi sono dello stesso parere. Ma giacché è qui, giusto per far trascorrere quest'oretta, perché non mi racconta un po' del suo lavoro, nella sua sezione?>>
<< Se ci tiene tanto...Io vado a caccia di mostri.>> Rispose il commissario, tracciando, col dito, sulla scrivania un non ben definito profilo. Qualcosa d'immaginario, che forse la sua mente avrebbe voluto concretizzare, ma con scarso successo.
<< Può darmi qualche dettaglio in più?>> Chiese il dottore, mantenendo la sua, flemmatica, impassibilità.
<< Certo...ha presente quei tipi strani che vanno in giro a spaventare la gente?>>
Il dottore, leggermente, interdetto sospirò << siii...>
<<Ecco, quelle temibili creature che farebbero accapponare la pelle alla maggior parte delle persone. Io ci vado a nozze.>> disse, agitando in aria l'indice, con livida soddisfazione.
<< Ok...>> Disse il terapeuta, aggrottando leggermente la fronte.
<< Mi dica, commissario, ha perso qualche ora di sonno ultimamente?>>
<< No! Non tante... certo di notte sono più concentrato sul mio lavoro. Di norma, dormo qualche ora durante il giorno.>>
<< Senta... commissario, le capita mai di sentire suoni o voci di persone che non sono nella sua stessa stanza?>>
<< Ehi, guardi ho capito dove vuole arrivare. Non sono matto, se è questo che intende.>> ribatté l'uomo.
<< d'accordo, lungi da me affermare una cosa del genere. Ma si metta nei miei panni.>>
<< Sa dottore, è stato un vero piacere. Ma ora ho da lavorare. Ci si vede in giro.>>
<< E no, commissario!>> disse il dottore, con veemenza. << Credo che ci vedremo la settimana prossima, stesso posto stessa ora. E se non verrà, sarò costretto a fare rapporto al suo dipartimento. Nel frattempo, prenda queste pillole, la aiuteranno a dormire. Stia bene commissario>>
Il commissario afferrò la ricetta dalla mano del medico, mettendo in evidenza il dito medio.
<< Buona giornata anche a lei commissario>> Rispose il medico.
Le ombre iniziavano ad allungarsi sulla strada. L'ora migliore per una birra fredda. Pensava Goj tra sé, immergendosi nella nebbia fumosa di una bettola di periferia.
<< Ecco il poliziotto dell'anno, sei in ritardo Goj. Ma non sentivamo la tua mancanza.>> Esclamò il barista, corpulento e sudaticcio del locale. Sembrava essersi dimenticato dell'uso del sapone, quell'uomo, emanando un tanfo insopportabile.
<< Portami due birre, prima che ti pianti una pallottola sù per il culo. Maledetto caprone.>> inveì il tutore della legge.
<< Quando salderai il conto Goj?>>
<< Quando tua sorella smetterà di battere i marciapiedi di questa stramaledetta città.>>
<< Be'...allora mai! Fottuta iena.>> Sibilò, tra i denti, il ciccione.
<<Ehi Siggy, ti va di offrirmi qualcosa da bere?>> Cinguettò una squillo avvicinandosi al suo tavolo.
Alzando lo sguardo,l'uomo, sarcastico, rispose <<Il miglior vino della casa per madame.>>
<<Molto divertente, commissario!>>Opinò la donna, aggiungendo <<Dai, Sigfrido, mi saprei sdebbitare con un amico, affascinante, come te!>> Fornendo più una scusa per andare a letto, piuttosto che per ingollare alcool.
<<Tesoro, per l'alcool non ci sono problemi, offre la casa. Per quanto mi riguarda, d'accordo che ho un bell'uccello, ma per la tua voragine slabrata ci vorrebbe un lampione stradale.>>
<<Sei un pezzo di merda Goj, va a farti fottere.>> Esclamò, imbufalita, la prostituta; mentre, sbattendo i tacchi sul pavimento di finto legno, abbandonò il locale in preda all'ira.
<< Andiamo...Brigitte...scusa Tiffany o chiunque tu sia, stavo solo scherzando.>> Poi sospirando tra sé, il poliziotto, sbuffò <<nessuno a più senso dell'umorismo a questo mondo!>>
<<Ciccio barista lurido! Segna anche queste, che poi facciamo tutto un conto.>> Disse all'uomo dietro il bancone, mentre usciva dalla bettola.
