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L'amore breve

Si erano conosciuti una mattina di maggio in un mercatino dell'usato, due frasi buttate lì, un paio di battute, nulla di più.
Sembrava essere finita lì tra Mauro e Lisa, invece il destino aveva disposto diversamente.
Una mattina Lisa andò al bar vicino a casa della nonna e lì incontrò Mauro, che da poco lavorava proprio in quel bar.
I due iniziarono ad uscire insieme e in breve nacque una forte complicità che Mauro chiamava amore.
Il legame tra i due divenne sempre più forte.
Una mattina Mauro accusò degli strani malesseri, pensava che non fosse nulla di ché, vista la stagione pensava ad un malanno tipico del cattivo tempo.
Passarono i giorni ma il malessere non passava.
La madre di Mauro, preoccupata, convinse un riluttante figlio, che cercava di sminuire il problema, ad andare dal medico di famiglia.
Questi consigliò tutta una serie di esami.
A Mauro sembrò esagerato l'approccio del suo medico al suo stato di salute.
Quello che venne fuori dagli esami era peggio di quanto si potesse immaginare.
Mauro aveva contratto una rara forma tumorale.
I problemi alla deambulazione arrivarono quasi subito tanto che non fu più in grado di camminare e dovette usare una carrozzina per gli spostamenti.
Lisa era sempre al suo fianco.
Studentessa all'università, incominciò ad abbandonare le lezioni per seguire il ragazzo.
La sorella di Lisa, Sara, vedeva in Mauro un problema.
La malattia di lui andava, secondo la sua visione, per le lunghe e la sorella, che seguiva il ragazzo in ospedale e nelle visite di controllo, stava perdendo di vista la sua vita, i suoi desideri.
Sara le fece un discorso duro ed ostile nei confronti Mauro.
Lei era appena tornata da una visita di controllo del ragazzo, come le altre volte lo aveva accompagnato in carrozzina, l'aveva aiutato nelle solite attività.
Tornata a casa Lisa si abbandonò ad un pianto disperato.
I medici avevano detto che dopo l'operazione le cose non stavano procedendo come sperato.
Non solo era probabile che Mauro sarebbe rimasto in carrozzina per sempre ma anche che la casistica scientifica diceva che ci potevano essere, davanti a quadri clinici come quello, maggiori rischi di ricaduta tumorale.
Sara vedendo la sorella sempre più presa dal ragazzo, ebbe il timore che lei, per lo meno dal suo punto di vista, potesse rovinarsi la vita.
Aveva già lasciato le lezioni, aveva ridotto la sua vita sociale al minimo, stava, secondo Sara, cancellando se stessa e il suo futuro.
Il discorso di Sara fu molto duro e crudo.
La sintesi si poteva riassumere in questo: Lisa devi, per il tuo bene e per il tuo futuro, lasciare Mauro.
Il ragazzo era destinato, secondo la visione di Sara, ad assorbire tutte le sue energie; tutti i suoi sogni, le speranze per il futuro non si sarebbero realizzate.
Lisa rigettò sdegnata tutte quelle chiacchiere, lei sentiva di amare Mauro, qualcosa, però, di tutto quel discorso, iniziò a scavare il suo animo.
I medici davano quasi per certo che la vita di Mauro avrebbe continuato a svolgersi in carrozzina, ammesso che la malattia non si ripresentasse.
Mauro era un bravo ragazzo, raramente in collera e sempre con il sorriso sulle labbra, anche nei momenti più difficili.
Lisa si guardò indietro e si rese conto che aveva perso un anno di studi.
Si rese conto che non gli sarebbe più stato possibile recuperare quel tempo.
Si fece un esame di coscienza, si chiese cosa volesse per lei veramente, si chiese se era la laurea in fisica, il poter lavorare in un osservatorio astronomico, ossia seguire quello che per lei era il suo sogno da sempre, oppure seguire per tutta la vita Mauro, sperando nel miracolo che riperdesse a camminare.
Erano delle domande a cui dare una risposta era molto difficile.
Lei amava Mauro ma non voleva lasciare i suoi sogni, voleva tentare, almeno, di raggiungere quello che per lei era diventato uno scopo di vita.
Dopo varie notti insonni si decise.
Il discorso di Sara aveva colpito nel segno, era riuscita a scavare nell'animo profondo della sorella, che lei conosceva bene.
