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Condannata

Anita gridò: Si parte? Sbrigati che siamo già in ritardo.”
Melissa conosceva molto bene l’amica, ogni volta che doveva partire diventava molto ansiosa e così aveva preparato tutto ed in fretta affinché fosse puntuale e le urlò: ”Si scendo.” Chiuse la porta alle spalle e volò per le scale, salirono sulla jeep rossa dirigendosi fuori città, poi imboccarono una strada che conduceva sugli altopiani silani, il paesaggio era incantevole e di una bellezza straordinaria. La vegetazione folta e lussureggiante si perdeva a vista d’occhio, man mano che salivano verso Fallistro, il monte dei Giganti della Sila, così denominati i pini secolari per la loro maestosità, il sentiero si faceva sempre più stretto tant’è che dovettero lasciare l’auto e proseguire a piedi.
Melissa si accorse che Anita non era del solito umore, anzi, era turbata per qualcosa, ma cosa? Possibile che avesse scoperto il suo segreto? Ricacciò quel pensiero, ma no, non poteva essere, erano stati molto attenti.
Così si rivolse all’amica con un bel sorriso: ”Vedo che oggi non hai molta voglia di chiacchierare, sei preoccupata per qualcosa?”
Un’ombra scura attraversò lo sguardò di Anita, che non sfuggì a Melissa, tanto che una sensazione di gelo la percosse dalla testa ai piedi. Anita rispose: ”No, no è tutto apposto, sono solo un po’ giù di corda… sai quei giorni che vorresti stare a letto a poltrire con un bel libro.”
Melissa rispose: ”Se non ti andava di venire potevi dirlo, avremmo potuto rimandare la gita.”
Anita scosse il capo dicendo: ”Ma no, ho preso un giorno di ferie apposta per venire quassù, non volevo sprecarlo senza far niente”.
Melissa non replicò ma la risposta dell’amica non la convinse, era sicura che ci fosse qualcos’altro e non una semplice indisposizione. Dopo circa un’oretta di cammino, giunsero finalmente nel posto dove avrebbero montato la piccola tenda da campeggio e fecero appena in tempo a sistemarsi, prima che facesse buio.
Accesero il fuoco e si sedettero intorno per mangiare dei panini. Le lingue di fuoco illuminavano i loro visi, Melissa guardò l’amica e per un attimo i loro sguardi si incrociarono. Adesso era più che sicura, negli occhi di Anita c’era qualcosa che la inquietava e la metteva a disagio. Poco dopo, stanche si misero a dormire, ma Melissa non riusciva a chiudere occhio, aveva una paura inspiegabile, un brutto presentimento.
Passò la notte sveglia aspettando chissà quale catastrofe dovesse capitare, poi finalmente, appena fu giorno, si prepararono per salire ancora più su. Il percorso era abbastanza accidentato e dovevano stare molto attente a dove mettevano i piedi. Stavano attraversando la parte più difficile, fatta di caverne sotterranee, quando all’improvviso, Melissa sentì una forte spinta alle spalle e precipitò giù, all’interno di una di queste grotte, per fortuna non molto profonda.
Restò attonita e sbalordita per quello che le era appena capitato, Anita le aveva dato uno spintone per farla precipitare giù nella caverna.
Si era fatta male ad una caviglia e cominciò ad urlare: ”Anita ma sei matta ma che ti è preso! Aiutami a venir fuori!”
L’amica si sporse un po’, gridandole: ”Dovrei aiutarti? Non ci penso proprio, questa è la fine che si meritano le serpi come te. Mi fidavo di te, la mia amica del cuore… mi hai tradito, ti è piaciuto andare a letto con mio marito? E adesso vediamo se ti piace morire lì dentro come un animale in gabbia.”
Ora era tutto chiaro, Melissa gridò: ” Ti giuro non è come sembra, tirami fuori, ti prego…”
Ma non ci fu più nessuna risposta, sentì solo dei passi che velocemente si allontanavano.
Era buio lì dentro e faceva molto freddo, il terrore si impadronì della sua mente, ora faceva fatica a connettere qualsiasi pensiero. Se solo avesse avuto modo di spiegarle e lei avesse avuto la pazienza di ascoltarla, non l’avrebbe condannata a priori...le avrebbe detto che con Carlo c’era solo un rapporto fra un medico e la sua paziente.
Aveva scoperto da poco d’avere un male incurabile e lui, essendo un oncologo, la stava curando. Era stata lei a chiedere all’amico di non parlare della sua malattia e non voleva che nemmeno la sua migliore amica lo sapesse.
