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Un uomo quasi perfetto

Questa è una mini-storia drammatica, romantica e dolce, è incentrata sulla vita di un uomo solitario che incontra l’amore vero solo dopo aver sofferto per una vita intera. Kevin e Lucy vi aspettano in questa piccola storia.

Trama
Kevin è un uomo solitario, ha vissuto la sua vita lontano da ciò che amava, perché ha perso tutto quand’era piccino. Ora all’età di vent’anni ha finalmente capito il valore della sua vita, e tutto questo lo deve a Lucy, la sua anima gemella. Lucy ha un passato difficile alle spalle, ma riuscirà a risvegliare il cuore di Kevin.




Un Uomo... quasi perfetto



Era da molto tempo che fissavo l'alberello natalizio. Me ne stavo in silenzio nella penombra della notte a guardare con i miei grandi occhi blu, quel piccolo simbolo che rappresentava il Natale. Quello era uno dei periodi più belli dell’universo intero. In quel periodo magico veniva festeggiata la nascita di Gesù bambino in quella piccola, e umile capanna di paglia. Quel piccolo bambino che secoli e secoli fa venne dato alla luce dal grembo della vergine Maria. E che ora anche a distanza di secoli tutti lo festeggiavano. C’era però chi non poteva festeggiarlo, me compreso. Non andavo ormai da tanti anni a messa per riflettere sul vero significato del natale, e di conseguenza avevo smesso di pregare. Non festeggiavo il natale da chissà quanto tempo, che ormai i regali sotto l’albero erano solo sogni irrealizzati. Cosa più grave, non avevo nessuno con cui festeggiare quella festività santa.
A diciotto anni, non avevo mai festeggiato il Natale, forse perché per me non c’era veramente nulla di speciale da festeggiare. Ormai avevo perso la speranza, e con essa la felicità si era dissolta quando persi i miei genitori all’età di otto anni. Ormai il natale non aveva più un significato, almeno per me era così. “Cosa c’era da festeggiare?” Avevo perso entrambi i miei genitori per colpa di uno stupido incidente stradale, eppure non ero mai riuscito a superare la morte dei miei genitori. E non c’era niente per cui valesse vivere, senza i miei genitori che senso aveva la vita?
Così dall’età di otto anni la mia vita non era più stata la stessa, ed era drasticamente cambiata nel peggior modo possibile.
La nota più dolente di tutto fu quando mi risvegliai qualche settimana dopo quel brutto incidente, quando scoprì che tutti i miei più cari ricordi erano magicamente svaniti nel nulla, e con essi tutta la mia gioia di vivere. Avendo perso la memoria, faticavo anche a ricordare il volto dei miei familiari, e anche se nelle giornate successive avevo provato più volte a ricordarmi di chi ero e di chi era la mia famiglia. Non c'era nessun volto familiare che riaffiorava nella mia mente. Nulla poteva ridarmi quella felicità che avevo perfino dimenticato. Anche a distanza di anni, la mia vita era sempre stata monotona, priva di felicità, non riuscivo più nemmeno a socializzare con i bambini della mia età, e di conseguenza non riuscivo a fidarmi di nessuno, nemmeno di quei pochi amici che mi apprezzavano. Nel corso degli anni ero diventato un uomo solitario, amavo la lettura, odiavo i film d'amore, e preferivo restare il venerdì sera a casa a studiare per gli esami di maturità.
Con il passare del tempo però, il mio desiderio di avere una vita diversa, felice, si fece sempre più vivido in me. C'era una cosa che non mi dava pace. Ogni anno, a Natale restavo da solo. Non avevo mai trascorso un Natale con i miei amici, perché non ne avevo, e avendo vissuto in un collegio fino ai sedici anni, non avevo mai imparato il vero significato della vita, come anche della famiglia. Seppur un uomo intelligente, colto, bravo ai fornelli, e nello studio, non sapevo darmi agli altri perché avevo sempre paura di perderli proprio com'era successo ai miei genitori. Una parte di me desiderava tanto cambiar stile di vita, conoscere dei veri amici sinceri e leali su cui potevo sempre contare, incontrare la donna giusta che mi rendesse vivo e felice.