Inizialmente Mauro non notò nulla di particolarmente insolito nel comportamento della sua Lisa, la vedeva un po' più nervosa del solito, ma ci stava, era da mettere in conto la stanchezza, lo stress, il nervosismo.
Un giorno, però, qualcosa di nuovo apparve nel loro rapporto.
Lisa si negò, tirò fuori quella che alla madre di Mauro sembrò una vera e propria scusa per non accompagnarlo ad un esame di controllo, l'ennesimo.
Mauro andò con la madre e anche il personale del reparto, abituati a vedere Lisa, si sorprese nel non vederla.
Mauro non sapeva che pensare, forse la madre esagerava.
A volte, tra Lisa e la madre di Mauro, c'erano state delle frizioni, nulla di particolarmente serio.
Quella notte Lisa non dormì.
Pensò e ripensò le parole giuste per dirglielo.
Tra loro doveva finire lì, ognuno doveva prendere la propria strada.
Lei aveva una sola vita e non voleva “sprecarla” stando dietro a Mauro che, secondo i medici, sarebbe rimasto per sempre in carrozzina, anzi esisteva anche la possibilità, non tanto remota, che il male se lo potesse portare via giovane.
Mauro non sospettava nulla quando vide la chiamata sul cellulare, era la sua Lisa ma quello che sentì lo lasciò di stucco, era incredulo alle parole di quella che riteneva essere la donna della sua vita, lui, di certo, non l'avrebbe mai fatto.
Tutte le parole di Lisa potevano sintetizzarsi in un: Addio Mauro.
Era distrutto, incredulo, lei non aveva neanche avuto il coraggio di presentarsi di persona.
Il padre di Mauro lo vide nervoso, chiese il perché poi lui scoppiò a piangere, un pianto liberatorio.
Tra loro due era finita.
Lisa riprese gli studi.
Il padre di Mauro cercò di contattarla, prima telefonicamente poi andando di persona in facoltà, per chiederle il motivo, il perché aveva abbandonato il figlio.
In realtà voleva accusarla di essere una persona senza scrupoli, di aver distrutto il figlio e che, per tutto questo, doveva sentirsi colpevole.
Lisa riuscì ad evitare le telefonate e le visite del padre di lui, aveva detto ai colleghi di avvertirla se un tale signore fosse venuto a cercarla.
Un giorno, visto che in facoltà non riusciva a parlarci, il padre del ragazzo aspettò Lisa sotto casa sua e visto che non scendeva se la prese con la sorella, Sara, con la quale ebbe un animato incontro, terminato solo all'invocare la presenza delle forze dell'ordine se il signore non se ne fosse andato via da lì.
Lisa non aveva mai visto come una minaccia il padre di Mauro, aveva avuto dei rapporti tutto sommato amichevoli e cordiali.
Quello che era successo la turbava, lei era convinta di aver preso una decisione dura ma lecita, aveva tutto il diritto di prendere quella decisione e, oltre a Mauro, non doveva dare spiegazioni ad altre persone.
Quella era la sua vita, il suo futuro.
Anche i genitori di Lisa si preoccuparono per l'accaduto.
Dispiaciuti per la decisione presa da loro figlia, comunque sia la appoggiarono senza riserve.
Preoccupati che il padre di Mauro potesse, addirittura, aggredire la loro figlia, prospettarono a Lisa l'ipotesi di continuare gli studi in un altra sede universitaria.
Lisa accettò.
Non seppe, per molto tempo, che fine aveva fatto Mauro, che non vide mai più.
Un giorno seppe da un suo amico che la famiglia di Mauro si era trasferita, con lui, in Svizzera, non seppe altro.
Fu contenta nell'apprendere che la malattia non se l'era portato via.
Facendo un esame di coscienza fu, anche, contenta della scelta fatta, non si sentiva una persona cattiva, come il padre di lui cercava di farle credere.
Durante gli studi conobbe Aldo, un suo collega; si appassionò all'infinitamente piccolo e, con sua somma felicità, trovò lavoro al Cern, un posto di prestigio che la riempì d'orgoglio e che dette un senso alle sue scelte, anche quelle più difficili.



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Opera scritta il 17/01/2018 - 20:25
Da Massimiliano Casula
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