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BRICIOLE DI FELICITÀ

«Bene ragazzi, prendete il libro a pagina, 240. Oggi parleremo del...» Soppresse uno sbadiglio. «...Del romanticismo.» E poi si lasciò cadere sulla sedia.
«Professore? Ma non avevate detto che avreste interrogato?» Chiese un alunno. Lo fissò, quasi stupito. Interrogato? E chi se lo ricordava! Ma soprattutto, chi ne aveva la forza?
«Ho cambiato idea» Tagliò corto.
«Ma prof, ci sono dei volontari per oggi!» Erano, così noiose le sue lezioni, che i suoi alunni preferivano essere interrogati, piuttosto che starlo ad ascoltare? Ma ultimamente, era così fuori fase, che non si sentiva di dargli torto.
«E va bene...venite pure!» Alcuni ragazzi, si avvicinarono alla cattedra con le sedie. No, la prima ora non era mai una passeggiata, ma in quel periodo era peggio. Si passò una mano tra i capelli, castani. I suoi occhi verdi, erano cerchiati di nero, la stanchezza era ben visibile sul suo volto, e anche nella sua voce. Si sforzò di prestare attenzione ai ragazzi...ma c'era un problema, che lezioni aveva fatto con loro? Ultimamente, non faceva altro che confondere le classi, e le varie lezioni. Scosse la testa.
«Professore, da dove cominciamo?» Il professor Danelli, allargò le labbra in un sorriso. Forse aveva trovato il giusto escamotage, per togliersi d'impiccio.
«Visto, che lo chiedi, perché non cominci tu? Scegli un argomento, tra quelli di oggi.» L'alunno, lo guardò un po' incerto, poi cominciò a parlare.
Lui, lo ascoltava distratto. Sapeva, bene di essere cambiato, ma soprattutto sapeva che ai suoi alunni, sembrava strano. E in effetti non gli dava tutti i torti.


«Sono a casa!» Lasciò cadere la sua borsa. Era esausto. Una giornata a scuola, dopo una notte insonne, l'aveva distrutto.
«Vieni in cucina...» La voce della moglie, era stanca come la sua. Scuotendo la testa, la raggiunse, fermandosi sulla soglia. Era accanto al seggiolone della figlia, cercando di farla mangiare. Era una scena, comica, ma anche bellissima. Sara, aveva i capelli scomposti, e la camicetta, ridotta a un campo di battaglia, mentre, la bambina, aveva il volto impiastricciato, e rideva, del disastro che aveva combinato. Entrò nella stanza, avvicinandosi alla moglie per baciarla. Poi baciò la piccola sulla testa.
«Com'è andata oggi Luca?» Disse un po' distratta, cercando di dare un altro cucchiaino alla bimba, che si rifiutava categoricamente.
«Un inferno...hai provato a farle le facce buffe?» Sarà sospirò.
«Vuoi che ti risponda? Ho provato di tutto.» Disse, allontanandosi.
«Lascia provare un po' me...» Certo che la piccola, aveva già il suo caratterino, ed entrambi lo sapevano, non c'era verso di farle fare qualcosa, se non voleva, e poi da quando aveva cominciato a modificare i suoi ritmi, la notte era diventata un inferno. Ma era così bella!
«Se ci tieni...tanto dovevo fare la lavatrice...»
«Prevedi un'altra Caporetto, vero?» Rise, un po' tirato. La bambina rideva, e gorgogliava, e dopo un po' lui gettò la spugna... la pappetta era dappertutto, meno che dove doveva...
«Dammi, la bambina...è meglio, che la cambi...e magari, provo a farla dormire...»
«Ok. Ti do una mano a sistemare, qui?» Chiese, guardandosi in torno, scettico.
«Se te la senti...mi faresti un favore.»
«No. Ma consideralo, fatto.»
Da quando avevano la bambina, era cambiato tutto. E non era affatto facile. Tutta la loro routine, era stata sconvolta, i loro orari, lo stare insieme. Scosse la testa, e prese una spugna. Sara, meritava un po' d'aiuto, anche se era stanco, lei doveva esserlo molto di più. Erano sposati da quasi due anni, ormai, e avere un figlio, era sembrato davvero il coronamento del loro amore, ma quante difficoltà. Sara, che lavorava in un ufficio, aveva dovuto mollare il lavoro, per via della gravidanza, e ora era a casa. Per fortuna, c'era il suo, di professore, ma era una sfida, nel vero senso della parola, conciliare i ritmi della sua vita privata, ormai fin troppo frenetica, con i compiti e le lezioni. Da quando la figlia, poi aveva cominciato a svegliarsi più volte durante la notte, le cose erano peggiorate ancora. Secondo il pediatra, stava cambiando i tempi, ed era naturale si svegliasse, ma né lui, né Sara avevano un po' di pace.