Con le mani, cercando un appiglio tentò di arrampicarsi sulle pareti, c’erano degli spuntoni di roccia a cui si aggrappò disperatamente, ma la caviglia dolorante le impediva di forzare sulle gambe per spingersi in su. Esausta, dopo alcuni tentativi, si abbandonò per terra, accucciandosi con la testa fra le gambe.
Man mano che passava il tempo e la notte avanzava, la temperatura si abbassava precipitosamente, si stava convincendo che sarebbe morta in quella tomba naturale. Inoltre, la speranza che qualcuno sarebbe potuto passare da lì era molto remota.
Precipitando nella grotta, la sua sacca si era sganciata finendo da qualche parte, si inginocchiò a tastare il terreno per cercare di trovarla, quando improvvisamente toccò qualcosa di strano come delle ossa, lanciò un grido che rimbombò fra la montagna silenziosa. Credette di morire di paura, poi cercò di ragionare, sicuramente erano i resti di qualche animale, si convinse che non poteva essere altrimenti.
Intanto, non si rendeva conto di quanto tempo fosse passato, le sembrava un’eternità, il freddo le attraversava le ossa e non sentiva più le gambe, quando stendendo un braccio ritrovò la sua sacca, dentro c’era una piccola torcia, dell’acqua e del cioccolato. Bevve avidamente e divorò la cioccolata.
Un colpo di tosse la lasciò senza fiato, scuotendo il suo corpo fino allo spasimo, poi finalmente si calmò e tirò un sospiro di sollievo. Accese la torcia e si guardò intorno, adesso poteva intravedere le ossa che aveva sfiorato prima e non erano di un animale ma bensì era lo scheletro di qualcuno, c’era un cranio, il terrore a quella vista era incontrollabile, le mancava il respiro, devo uscire da qui, devo riuscire a risalire pensava farneticando, poi quando credette che tutto fosse perduto sentì delle voci: ”E’ di qua, venite… oddio, speriamo che non sia troppo tardi… Melissa…Melissa rispondi…”
La voce era concitata e lei riconobbe Anita e con le poche forze che le erano rimaste rispose: ”Sono qui, fate presto…”
La tirarono fuori, Anita continuava a ripetere di perdonarla, che non sapeva la verità ed era sconvolta nello scoprire che era stata capace di fare una cosa così terribile. Melissa guardò l’amica senza dire una parola, Carlo l’abbracciò avvolgendola con una coperta e zoppicando si diresse verso l’auto. Anita in quel momento si rese conto che aveva perso per sempre la sua migliore amica e forse anche suo marito.
Poco tempo dopo appurarono che i resti dell’uomo appartenevano ad un cacciatore scomparso da qualche anno. Dopo tutto, almeno una cosa positiva c’era stata in tutta questa brutta storia, il ritrovamento dell’uomo, aveva messo fine all’angoscia di una famiglia che per mesi aveva vissuto nell’incertezza e nella disperazione di non sapere la fine del proprio caro.



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Opera scritta il 21/10/2017 - 05:35
Da Anna Rossi
Letta n.1228 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Complimenti Anna
Come sempre, imoeccabile.
Bella storia ed una penna con la vera padronanza di una scrittrice

laisa azzurra 21/10/2017 - 20:29

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Bella storia, anche se triste.Letta volentieri, scritta bene. Complimenti.

Teresa Peluso 21/10/2017 - 14:54

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Ho letto volentieri questo bellissimo racconto.

antonio girardi 21/10/2017 - 13:18

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Molto piaciuto questo racconto di una vendetta perpetrata da un'amica a un'altra che l'aveva tradita. Il finale ottimistico lascia un po' di amarezza, non ci sarà più amicizia tra quelle due ragazze. Giulio Soro

Giulio Soro 21/10/2017 - 12:46

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Una storia ben raccontata piena di significati importanti! Complimenti Anna!

Ilaria Romiti 21/10/2017 - 12:24

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Un bellissimo racconto tra veri sentimenti e falsi giudizi, a volte le cose non sono mai come possono sembrare... e si perdono gli affetti e i veri amici per sempre, senza ritorno!

margherita pisano 21/10/2017 - 10:21

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