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UNA SERA PER CASO(Seconda Parte)

Cristina arrivò al centro, con forte ritardo. Non accadeva mai. Accidenti. Ma se pensava a Luca, si sentiva sciogliere, ed era anche molto felice. Possibile che bastasse così poco per innamorarsi? Non voleva e non poteva pensarci.
«Cristina, meno male, che sei arrivata!» Era il direttore della struttura.
«Cosa succede?» Il tono di voce, l'aveva messa in allarme.
«C'è un avvocato che vuole parlare con Filippo.» Filippo. Era un bambino appena arrivato. Silenzioso, ed introverso, era davvero complicato interagire con lui. Alle volte impossibile. E un avvocato voleva parlargli? Non l'avrebbe mai permesso, l'equilibrio del bambino era troppo fragile.
«Dov'è l'avvocato?»
«Ti aspetta nel tuo studio. » Cristina, annuì, e affrettò il passo. Quella giornata era cominciata, storta, ma il pensiero che Luca l'avrebbe chiamata, nel pomeriggio le era di conforto. Sorrise.
Il sorriso le morì sulle labbra, non appena ebbe varcato la soglia della porta. Non era possibile.
«Cosa ci fai qui?» Lo apostrofò dura.
«Il mio lavoro.» Lui si mise sulla difensiva. «Devo parlare col piccolo Adri.»
«Il tuo lavoro? E anche ieri sera, immagino, facevi il tuo lavoro.» Era sarcastica, pungente. Ma dentro era a pezzi. Quell'uomo era riuscito a minare tutte le sue certezze. Era furiosa, furiosa con se stessa che l'aveva permesso. Era stata una stupida.
«Per favore, Cristina, non tirare in ballo ieri sera.» Il volto di lui era tirato.
«E perché mai?» Voleva ferirlo. Ma in realtà era lei ad essere ferita.
«Non era programmata.»
«Che peccato! Ad ogni modo non puoi parlare con Filippo.»
«È stato testimone di un delitto!» Il tono di Luca, era freddo.
«Lui non è un testimone, è un bambino, e molto fragile, per giunta.» Cristina, aveva un tono accorato.
«Senti. Qui non c'è nulla di personale. Ho bisogno di parlargli.»
«Non se ne parla!.» Il tono di lei era salito di molti toni.
Le loro voci, si sentivano dal corridoio. Ben presto i toni degenerarono, e nella lite arrivarono a rinfacciarsi ciò che era accaduto tra loro, infangando i bei momenti passati insieme. Lei si lasciò cadere sulla sedia, esausta e poi gli voltò le spalle. Lui andò via, tirandosi dietro la porta, con veemenza.


Era stato uno stupido. Ma ormai era, passato. Voltare pagina e andare avanti. Era sempre stato il suo motto. Di sicuro non avrebbe rinunciato al suo intento. Così imparava a fidarsi di una donna. Salì in macchina e mise in moto. Avrebbe chiesto l'intervento del tribunale. Aveva bisogno di quella testimonianza. Frenò davanti al tribunale. Ma non scese subito. Il suo orgoglio era stato ferito, e forse non solo il suo orgoglio. Faceva un male cane, scoprire di avere ancora un cuore ed essere vulnerabile, dopo tanti anni. Sbatté una mano sul volante. Non poteva accadere, ad un uomo come lui. Non poteva. Questa volta no, non l'avrebbe permesso di nuovo! Accidenti!


Pochi giorni, e lui era già tornato all'attacco. Cosa doveva fare? Cristina guardò il foglio, sul tavolo. Era del tribunale. Luca poteva parlare con Filippo, ma in sua presenza. Aveva i nervi a fior di pelle. Non poteva rifiutare, non voleva cedere. Scosse la testa. Non c'erano strade da percorrere. Aveva provato a parlare al direttore della struttura, a rivolgersi lei stessa, al tribunale, ma era stato tutto inutile. Luca aveva saputo muovere i tasti giusti. E come se non bastasse, il primo incontro era per quel pomeriggio. Come aveva potuto credersi innamorata di un individuo simile?


Luca, entrò nel centro, marciando. L'aveva spuntata, ma avrebbe preferito non doverla vedere. Doveva proteggersi, e starle vicino non era certo il modo giusto. Il grande avvocato messo in ginocchio da una donna! Se lo avessero saputo i suoi colleghi...ma nessuno l'avrebbe saputo.
Cristina era nel parco, il bambino giocava tra le piante. Gli ricordava, qualcuno. Gli si avvicinò. Il piccolo impaurito cercò Cristina, ma Luca, lo prevenne, mettendosi alla sua altezza, e parlandogli. Però il bambino sembrava non ascoltare.
«Cosa ti aspettavi?»Disse Cristina, acida.
«Nulla.» Rispose freddo.
«Vi state antipatici?» Filippo, tremava. E Luca, ingoiò il rospo.
«Certo che no! È un gioco, vuoi provare?» Il bambino scosse la testa.
«È sciocco. La gente che fa così è cattiva.»Luca sorrise.
«Hai ragione. Mi insegni tu un gioco?» Filippo annuì. Cristina guardava la scena, allibita. Quell'uomo era veramente pericoloso. Riusciva ad affascinare tutti, ma non avrebbe permesso che facesse del male al bambino.
La sera, calò in fretta. Luca salutò, il bimbo, con la promessa, che sarebbe tornato. E l'avrebbe fatto, per la testimonianza, ma anche per non deluderlo.


