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Il sopraggiungere dell'autunno

Quando il cerchio dell’estate
si spezza e il giorno s’allunga
voluttuosamente, allora,
è il sopraggiungere dell’autunno.
Foglie avvizzite volteggiano
come Dervisci danzanti
al ritmo sinuoso del gorgheggio dell’aria.
Il vento, una cornucopia fiorita, esala le sue ventate.
Una raffica grigia di tristezza annida
come tarlo, nelle membra.
Una sferzata più dello spruzzo, reminiscenze
del mare, delle onde, il loro infrangersi,
del sole cocente che riscalda il mondo.
Riecheggia nell’aria paludosa, gli strilli acuti dei bambini festosi, nel rincorrersi
tra castelli di sabbia evanescenti
e del loro sognare.
Appannato ricordo di spiagge terse,
pullulanti di bagnanti,
il vociare continuo e vigoroso, affievolisce
l’ impercettibile battito del mare, e
l’affannoso adagiarsi della spuma candida sulla battigia.
Le lunghe passeggiate e fermarsi
a rimirare d’innanzi,
la boccia infuocata che si inabissa.
Il passare del giorno, l’arrivo della notte
Tutto ha fine, tutto sembra scontato,
ma un giorno nuovo è anche un giorno passato,
un giorno in meno dell’esistenza.
Come l’autunno mio.



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Opera scritta il 02/10/2016 - 11:50
Da Tiziana Pedol Barone
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