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UNA COMPLICATA SCIARADA D\'AMORE

UNA COMPLICATA SCIARADA D'AMORE


Emily, Si lisciò la gonna, era nervosa. Jimmy dormiva nella nursery e la cara vecchia Nana, sedeva accanto al fuoco, con il ricamo in grembo. Ella si lasciò sfuggire un sospiro. Negli ultimi tempi, era accaduto di tutto e ora, lei era stanca. Il suo vestito era scuro, in segno di lutto, e odiava quel colore, così come odiava tutta quella situazione. “Oh papà perché non siete stato più accorto?” Pensò, ma ora le era chiaro, che non aveva mai tenuto a lei o al fratello. Scosse la testa, ancora faticava a credere che fosse finito in una prigione per debiti. Una lacrima di rabbia le solcò il viso. Non si preoccupò di asciugarla, ormai erano passati anni, e suo padre era morto. Ancora un'altra lacrima di rabbia e impotenza le solcò il volto. Avevano perso tutto, lei e Jimmy, e davvero non sapeva come avrebbe potuto fare, se lo zio non gli avesse aiutati. Aveva comprato la loro casa, dopo che era stata messa all'asta, e gli aveva concesso di restare a vivere lì, a sue spese. Era molto grata ad egli, ma purtroppo, ora, anche lo zio era morto, ed ella temeva che il nuovo duca, suo cugino, non sarebbe stato altrettanto generoso. Sollevò una statuetta dal camino, e poi l'appoggiò di nuovo. Si portò una mano alla base della gola. Era molto inquieta. Il volto dalla carnagione lattea, era incorniciato da alcuni boccoli castani, sfuggiti al nodo in cui gli aveva acconciati, sulla nuca. Era incantevole e del tutto inconsapevole di esserlo. Il pendolo suonò i suoi rintocchi, ricordandole che il cugino sarebbe arrivato a momenti. Temeva, quanto le avrebbe detto. Lasciò andare un altro sospiro. Dei passi riecheggiarono nel corridoio, poi il maggiordomo, che come Nana, gli era rimasto fedele, entrò annunciando l'arrivo del duca. Emiliy si voltò lentamente, fece una riverenza al duca, invitandolo ad accomodarsi, e congedò il maggiordomo, chiedendogli di portare del té.
<<Vi trovo bene, cara cugina.>> La voce del duca era bassa e profonda.
<<Vostra grazia, siete molto buono.>> Rispose compita. Sedette sul divano, invitandolo nuovamente ad accomodarsi. Egli prese posto su una delle poltrone, osservandola attentamente.
<<Dico, solo il vero. Ditemi, quanti anni ha, ora vostro fratello?>>
<<Jimmy ha 10 anni.>> Rispose rigida.
<<È grande. Ritengo debba avere la possibilità di studiare in un collegio.>> Disse serio il duca.
<<Ecco, come sapete, vostra grazia è una spesa gravosa.>> Egli sporse il busto in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
<<Mi occuperò io di ogni cosa.>> Le disse in tono serio.
<<Non ho modo di ringraziarvi.>> Rispose insicura.
<<Siete molto graziosa. Avete mai pensato al matrimonio?>> Emily si irrigidì.
<<Vostra grazia, comprenderete come nella mia situazione, sia un argomento da escludere.>> Disse fredda.
<<Sarò sincero, con voi. Ora che ho ereditato, ho premura di sposarmi. E credo che questo possa dare una risposta ai miei e ai vostri problemi.>>
<<Intendete forse dire....>> Chiese sgomenta e sorpresa.
<<Sto chiedendo la vostra mano, poiché mi sembra quanto meno ragionevole.>> E non solo quello, ma anche qualcos'altro che non voleva soffermarsi ad analizzare.
<<Vostra grazia, la vostra proposta mi onora, ma non posso accettare.>>
<<Vi chiedo di non essere così precipitosa.>>
<<Come desiderate.>>
<<Ascoltatemi, è davvero la soluzione più consona. Ad ogni modo, mi fermerò qui per due settimane.>>
<<Vostra grazia...>>Cominciò col dire incerta, ma egli la interruppe.
<<Ora che mio padre è morto, sono il vostro tutore, e poi voglio esaminare i conti della tenuta.>>
<<In fondo è casa vostra.>> Disse neutra.
Il maggiordomo arrivò col tè. Sistemò il vassoio sul tavolino, ed uscì. Nana, che era rimasta accanto al camino, fece per servirlo, ma Emily la prevenne.
<<Vi ringrazio. Potete farmi preparare la stanza, ed incaricare qualcuno per assumere altro personale?>>
<<Certo. Ma ritenete che sia necessario?>> Chiese.
<<Molto necessario, visto l'avvicinarsi delle feste.>>
<<Non amo festeggiare il Natale.>> Rispose mesta. Egli addolcì un poco il tono.
<<Posso ben comprenderlo. E non ho intenzione di ricevere, ma capite bene, che con la mia presenza, qui ci sarò molto più da fare.>> Disse. Ella arrossì.
<<Farò come mi chiedete.>>
<<Molto bene. A che ora cenate di solito?>>
<<Per le sei.>>
<<Ottimo. E ora vorrei vedere la biblioteca. Potete mostrarmela?>>
<<Certamente.>> Gli rispose, alzandosi, egli la imitò.