Se ne stava nello studio, cercando di correggere dei temi, con la testa altrove. Sara, aveva messo a letto, la piccola, e stava lavando i piatti in cucina. Un attimo di calma, che non sarebbe durato molto, e lo sapeva. Cercò di sbrigarsi...meglio, correggere qualche compito di fretta, tanto aveva preso l'abitudine di mettere i voti a mente fredda, a scuola, prima di consegnarli, approfittando di qualche ora buca. Ogni tanto, allungava il collo, per sbirciare, verso la cucina, Sara non aveva ancora finito di ordinare. Chissà, se la bimba si era svegliata? Probabilmente, no, altrimenti l'avrebbero sentita, ma si alzò lo stesso. Era meglio controllare. Mise i compiti corretti nella 24 ore, ed uscì dalla stanza.


La piccola, era nella culla. Sembrava un angelo. Represse l'istinto di carezzarla, non voleva che si svegliasse, e facendo piano, si avviò alla porta, ma non fece tempo a toccare la maniglia, che lei si svegliò, cominciando a piangere. Come sempre, pensò con un mezzo sorriso. La prese in braccio, cercando, senza risultato, di calmarla.
«Su...su...ora andiamo dalla mamma...» Disse, parlando piano.


Era tornato ai suoi compiti. La bimba, si era calmata, come Sara l'aveva presa in braccio. L'aveva allattata, e ora, se ne stava tranquilla, in braccio alla mamma, cercando di afferrare gli oggetti più vicini. Sorrise. Erano così belle insieme, e lui era pieno d'orgoglio. Sua moglie, sua figlia. Era quella la felicità.
«Ci stavi spiando?» Sorrise, Sara.
«Più o meno. Venite, qua.» Sara rise.
«Ah, meno male che la nostra peste, ancora non cammina!» La bambina, agitava le braccia, ogni volta che un oggetto, entrando nel suo campo visivo, la incuriosiva.
«Be' quando comincerà a farlo possiamo sempre, nascondere gli oggetti, e sbarrare porte e finestre.» Entrambi risero. Sara sedette, accanto a lui, la bimba, saldamente, in braccio. Lui, accarezzò entrambe. Erano così belle! La bambina, si guardava attorno, curiosa, seduta in braccio alla mamma, che la sosteneva, arrivava al tavolo. Allungò le manine, cercando di afferrare, quello, che aveva davanti, a sé, ovvero i compiti e le carte, del padre, spostandole, alla rinfusa, e stropicciandone alcune, gorgheggiando felice.
Luca, impallidì, e poi rise, la bimba sembrava tutta intenta, e concentrata, in quello strano, “lavoro”.
«Sara, cosa pensi che dirò ai miei alunni, domani?»
«Che c'è stato un uragano in casa?» Rise lei. Lui le fece segno di passarle, la piccola, che cominciò subito a protestare, perché così veniva distolta da quegli strani oggetti che la incuriosivano tanto, e che facevano un bel rumore, sotto le sue manine...
«Ehi, monella, lo sai, che sei bellissima?» Ma la figlia, dopo averlo guardato, con un sorrisetto, strano, si mise subito a fare i suoi versetti, muovendo le sue manine, verso, uno strano oggetto, luccicante: la penna, che il papà teneva nella tasca della camicia.
«Eh, no...questa no!» Luca, fu pronto ad allontanarle la penna, ma lei si mise a piangere. Per fortuna, Sara, fu prontissima, a prenderla in braccio e a rimetterla, sulla poltrona dove c'erano i suoi giocattoli. Luca sospirò, senza di lei, sarebbe stato perso. Con calma, cercò di riordinare, quei compiti malconci, per fortuna, che prima ne aveva già corretti una parte, e li rimise al sicuro nella valigetta.


Era tardi, presto sarebbero andati a letto. La cena, era stata più tranquilla del pranzo, forse perché dopotutto la bimba preferiva il latte, alle pappe... o forse erano stati solo un po' più fortunati.
Ora era il momento del bagnetto, e lui osservava la moglie, con la piccola. Era davvero una bella scena.


Da quando si erano addormentati, cinque minuti? Mezz'ora? La piccola si era già svegliata. Luca, si si mise a sedere, anche Sara, era sveglia. Scosse la testa.
«Aspetta qui.» Si alzò, prese con cura la piccola, che non sembrava volersi calmare e tornò verso il lettone. Come Sara la prese tra le braccia, la bambina smise di agitarsi, e si addormentò. Che fare riportarla nella culla? Sapeva che sarebbe stato inutile, si sarebbe svegliata di nuovo. Tornò a coricarsi, facendo molta attenzione, a lasciare spazio alla piccola, che se ne stava beata al centro del lettone. Sorrise, ecco, vedere lì, accanto a sé la moglie, e la figlia lo ripagava di tutte le notti insonni, e di tutti i problemi, era quella la felicità.




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Opera scritta il 04/04/2018 - 12:12
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.893 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Bel racconto Marirosa...
a volte non lo si capisce ma quello è un momento magico della vita e tu, fai riflettere!

Grazia Giuliani 09/04/2018 - 20:19

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racconto molto bello

GIANCARLO POETA DELL'AMORE 04/04/2018 - 16:24

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