<<Spero tu crepa Goj, sarei felice di perdere i soldi che mi devi.>> Si affrettò a dire,il fetido ciccione, urlando a squarciagola e seguendolo con lo sguardo fin fuori la strada.
<<Maledetta zoccola, maledizione, che il signore ovunque sia ti fulmini. Mannaggia eva quella por...>> S'interruppe, il commissario, notando un prete che attraversava la strada.
<<Figliolo...>> Rivolgendosi al suo indirizzo esclamò il sacerdote <<Figliolo, cosa t'adira, perché inveisci contro il cielo?>>
<< Mi scusi padre, ma quella zo... volevo dire: quella donnina allegra, che poc'anzi è passata di qua, deve avermi squarciato le gomme dell'auto; in un moto di rabbia del tutto ingiustificato. Sa, io poi, sono pure ateo...>>
<<Beh, ma te la cavi bene, con le bestemmie, come un fedele praticante.>> ribatté il prelato.
<< Sigfrido Goj, il commissario Goj?>> Disse una voce, dall'interno di un'auto che si fermò per la strada.
<< Mi scusi padre, mi cercano.>> disse congedandosi dal prete. Poi, rivolgendosi all'uomo nella macchina, disse:<< Tu sai chi sono io, ma tu, chi sei?>>
<<Sono un collega, mi mandano dalla centrale, salga in macchina che le spiego tutto. Poi per la sua manderemo un carro attrezzi, a riprenderla.>>
<<Beh, allora. Se lei è un collega, come mai non la conosco?>>
<<Semplice>> Disse l'altro << poiché sono un esterno. C'è una piccola indagine su di lei, ed io sono il suo osservatore. Dicono che lei ha un atteggiamento, come dire...un po' sopra le righe.>>
<<Ma no. Chi può aver messo in giro una diceria del genere.>> Rispose, il commissario, con meraviglia posticcia.
<<Nessuno di preciso...si sono lamentati, più che altro,solo i proprietari dei bordelli e dei bar che frequenta.>> Rispose, Annuendo caustico, l'osservatore.
Sentendosi, un po' , come un topo in trappola e discretamente alticcio bofonchiò << Lo sa che non mi ha detto nemmeno il suo nome?>>
<<Mi perdoni, è vero, il mio nome è Fisio Altamura, e d'ora in poi, e per un po' , sarò la sua ombra. Quindi cerchiamo di dedicarci un tantinello di più al lavoro.>>
<< Ma certo. Io ne vado matto. Però magari ora proseguo a piedi, che ne dici collega? Poi ci ribecchiamo domani. Eh, ti piace la mia proposta? Ho bisogno di un paio d'ore per riprendermi.>>
<< Mi dispiace...>> Continuò, beffardo, l'osservatore <<ma inizieremo subito.>>
<< Ma c'è di più! Abbiamo un caso per le mani che fa proprio al caso tuo...scusa il gioco di parole. Tu sei un esperto di mostri giusto?>> Chiese, sempre più ironico, l'uomo.
<< E tu come lo sai? A già, il dottore ha fatto la spia. Lo dicevo che assomigliava più ad una parrucchiera che ad un dottore. Dove sono finiti i bei tempi, dove maltrattavi e strattonavi qualcuno, di qua e di là, e questo non parlava neanche per sogno. Non che io faccia di queste cose, sia chiaro.>> bisbigliò a labbra strette il poliziotto.
<<Stai giocando con la tua carriera Goj. Non è prendendo per il sedere lo psichiatra, che ti risolleverai.>>
<<Comunque, tornando a questo caso, ieri sera è stata trovata una donna morta. Sulla trentina, bell'aspetto, mora e occhi castani. L'hanno uccisa, succhiandogli del sangue dal collo.>>
<<Stracazzi...ora sei tu che mi prendi per il culo, amico.>> Lo irrise Goj.