Per me la donna era come un angelo, una creatura pura, buona, dolce e molto solare che rendesse la mia vita speciale con la sua presenza, ma non c'era nessuna donna della quale fossi innamorato, a tal punto da far qualunque sciocchezza. Passò un anno da che ebbi lasciato il collegio dove mi avevano cresciuto come un figlio in quell'orfanotrofio. Eppure quell'anno qualcosa cambiò per sempre la mia vita. Avrei tanto voluto trascorrere quel Natale con la mia mamma e il mio papà, ma purtroppo il destino era stato crudele con me. Non avevo più nulla per cui vivere, per me la vita ormai era fatta solo di doveri, mentre tutto ciò che poteva rendermi felice, e meno triste l’avevo escluso a priori dalla mia quotidianità.
Finché un giorno non conobbi una splendida fanciulla. Me ne innamorai fin dal primo sguardo, ma lo capì solo dopo averla conosciuta meglio. Il suo nome era dolce come il suo sguardo, Lucy era una ragazza spensierata, simpatica e dall’animo gentile che sprigionava tanta vivacità, quella che a me mancava da sempre, che alla fine persi il senno subito non appena mi resi conto di provare qualcosa che non avevo mai provato per nessun’altra fanciulla, fino ad innamorarmene perdutamente. Fin dal nostro primo incontro avvenuto casualmente nei pressi di Londra in un parco botanico, io persi la testa per Lucy, fino a chiedermi come lei riuscisse a sopportarmi. “Per lei farei follie questo è certo!”.
Il mio amore era così immenso che a volte temevo che mi scoppiasse il cuore dal petto ogni qual volta che pensavo a lei con tutto me stesso. “Ammettere a me stesso di essermi lasciato andare a questo amore, mi ha un po’ sorpreso”. Non mi ero mai lasciato trasportare dai sentimenti, ma la vivacità, la genuinità di Lucy mi aveva sconvolto, e nello stesso tempo aveva cambiato la mia vita.
Lucy era il primo amore, anche se avevo conosciuto molte ragazze, giovani, carine, belle, ed eleganti nei modi di atteggiarsi, Lucy era stata l'unica a sconvolgermi la vita.
Ma quella notte… anche se non riuscivo a dormire come volevo, sfinito dopo una lunga giornata al lavoro, andai a coricarmi nel mio letto a due piazze, cercando di non pensare a quello che mi mancava. Il silenzio della notte metteva quasi paura, e in cuor mio odiavo stare da solo in un letto così grande da spezzarmi in due il cuore.
Poi, nel cuore della notte, intorno le due di notte il mio cellulare prese a squillare in modo incessante, fino a irrompere nella mia testa.
Stavo ancora cercando di addormentarmi, ma ero consapevole che era ancora notte, e pensavo che nessuno a quell’ora mi avrebbe svegliato chiamandomi alle due di notte, anche se non stavo proprio dormendo, la cosa mi scombussolò a priori.
Quando poi vidi il numero delle chiamate, e chi mi aveva appena chiamato al cellulare, mi destai da qualunque pensiero all’istante. Avevo ancora il cellulare nelle mani, senza rendermi conto che l’avevo appena preso dal comodino che era accanto al mio letto, risposi senza esitare all’ennesima telefonata, e schiacciando il tasto verde mi apprestai ad ascoltare chi c’era dall’altro capo del cellulare.
Sapevo chi era, ma ero ancora mezzo confuso e insonnolito, che tra uno sbadiglio e l’altro risposi con tutta la calma possibile. La mia dolce metà mi sussurrava qualcosa al telefono, io cercavo di mettere a fuoco ogni parola, ma all’inizio mi fu alquanto difficile.
- Ciao. Scusami se ti ho svegliato, stavi dormendo vero? - “Lucy che mi prende in giro?” Lo pensai a priori, ma a dire la verità ero concentrato in altro. Inizialmente quando sentì la sua voce calda, così bella da sembrare quasi quella di una sirena che richiamava con il suo canto suadente un uomo a sé, rimasi senza fiato. Ascoltare quella dolce voce fu un richiamo impossibile da resistere, a tal punto da alzarmi dal letto, ancora in pigiama, scalzo e correre dall’altro lato della casa pur di reagire a quella voglia di improvvisa di lei, che senza aspettare oltre le risposi con un pizzico di malizia. Sapendo che a Lucy piaceva questo lato di me, ne approfittai all’istante.
