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Ci vuole coraggio

Non m’era mai capitato di restare senza un soldo in tasca. Non potevo comprare niente e non avevo più niente da vendere. Finché ero in treno mi piaceva rimirare il tramonto sulla pianura, ma adesso mi lasciava indifferente e faceva tanto caldo che aspettavo con ansia il calare della sera per stendermi a dormire sotto un ponte. Forse stavo sbagliando o probabilmente la stanchezza e la frustrazione mi stavano facendo sparare una marea di cavolate. Certo non era semplice, ma non lo è mai quando si scappa via di casa a diciotto anni, Dio quant' ero giovane. Non si trattava di uno stupido capriccio, stavo aspettando quei momenti da una vita e finalmente avevo trovao il coraggio e la volontà di lasciarmi tutto alle spalle e ricominciare. Ero affamato, non mangiavo da quasi due giorni, così decisi che era tempo di darmi una scossa, non potevo continuare a prendere treni e dormire in prati fangosi. Chiesi informazioni sul luogo in cui mi trovavo: Cavolo ero nella prima stazione di servizio della Florida, a quasi trecento miglia da Phoenix, casa mia. La distanza mi eccitava. Mai avrebbero potuto rintracciarmi,nè mia sorella, nè mio padre, nè mia madre, nè nessuno. No, io non ci stavo a diventare un ricettatore di droga, sognavo qualcosa di diverso per me e non mi importava ciò che volevano loro. Per una volta sentivo di aver fatto la cosa giusta. Aspettai la frescura della sera seduto su una panchina, un'anziana gentil donna vedendomi affamato mi offrì un panino, non mi fece domande e non mi giudicò, lo capii dall'espressione dei suoi occhi e per questo le fui grato. Misi a tacere i brontolii dello stomaco e mi incamminai su per una strada. Nonostante il sole fosse appena scomparso dietro i monti non passavano molte macchine, dovevo trovarmi parecchio distante da una città. c'era la luna piena quella notte e mi piaceva pensare che mi stesse proteggendo. Il rumore dei passi si confondeva con i suoni circostanti , mentre una leggera brezza mi levigava la faccia e mi teneva sveglio, ero stanco e dovevo spesso richiamare le palpebre che cadevano, senza il mio consenso, sugli occhi assonnati come fossero delle saracinesche. La strada era lunga e ripida e vidi d'un tratto un fievole bagliore, lo confusi con un sogno. Man mano che mi avvicinavo incuriosito diveniva sempre più forte, finchè non riconobbi gli infissi di una finestra, poi una casa. Fui così vicino da poter spiare ciò che avveniva all'interno di quella camera illuminata. Mi immobilizai osservando una madre e un padre rimboccare dolcemente le coperte al loro amato bambino. Mi stupii di come ridevano, di come li venisse così naturale quel semplice gesto. Non me ne accorsi, ma il viso mi si stava inzuppando di lacrime che colavano a fiotti. In quei momenti ammisi di soffrire, a cosa serviva fare il menefreghista ora che ero solo e che nessuno avrebbe potuto vedermi piangere. Forse ero così bravo a recitare la parte che m'ero autoconvinto, in fondo era una novità anche per me. Fino ad allora non "stimai" con precisione cosa mi ero perso dell'infanzia e dell'adolescenza, quali semplici e genuini gesti la mia famiglia non era riuscita a regalarmi e non avevo voglia di continuare perchè avrei solo sofferto. Riusii quindi nella fragilità a trovare una giusta forza di volontà per "sperare" di cambiare le cose. Ripresi a camminare non sentendo più i crampi nelle gambe, asciugandomi il volto e fantasticando sul mio futuro, perchè forse chissà c'era speranza anche per me. Intravidi le luci di una città, la mia nuova casa, il luogo in cui avrei ricominciato da capo. Almeno così stabilii.



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Opera scritta il 08/04/2017 - 19:13
Da Sildom Minunni
Letta n.1061 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Narrazione intensa,sofferta che coinvolge il lettore fino alla conclusione che apre alla speranza e al desiderio di rinnovamento. Piaciuta. Aurelia

Aurelia Strada 20/04/2017 - 16:06

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Bella questa storia di fuga, di speranza, di voglia di vita. Giulio Soro

Giulio Soro 09/04/2017 - 11:20

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Parlu di una sifferenza interiore, che é quella chw fa più male al cuore.Bek racconto.

Teresa Peluso 09/04/2017 - 08:29

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Colmo di significato il tuo racconto, bello. Complimenti, buona domenica

Anna Rossi 09/04/2017 - 03:54

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wow
stupenda
davvero emozionante...come le tue lacrime alla vista di quell'amore verso quel bambino

laisa azzurra 08/04/2017 - 20:34

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