<<Purtroppo, è tutto vero Goj.>>
<<Certo, non dico che ci siano di mezzo dei veri vampiri, ma, sicuramente, qualcuno con un macabro senso dell'umorismo.>>
La vecchia casa di periferia si estendeva, su due piani, per una superficie di circa duecento metri quadrati a piano. Quella che un tempo poteva essere la sala da pranzo di un conte o una duchessa, ora, era ricoperta di tendaggi double face, rossi e neri. Il velluto ricopriva gran parte delle camere. Insieme a quadri sanguinolenti di scene medievali, o presunti tali. Sullo sfondo, della grande camera da pranzo, c'era un quadro che prendeva tutta la parete prospiciente l'ingresso; rappresentante un vecchio castello medievale, con una scritta in evidenza, "Princeps noctis vivere est".
Goj notò la scritta sopra il dipinto, e con un sorriso, sardonico, scoccato al suo collega, disse << Una volta, i ragazzi si divertivano cercando di arrivare alle mutandine di belle ragazze sode e dure come il marmo. Ora, a quanto pare, frequentano queste horror house, e cazzate simili. >>
<<Eh già...>> Sospirò, accennando una smorfia, Altamura. <<Cosa ne dici di dare un occhiata al cadavere, è nell'altra stanza.>>
Il corpo era riverso, su un lato, con i segni sul collo bene in vista. La scientifica stava facendo il suo lavoro, con la solita calma.
<<Ho visto delle telecamere all'esterno, avete già dato un occhiata alle immagini?>> Chiese ad un suo collega, arrivato sul posto in precedenza.
<<Si commissario,>>Rispose il sottoposto.<<ma dalle telecamere esterne, non si vede niente. Invece, ce ne sono alcune all'interno, per la sicurezza dei clienti, che mostrano un uomo di spalle mentre è piegato sulla donna. Con la testa proprio sulla sua giugulare. Niente volto niente segni distintivi. Indossava un abito nero.>>
<<È tutto?>>
<<Si commissario.>> Terminò l'agente.
Mentre Goj, immerso nei suoi pensieri, faceva un giro per la grande casa, seguito dal suo osservatore e nuovo collega, iniziò a fare congetture ad alta voce. <<Allora, abbiamo a che fare con un segaiolo, che va in giro travestito da vampiro ciucciando. Mmmh.>> Poi metitabondo aggiunse <<Oggi è domenica. Ieri era sabato sera.>> Poi sbottò.<<Ma quale cazzo d'idiota, figlio di un ratto omosessuale, passa il sabato sera ad ammazzare donne attraenti, invece di farci l'amore?>>
<<Magari uno psicopatico, cosa dici?>> Ribatté il collega, canzonandolo un po'.
<< Molto divertente.>> Rispose il commissario, cogliendo l'ironia. << D'accordo, ma perché travestito da ciucciac... da vampiro.>> Si domandò.
Poi con calma, glaciale, e totalmente concentrato. Quasi fosse vicino alla soluzione, rivolto al collega, in tono quasi esultante, disse:<< Ho bisogno di qualcosa da bere e una bella fi... dormita, amico mio.>>
<<Per quanto riguarda il dormire, sono d'accordo. Ti accompagno a casa, così che non ti vengano strane idee. E ci aggiorniamo domani alle otto.>> Squadrandolo, torvo, disse Altamura.
<<Ok ok... nessuna strana idea. Facciamo come dici tu, capo. Sei tu l'osservatore. Che non si dica che non sono ligio al mio dovere.>>
<<Goj, è inutile che continui con questa farsa. Ho già dato disposizioni affinché sorveglino casa tua. Niente di personale, solo una piccola premura da parte mia.>>
<<Ma andiamo!>> Sbottò. <<Mi stai dicendo che non posso nemmeno uscire da casa mia?>>
<<Ma certo commissario. Solo che io lo saprò.>>
Durante il tragitto, ci fu un silenzio totale. Interrotto, solo, dal fischiettìo nervoso del commissario. Che di tanto in tanto tamburellava con le dita sulla portiera dell'auto.
<<Mi dici una cosa?>> Esordì l'osservatore. <<Non mi sembri uno stupido, ma la prima volta che ci siamo incontrati, stamane, subito sei entrato in macchina, io avrei potuto essere un malvivente!>>
Divertito, il commissario rispose << Tu, con quella faccia. Ah ah, scusa non ti sto prendendo in giro. È solo che... puzzi di sbirro da lontano. Ma in ogni caso ho preso le mie precauzioni. Avevi la mia beretta puntata al fegato.>> Poi con una strizzata d'occhio, aprì lo sportello.<< Ci siamo, casa dolce casa, a domani collega. E non divertirti troppo durante la mia assenza.>>
"Beh..." pensò tra sé. "Ho promesso di non uscire e manterrò la promessa." Poi alzò la cornetta del telefono.<< Pronto, Circe...oh dolcezza cercavo proprio te. Senti, ti andrebbe di fare un piccolo festino a casa mia, porta una tua amica, alcool e magari viene anche Maria quella tua amica dal sapore così gradevole. L'ho detto che non sarei uscito.>> E riagganciò.