Emily sedeva nel salottino, cercando di concentrarsi sul ricamo, ma con scarsi risultati. I giorni, erano passati molto velocemente, e la vicinanza del duca, era per ella molto destabilizzante. Si stava occupando, delle riparazioni, alcune molto urgenti, della tenuta, e aveva già preso accordi, per l'istruzione di Jimmy. E doveva riconoscere che si era rivelato molto bravo, col ragazzo, il quale aveva bisogno di un modello maschile. Ma non era solo quello, egli era molto cortese, anche con ella, e in quei giorni avevano avuto modo di parlare, ed approfondire la reciproca conoscenza. Chiuse gli occhi. Egli era un uomo elegante ed arguto, un ottimo conversatore, e anche un bell'uomo, ma cosa più importante, si fidava di egli. Riaprì gli occhi. No. Non era sincera. Quello che sentiva, andava oltre la fiducia. Assaporava con gioia, ogni secondo del tempo trascorso in sua compagnia, e quando egli, si era recato a Londra, perché aveva dovuto sbrigare alcuni affari, aveva sentito terribilmente la sua mancanza. Ed era pericoloso, molto pericoloso. Si disse. Ma quanto, ancora avrebbe potuto negare la realtà? Si addormentava pensando a lui, e si svegliava, pensando ancora a lui. Scosse la testa. No, non poteva essere. Non poteva essersi innamorata di lui! Non poteva! Sgomenta, si portò una mano alla base della gola. Il cuore le batteva forte, come non aveva fatto mai, ma era impossibile, amare qualcuno, in così poco tempo, o forse no? Era ancora immersa nei suoi pensieri, quando il maggiordomo, entrò per dirle che il duca, voleva vederla, in biblioteca. Lasciò il suo ricamo, e corse via, subito, chiedendosi perché il duca volesse vederla. Non le aveva più parlato della sua proposta, che ci avesse ripensato, e ora volesse comunicarle la sua mutata opinione?
Quando entrò nella biblioteca, il duca, era seduto dietro la scrivania, ingombra di carte.
<<Volevate vedermi, vostra grazia?>> Chiese, ansiosa, avvicinandosi alla scrivania.
<<Sì. Ho trovato questa, nascosta tra alcune carte.>> Gli porse una busta.
<<Cos'è?>> Chiese, stupita, e un poco spaventata.
<<Una lettera di vostro padre.>> Dopo tanti anni?
<<Non voglio leggerla!>> Esclamò. Lui si alzò e le si affiancò. Erano vicini, ora, troppo vicini.
<<Prendetela.>> Lei riluttante, prese la lettera e le le loro dita, si sfiorarono. Emily rabbrividì, arrossendo.
<<Ho quasi timore a leggerla. Non voglio.>> Sembrava una bambina, e il duca le sorrise, indulgente.
<<Allora, la leggeremo assieme.>> Ella lo guardò.
<<Vi ringrazio.>> Andò a sedersi su di una poltroncina. Egli, si fermò dietro il suo schienale, di modo di esserle vicino, e scorgere il foglio, ma mantenendo una decorosa distanza.
Emily, cominciò a leggere. La lettera, molto lunga, conteneva per lo più frasi di affetto, per lei e il fratello, oltre alla richiesta, di perdonarlo, per i suoi sbagli. Il padre, nella lettera, continuava dicendo, che le accuse, contro di lui erano infondate, e le pregava di credere alla sua sincerità, ma lei era ancora troppo scossa, e arrabbiata, per avere fiducia.
<<Guardate, Emily, alcune parole sono cerchiate, o sottolineate. Non vi sembra strano?>> La voce del duca la sottrasse ai suoi pensieri riportandola alla realtà
<<È vero.>> Rilesse la lettera, con più attenzione. <<Sembra quasi un codice.>> Disse sovrappensiero.
<<Un codice, dite?>>
<<Sì un enigma. Papà, amava le sciarade, e i giochi simili.>> Ma perché metterne uno in una lettera?
<<Allora, questa lettera deve celare, qualcosa d'importante.>> Disse il duca.
<<Pensate?>> Egli sospirò.
<<Potrebbe.>> Emily lo guardò.
<<Non sono brava con gli enigmi.>>
<<Sono qui per offrirvi il mio aiuto.>> Gli sorrise, grata.
<<Forse ci sbagliamo, ma vale la pena, tentare, vero?>> Si voltò ancora a guardarlo.