- Ciao dormigliona! Mi pensavi così tanto da non dormire, vero? Di la verità al tuo Kevin è sarò clemente quando ti vedrò. Sai che ti aspetta per aver osato svegliarmi nel cuore della notte, eh piccola? - puntai lo sguardo verso l’alberello di natale, e risvegliandomi come da un sogno, mi accorsi solo dopo di averle appena sussurrato cose che non avrei mai osato dirle, nemmeno per scherzo, ma ormai il danno era fatto.
“Speriamo che non l’abbia capita la battuta… altrimenti per me son guai grossi!” Guardai meglio l’alberello in salotto, e ripensai a quando io e Lucy l’avevamo allestito qualche settimana fa, quando tra una tazza di latte caldo, e baci passionali, lei se n’era venuta fuori che voleva aiutarmi a fare l’albero di natale, perché voleva che avessi dei ricordi indimenticabili di quel natale assieme, ed io come potevo rifiutare la proposta dolce della mia sirena che era al mio fianco dal giorno alla notte?
“Ovvio che non potevo con una ragazza come Lucy, era difficile resisterle in ogni senso…” Sorrisi guardando il display del cellulare, per poi concentrare tutto me stesso a quella telefonata spassosa e maliziosa.
- Beh, a dire il vero sono quasi sotto casa tua, posso salire da te? - la sua domanda mi lasciò spaesato, e quando capì dal campanello che squillava incessantemente, che la mia Lucy era a due passi da me non ci visti più dalla voglia di riabbracciarla, baciarla e darle l’amore che tanto meritava. Perché anche lei meritava essere felice come lo ero io quando stavo con lei. Lucy riusciva a cambiarmi, e le dovevo tutto me stesso, lei era l’unica che mi aveva fatto ricredere nell’amore. Ed ero eternamente felice con lei, più di quando lo ero al collegio.
- Allora mi fai entrare oppure no? - la sua voce mi risvegliò da qualunque pensiero stessi facendo sul passato, facendomi piombare in una nuova realtà.
Quando corsi ad aprirle la porta all’ingresso, il cuore mi si fermò in gola. La guardai più volte, rimasi affascinato dalla sua bellezza, indossava un bellissimo abito rosso stretto in vita, e con una scollatura sul petto così provocante da lasciarmi senza respiro. Senza capire come fossi successo, me la ritrovai addosso, e il suo profumo inveii nella mente, a tal punto che il mio cuore palpitò forte alla vista della mia amata che prendeva l’iniziativa baciandomi con ardore, fino a togliermi il respiro. Lei era la cosa più bella che avessi avuto dalla vita dopo un lungo momento di buio da quando avevo perso ciò che mi rendeva un tempo felice. Ora la mia felicità era Lucy in ogni dove. Le sfiorai i capelli neri, così scuri come la notte, e setosi che tra le mani cascavano come delle onde morbide che resisterle mi fu impossibile.
- Kevin! - Lucy mi corse dietro ed io ricambiai subito il suo dolce abbraccio. Lei era così minuscola, che avevo paura anche ad abbracciarla, ma mi commossi nel vedermela piombare in casa in quel modo strano così impulsivo d’abbracciarmi come se fosse alla ricerca di protezione. Lucy non l’aveva mai fatto prima d’allora, e la cosa mi insospettiva parecchio.
- Mi sei mancata moltissimo. Cosa ti porta qui? È successo qualcosa? Parla! Te lo leggo negli occhi! - la strinsi fra le mie braccia, ma Lucy tremava come una foglia, non mi diceva nulla, e non parlava affatto. I suoi occhi erano rivolti altrove, e capì subito che dovevo essere il più delicato possibile con lei, sapevo che era l’unica cosa da fare, specialmente se quello che temevo si stava rivelando reale ai miei occhi.
- Ti va una tazza di latte caldo? Così dopo parliamo con più calma? - dissi, mentre rimanevo ad ammirare la sua bellezza, mentre tra l’imbarazzo e lo stupore per qualcosa, continuava ad attorcigliarsi una ciocca di capelli in modo ripetitivo con le sue manine delicate.