Quando arrivarono le ragazze, fece un gesto, con una bottiglia di vino dalla porta, per invitare gli agenti di guardia ad unirsi a lui. Ma i ragazzi salutarono il commissario, portandosi la mano al berretto, facendogli capire che non era il caso.
Allora lui, con una smorfia, gli fece capire "peccato", ma ce n'è di più per me.
Uno dei due colleghi dalla volante, sulla trentina, gracchiò, guardando in direzione della casa.<< Noi a farci due palle così, e lui che si diverte. Uff...>>
<<Che vuoi farci...>> Rispose l'altro.
Il mattino dopo, alle otto in punto. Va beh...magari non proprio in punto. Si fece trovare lindo e sbarbato, pronto per una dura giornata di lavoro.
<<Vedo che le ragazze, di stanotte, non ti hanno sfibrato tanto?>> Domandò, Altamura, cercando una nota d'imbarazzo sul volto del collega.
<<Sai...>>Rispose, allegro.<<tutta questione di allenamento, duro allenamento.>>
Sulla fronte, spaziosa, di Altamura, quasi si potevano leggere i suoi pensieri. Dei quali l'ultimo, forse, era "che cialtrone".
<< Hai fatto funzionare anche il cervello, in queste ore, o solo la parte meridionale del corpo?>>
<<Collega ti sembrerà strano, ma mi sento molto vicino alla soluzione.>> Poi, il commissario, rimase qualche minuto in silenzio.
<<Pensi di rendermene partecipe?>> Sbraitò, a questo punto, truce Fisio.
<<Oh...certo, scusa ero sovrappensiero. Allora, cominciamo dal fatto che abbiamo osservato le registrazioni di questo sabato, che ci portano fuori strada.>>Iniziò l'uomo, portandosi la mano destra al mento.<<Poiché, se da un lato, ci fanno vedere il momento esatto in cui agisce l'assassino, dall'altro, non né vediamo il volto. Forse perché, volutamente, coperto.>>
<<Allora?>> Incalzò Altamura.
<<Allora, guardiamo le vecchie registrazioni, per osservare chi sono i clienti delle settimane precedenti.>>
<<Ma sono, ormai, andate perdute. Il registratore digitale è andato in sovrascrittura, cancellandole.>> Lo rimbeccò il collega. << Un idea migliore?>>
<<Ma certo!Allora cerchiamo un dentista.>> Proruppe Goj.
<<Perché hai mal di denti?>> Domandò Fisio.
<<E poi ti chiedi come ho fatto a riconoscere, subito, che eri uno sbirro. Ma no. Riflettici. Uno pseudo vampiro morde una donna. La distanza tra i denti sembra quella tra due canini. Anche ammettendo che l'assassinio utilizzi delle protesi, queste si devono adattare ai suoi denti. Ergo, cerchiamo qualcuno che lavora in campo odontoiatrico o che si è servito di recente da uno di loro.>>
<<Bene commissario,>> Lo esortò l'osservatore. <<sembra che lei non sia completamente arrugginito, Dopotutto. Farò preparare un calco di quella protesi. La faremo calzare al nostro vampiro cenerentola. Qualche altra ipotesi?>>
<<Si.>> Disse il commissario ridendo <<Abbiamo a che fare con un autentico vampiro.>>
<<Non sarà facile, ma metterò gli uomini a caccia di questo fabbricante di protesi. E faremo girare la voce nei bassifondi.>>
<<D'accordo, ma ora ti devo lasciare collega!>>
<<Non né vedo il motivo!>> Rispose Altamura.
<<Devo andare a fare la mia seduta settimanale dal dottore, ricordi? Disposizioni di legge. Che vuoi farci.>> Così, Goj, ammiccò un saluto e scese dall'auto.