Era una settimana che frequentava il centro. Si stava affezionando a Filippo e il bimbo a lui. Era pericoloso, ma non riusciva ad evitarlo.
Stavano parlando. Ad un tratto Filippo, ebbe una crisi. Non riuscì a calmarlo. Ci penò Cristina. Vederla, mentre stingeva e coccolava il bimbo, gli diede una fitta al cuore. Voleva dimenticarla, cancellarla, ma la sognava ogni notte.


Aveva appena salutato Filippo, e stava andando via, quando lei lo raggiunse.
«Ha solo 7 anni. Ti sembra giusto tormentarlo così?»
«Ha visto chi ha ucciso i genitori.»
«Se avessi un cuore lo lasceresti in pace. Ha bisogno di dimenticare.»
«Al contrario. E tu, come psicologa dovresti saperlo.»
«Ah, grazie della lezioncina! Tu hai la verità in tasca!»
«No. E non sto dicendo, che è la strada giusta, ma rimuovere il ricordo ora, potrebbe creargli una specie di vuoto. E in futuro creargli, un trauma peggiore. Deve superarlo. Non accantonarlo.»
«E tu che ne sai?» i suoi, occhi. Cielo, i suoi occhi. Sembravano guardarlo dentro, spogliarlo di tutte le sue certezze.
«È una storia lunga. Verresti a cena, con me?» Cristina voleva rifiutare, ma a cosa sarebbe servito? Prima o poi doveva affrontare la realtà. Accettò.


La serata, era stata piacevole. E la conclusione, ancora di più. Cristina si era addormentata tra le sue braccia. Un sogno che si avverava. Sembrava così fragile, così innocente. E lui avrebbe voluto proteggerla. Lei si svegliò. Incredula, si allontanò da lui.
«Sei ancora qui?» La voce impastata dal sonno. A Luca gli si strinse il cuore.
«Non faccio, mai due volte, lo stesso errore.»
«Sei sempre così freddo...» Lui cercò di sorriderle.
«Ho imparato ad esserlo. Sai? Ma con te non ci riesco.»
«Strano, avrei giurato il contrario. Posso farti una domanda?» Era rischioso cercare un lato umano in lui, ma voleva trovarlo, doveva riuscirci, non poteva essersi innamorata di un uomo totalmente vuoto. E ne era innamorata, purtroppo.
«Puoi. Ma non so, se potrò risponderti.» Ma perché era sempre così enigmatico?
«Ti sei avvicinato molto a Filippo. Come hai fatto?» Ora lo guardava apertamente. Risponderle non era facile, ma se non le avesse detto la verità, l'avrebbe persa. Era un rischio che potava permettersi?
«Ero come lui.» La sua voce, era bassissima.
«Cosa vuol dire?» Lui, chiuse gli occhi, poi li riaprì.
«Quello che ho detto. Introverso, taciturno. Non ho mai legato con nessuno, soprattutto con gli altri ragazzi dell'orfanotrofio.» Cristina rimase di ghiaccio.
«E i tuoi genitori?» Lui abbozzò una smorfia.
«Non lo so. Non l'ho mai saputo.» Lei gli accarezzò il volto. Lui si sentiva spiazzato, era difficile aprirsi con lei. Era la prima volta che ne parlava. Le disse della sua infanzia travagliata, dei tempi della scuola, passati senza stringere legami, se non con l'avvocato dell'istituto, Alessandro. Grazie a lui, aveva superato gli aspetti più esterni del suo trauma, e aveva scelto la professione forense.
«La mia vita, è normale, ma la paura non mi abbandona mai.» Cristina lo baciò. Non si aspettava nulla di simile.
«La paura?» Chiese.
«Quella di essere abbandonato. Ascoltami, non sarà facile per Filippo, ma prima accetta, la verità, prima potrà essere aiutato ad affrontarla. Dopo, sarà tutto inutile.»
«Anche con me, hai paura?» Non doveva fargli quella domanda. Chiuse gli occhi.
«Soprattutto con te. Io ti amo»
Cristina lo abbracciò. «Ti amo anch'io.» Cristina, gli parlò di lei. Fu difficile ma necessario. Si abbracciarono.


Luca era sempre più preso da Cristina, sapeva che poteva fidarsi. Era un miracolo, ma non il solo. Filippo, era riuscito ad aprirsi e ora sembrava più sereno. Lui e Cristina, gli si erano affezionati, molto. E per lui, era una novità. Affrettò il passo. Era quasi Natale e aveva un regalo per Cristina. Lei era quella giusta, lo sapeva.
Appena la vide, si baciarono, un bacio che valeva più d'ogni cosa.
Fine.




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Opera scritta il 29/12/2016 - 18:52
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.901 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Cinque stelle innanzitutto cara Marirosa. Wow mi ha stupito questa seconda parte, non mi aspettavo il lato giudiziario della vicenda, nonché del passato di Luca all' orfanotrofio. I due protagonisti hanno rischiato di perdersi ma per fortuna come si evince dal finale così non è stato. Mi sarebbe piaciuto leggerne una terza parte e assistere alla testimonianza di Filippo riguardo l uccisione dei suoi genitori ma va bene anche così. Come sempre molto brava, sei una validissima scrittrice.

Giuseppe Scilipoti 19/01/2017 - 01:12

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