- No, vorrei solo te in questo momento. Fra le tue braccia sto meglio. - al suono di quelle sue parole inaspettate, rimasi colpito, a tal punto che mi chiesi a che gioco stesse giocando.
- Lucy, non avere segreti con me. Dimmi cosa ti tormenta, per favore parla con me. - sapevo che qualcosa non andava come lei faceva a vedere, ed io temendo il peggio per varie ragioni, cercavo un modo semplice per spronarla a parlare con me. Non conoscevo bene le donne in generale, ma sapevo che spesso si tenevano tutto dentro, e non solo i loro problemi femminili. Conoscendo bene Lucy, sapevo che quando giocherellava con i suoi capelli, puntando il suo sguardo ovunque fuorché verso di me, non c’era alcun dubbio: le era appena successo qualcosa di poco piacevole, ed era corsa da me per parlarmene, e sapevo che per lei era difficile parlarmene. “Riguarda sicuramente quel figlio di puttana del suo ex! Ci scommetterei questa casa, che è come sospetto io!”
- Sei l’unico uomo che mi sta vicino per quella che sono, e che mi ama molto più di quanto non lo facesse il mio ex. Con te sono sempre al sicuro. Tu mi fai sentire come a casa. - lei mi parlò lentamente, e tra una parola e l’altra compresi che quello che temevo era reale come la tristezza che traspariva sul suo viso.
- Si è fatto vivo un’altra volta? - chiesi senza scrupoli, anche perché era meglio affrontare quel discorso che omettere ogni dubbio facendo finta che la realtà non esistesse.
- Beh, a dire il vero sì. - la sua voce si fece improvvisamente sempre più bassa, fino quasi a non sentirla più.
- Ti ha fatto del male? - la presi per le spalle scuotendola con energia, lei non mi parlava più, e il suo non volermi rispondere non prevedeva nulla di buono.
- Non proprio… - mormorò in un soffio di voce che si udiva a malapena.
- Che significa non proprio? - cercai di non sgridarla, e di non alzare la voce contro di lei, ma mi fu impossibile non arrabbiami.
Inizialmente la guardavo con lo sguardo così sconvolto, che la presi per un polso e me la tirai addosso. La guardai negli occhi, e le dissi solo una cosa.
- Tu sei mia. - sottolineai.
- Kevin non dire così… - giocherellò con i pollici, e intuì subito che stava cercando di controllare la sua ansia. Le sorrisi con tenerezza, cercando di darle quella serenità che nei suoi occhi non traspariva più.
- Io ti amo, e voglio che tu ti trasferisca da me. Non voglio che nessuno ti tocchi, tu meriti essere trattata come una principessa. Mi hai capito?
- Oh Kevin… ti amo così tanto. - il suo sorriso mi rallegrò il cuore, facendomi desiderare di più di un solo bacio da donarle in quell’attimo.
- Guarda che non sto scherzando. Fai le valigie, e vieni a vivere da me. - la allontanai da me per un breve momento, e la sfiorai con lo sguardo facendola perdere nelle mie stesse parole.
- È un ordine il tuo? - risi brevemente alla sua domanda, fino a farmi fermare il cuore per un solo breve momento.
- No, non è un ordine, è una proposta. Vuoi venire a convivere con me? Non ti farò mancare niente, so che odi le promesse, ma la mia non lo è. Sono un uomo di parola, e sai che ti dico? Che ora ti dimostro che faccio sul serio con te. - sfiorai lentamente il suo viso, e con dolcezza le accarezzai i capelli cercando di farle sentire tutto l’amore che provavo per lei. Sapevo che aveva bisogno d’amore, ed io con semplicità speravo davvero di darle ciò di cui avesse più bisogno.
- È la vigilia di Natale. Voglio stare con te fin da adesso. Perché non restiamo qui? Non ti va di stare da solo con me Kevin?
- Tu mi tenti piccola. - senza indugiare troppo, l’attirai al mio petto, e stringendola amorevolmente, la baciai senza freni. Il suo sapore era dolce come una pesca d’assaggiare, e il suo respiro sul mio collo era irresistibile tanto quanto i suoi occhi illuminati da uno strano desiderio che si impossessava di lei all’istante.