<<Sì.>> Disse deciso. Emily si alzò, andando alla scrivania, le sembrava tutto così assurdo! E la ragione, le diceva si lasciar perdere, che quelle scritte, sul foglio, erano solo parole vuote, senza un vero significato, né apparente, né recondito. Eppure...prese carta e penna, e cominciò ad annotare le parole evidenziate, cercando di riunirle, tra loro. Sembrava una lunga e difficile sciarada. E faticava a comprenderla.
<<Sembra una specie di sciarada.>> Il duca era alle sue spalle.
<<E lo è...credo, eppure non ha molto senso. Non so.>> Il duca prese il foglio, su cui lei aveva annotato le parole, scritte dal padre.
<<Fatemi leggere...sembra un indovinello o un rebus.>> Le disse serio.
<<Certamente, è così. Ma perché?>>
<<Per nascondere qualcosa.>> Fece una pausa. <<Guardate, queste parole, sono segnate in un modo, e hanno un significato a sé, queste si possono unire : Croce-via.>>
<< Oppure, queste, tre, nel testo sono segnate allo stesso modo: Vi-ci-no. Ma è strano. >>
<<Aspettate. Ci sono. “Non cercate lontano, quello che è vicino. Il crocevia tra dicembre e il sole, apre la porta.>>
<<Ma anche così non ha molto senso.>> Il duca si fece pensieroso.
<<Ecco. Ho trovato. Il camino.>>
<<Il camino? Siete sicuro?>>
<<Nell'enigma c'è scritto, crocevia, ovvero punto d'incontro. Il sole riscalda, il fuoco anche. A dicembre si brucia il ceppo.>> Il duca era trionfante.
<<E allora?>> Emily era confusa.
<<E allora, controlliamo il camino.>>
<<Ma quale?>>
<<Questo. È qui, che lo zio passava la maggior parte del tempo.>> Emily annuì.
Insieme cominciarono a osservare il caminetto, cercando una cassetto o un'apertura, e ogni volta che le loro mani si sfioravano, ella era percorsa da uno strano tremito. Una sensazione indefinita, che somigliava ad un misto di paura e felicità, che non aveva mai provato prima, e ancora si diceva che il duca era davvero un uomo notevole, sotto molti aspetti. E il suo cuore, non la smetteva di battere furiosamente. Poi alla base del camino, uno dei pannelli, scattò rivelando un nascondiglio segreto, dove c'era una cassetta, con all'interno svariati documenti. Il duca li prese, e li lesse velocemente.
<<Cielo! Emily, se solo li avessimo trovati prima!>>
<<Cosa sono?>>
<<Queste carte, provano l'innocenza di vostro padre.>> La speranza le si accese nel cuore.
<<Davvero? Ne sono così lieta!>>
<<Devo andare a Londra, subito. Ditemi di sellarmi il cavallo.>>
<<Come volete.>> Era mesta capiva che egli aveva ragione, che lo faceva per lei, ma non voleva lasciar andare il duca. Sbatté le palpebre, per evitare che le lacrime, le rigassero il viso. Non voleva che egli la vedesse piangere.
<<Si sistemerà tutto, vedrete.>> Le disse con un sorriso. Prese i documenti e la lasciò sola. Emily suonò, per chiamare il maggiordomo, e dargli istruzioni, come aveva chiesto il duca.


Era inquieta. Erano passati giorni, da quando il duca era partito e ormai era la vigilia di Natale. E non poteva più mentire a se stessa. Amava il duca, con tutta l'anima. E ne sentiva terribilmente la mancanza. Si muoveva inquieta per il salottino. Jimmy riposava, e anche Nana si era ritirata, ma lei era sveglia, e pensava a lui. E alla sua proposta. Che ci avesse ripensato? Aveva paura a porsi quella domanda.
La porta si aprì, lasciando entrare il duca. Egli allargò le braccia, ed ella, contrariamente ad ogni ritegno, vi si rifugiò. Il duca, sorrise.
<<Sono qui, cara.>> Ella si lasciò abbracciare. Era sbagliato, ma così bello.
<<Sono così felice!>> Si lasciò sfuggire. Sorridendo egli prese il rametto di vischio che aveva in tasca.
<<Siete così bella!>> La baciò. Emily fremette di speranza.
<<Volete essere mia moglie?>> Le chiese, quando si scostarono.
<<Con tutto il cuore!>> Egli la strinse nuovamente a sé.




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Opera scritta il 25/12/2017 - 19:51
Da Marirosa Tomaselli
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