<< Bentrovato commissario, come si sente oggi?>> Salutò l'analista.
<<Uno splendore, grazie per avermelo chiesto.>> Replicò Goj, con falsa ingenuità.
<<Allora cosa fanno i suoi mostri?>>
<<Ultimamente, mordono.>> Rise il poliziotto, battendo l'indice contro un canino.
<<In che senso, mordono, commissario?>>
<<Mi sono imbattuto in un vampiro, ha ucciso una donna, giù in città. Praticandole due fori perfetti sul collo, rimanendola esangue.
Anzi a tal proposito, devo ricordare al mio collega, di cercare quel sangue. Non può essere svanito nel nulla, tutto quel sangue, magari un collezionista, chissà.>>
Il medico, sgomento, gli ripeté <<È sicuro di stare bene?>>
<<Ma certo! Sa, quando mi fisso su qualcosa, poi devo andare fino in fondo. Sono quasi convinto che dietro questo vampiro c'è una setta di persone. Andrò fino in fondo a questa storia.>>
<<Quindi>> Chiese il medico <<siete sulle tracce di un vampiro?>>
< < O qualcuno che si diverte ad imitarlo.>> Aggiunse il commissario.
Dopo un attimo il dottore si alzò, voltandosi verso la finestra che aveva alle sue spalle. La luce del giorno gli illuminava il viso. Poi sussurrò, sottovoce << lo dicevo al maestro che non era prudente...di stare attento. >> Poi con calma accostò le tende. Ed improvvisamente si fece buio.
<<Andiamo doc>> Attaccò Goj << lo so che ho esagerato, mi sono preso gioco di lei l'altra volta, ma non crede di esagerare lei ora? E poi davvero siamo sulle tracce di un succhia sangue, questa volta, non la prendo per il cu... in giro.>>
<<Lo so commissario. "Princeps noctis vivere est " Le dice niente? >>
Prima che, il commissario, realizzasse chi avesse di fronte, il medico fece un inchino, in direzione della porta, e con voce acuta disse << Maestro. Ecco il vostro nemico.>>
Goj si alzò con un balzo felino, lasciando cadere indietro la sedia. Poi estrasse la pistola << E tu chi cazzo sei? Va be' non importa, verrete entrambi con me alla centrale. Maniaci del cazzo.>>
<<Commissario Goj, non abbia paura.>> Mostrando i denti aguzzi, con fare belluino, aggiunse <<Io sono il Principe. >>
<<Bene principe, sei in arresto. Tutto quello che dirai...>> Non fece in tempo ad estrarre le manette dalla cintura, che queste gli volarono di mano, in modo innaturale. <<Porca troia...ma chi cazzo sei tu?>>
<<Commissario...>> lo guardò con disprezzo, come una preda, sotto scacco. <<non sono protesi quelle che cercate!>>
<<Non è possibile.>> Spalancò gli occhi il commissario.
<<Be' ,ma glielo mostrerò di persona. Lei non è, esattamente, la mia preda preferita. Ma farò un eccezione.>>
Con un movimento fulmineo, il principe, si mosse in direzione della sua preda.
In risposta, Goj, scaricò il suo caricatore, urlando per la concitazione << Succhia un po' di piombo, bastardo ciuccia cazzi.>>
Ma le pallottole bucarono l'aria. Mentre il commissario, si toccò la base del collo, sentendo scendere un piccolo rivolo di sangue. <<Cazzo mi ha morso.>> Furono le sue ultime parole, prima di svegliarsi nel letto di casa sua. Con gli occhi ancora sognanti, sospirò, mentre accarezzava la bottiglia di vino sul comodino, rimasta dalla sera precedente, quella del festino con le ragazze. Sorridendo, andò davanti allo specchio, in bagno, cosciente dell'appuntamento che aveva di lì a poco col collega, osservatore. Prese lo spazzolino, e quando spalancò la bocca per lavarsi i denti, si accorse che i canini erano di un centimetro più lunghi. E dopo un po' sentì una stretta alla bocca dello stomaco, ed una nuova e strana sete.



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Opera scritta il 25/07/2016 - 15:06
Da Emanuele Stridente
Letta n.1185 volte.
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Commenti


Bellissimo racconto...complimenti

Sildom Minunni 25/07/2016 - 19:14

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