- Kevin ti prego. - prima ancora che la mia Lucy piangesse, la stavo già baciando con tutta la tenerezza possibile, quando dai suoi occhi scese lentamente una piccola goccia di lacrima giù per quel viso dolce che tanto amavo, fino ad intenerirmi all’istante.
- Sono qui con te. E non ti succederà nulla. Quindi adesso cerca di fare un bel respiro, e abbracciami. - forte forte presi ad abbracciare la mia amata, risvegliando quella passione che era sopita da troppo tempo, e che a breve avrebbe preso il sopravvento.
- Lo sai che quando sto con te, tutti i brutti pensieri svaniscono per sempre? - Lucy sussurrò con voce tremante e calma quella piccola frase, ma io affascinato dalla bellezza delle sue candide labbra rosse come una fragola, non le diedi nemmeno il tempo di continuare quel discorso, finché con tutta la gentilezza possibile… la baciai. Un brivido lungo il cuore mi scosse completamente, mentre quei baci caldi e profondi tra di noi si facevano sempre più intensi. Tanto intensi che non mi accorsi nemmeno di averla sollevata di peso e portata fino alla mia camera dove c’era quel letto a due piazze. La deposi dolcemente sul letto, e lentamente mi presi cura di lei, amandola con trasporto, fino a spogliarla dai suoi stessi vestiti, fino a baciarle l’ombelico con la bocca, fino ad entrare in lei dopo averle dato le giuste attenzioni per riscaldare la fonte del piacere, per poi raggiungere la più immaginabile felicità fra le braccia della mia donna che lentamente si donava a me con amore, anche se tra l’imbarazzo e la passione, non passò inosservata la voglia che entrambi avevamo. Ci lasciammo andare con tranquillità al nostro amore, onorando quel magico natale con orgoglio.
Vivemmo in quel modo la vigilia di natale. Uniti nel cuore… e nella passione più pura. Anche se avevo perso i miei genitori, e avevo pochi amici con cui condividere i miei hobby, c'era una donna della quale ero perdutamente innamorato. Ed era Lucy, la mia anima gemella. L'unica e sola donna che era stata in grado con la sua spensieratezza e la sua dolcezza di amarmi per quello che ero e non per ciò che il mondo intero avrebbe voluto, ma così per com’ero, con semplicità, amandomi con la gioia di vivermi nonostante qualche mio difettuccio. Quello fu il nostro primo Natale insieme... come molti altri sarebbero presto arrivati. Almeno quello era uno dei miei desideri più belli in assoluto.
“Perché la vita non è un gioco, essa è imprevedibile come un cielo splendente, che diventa nuvoloso all’improvviso, mentre una pioggia piomba su tutta l’atmosfera terrestre circondando ogni cosa con la sua presenza inattesa.”
Ed io amavo apprezzare ogni cosa che la vita mi donasse, perché ciò che mi donava era vita pura, senza macchie, né inganni, solo gocce di felicità, e l’avevo appena trovata nella mia dolce anima gemella dal nome dolce come una sirena. Lucy era la mia felicità. Ed era tutto ciò che non avevo mai chiesto al cielo, ma mi fu donato all’improvviso, come pioggia sul viso. E avrei fatto qualsiasi cosa per renderla felice, perché lei meritava il meglio dalla vita, proprio come era successo a me. Lei era il meglio che si potesse desiderare in una vita piena di solitudine. La mia solitudine era svanita nel nulla fin dal suo primo sorriso quando la conobbi.
- Ti amerò per sempre. - le rivelai baciandole la chioma scura, mentre lei si perdeva nel calore del mio abbraccio, amandomi con tutta la sua dolcezza, fino a farmi desiderare di fermare il tempo per viverla in eterno.


~ FINE ~



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Opera scritta il 16/02/2017 - 12:19
Da Barbara Bruni
Letta n.1218 volte.
Voto:
su 0 votanti


Commenti


Questa scritta, sigla, ― che compare spesso nel testo dà molto fastidio. Chissà cosa è successo? Mi piacerebbe sapere da te una cosa: sei interessata ad un commento obiettivo, anche se non positivo, o no? e se sì, lo posso fare qui o in privato?...ciaociao.

Spartaco Messina 16/02/2017 - 17:59

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