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L\'avvento dei figli di Zipiagri

Urlare e combattere. Sarebbero stati  due atteggiamenti senz'altro naturali e spontanei in quelle circostanze. Ma Hans non poteva permettersi un tale lusso. Così si costrinse ad osservare impotente i gendarmi che portavano via il suo unico amore, Friedrich. Sapeva che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa di simile, per questo aveva insistito a lungo per lasciare il paese. Ma Friedrich testardo com'era rifiutava l'idea che qualcuno di quel paesello potesse fargli del male. Non era mai stato in grado di percepire fino a che punto la paura e la disperazione si erano radicati negli animi dei loro vicini e dei loro amici.
Forse ora, mentre la folla lo insultava e incoraggiava i gendarmi a menarlo, lì sul posto, solo ora che, fradicio di saliva e di succo di pomodoro, si rendeva realmente conto di ciò che veramente si nascondeva dietro al partito nazista.
Anche se non poteva difendere il suo amato dagli sputi e dai pomodori, dagli insulti e dalle minacce, anche se non poteva cercare un punto alto da cui urlare la sua rabbia alla folla, cercando di farla rinsavire e di spezzare quel sortilegio fatto alle menti degli uomini dall'Imbianchino, Jonathan poteva ancora pensare, a cosa è presto detto:
Sebbene il perché il suo amato era stato arrestato fosse lampante, insensato è vero, ma lampante, ancora non era chiaro il come fosse stato colto in fallo.
Era possibile che quel giovane codardo di wilsbur, beccato la settimana prima a lusingare con deliziosi epiteti il figlio del sindaco, per sedurlo e deviarlo dal retto cammino della svastica, per poi ricattarlo in cerca di una rendita veloce e priva di fatica, avesse poi tentato la redenzione davanti all'altissimo Führer consegnando i suoi unici amici all'ingiustizia?
Ma se fosse andata realmente così, perché non avevano preso anche lui? Com'era possibile che agli occhi dell'alto cancelliere la sua colpa fosse inferiore a quella del suo Friedrich?
Ancora, era possibile che a fare la spia fosse stato quel lunatico di Sam il Zoppo? Magari dopo un bicchiere di troppo si era lasciato sfuggire qualcosa circa quello che aveva visto accadere uscendo dal bar, un mese prima, tra lui e Friedrich? Ma anche in questo caso: perché avevano preso solo lui? Incrociò il suo sguardo proprio mentre formulava queste e cent'altre domande, e il suo sorriso fu inequivocabile. Quel romantico illuso di Friedrich Von Stein si era consegnato mediante una soffiata fatta sotto il nome di Hans Zinner. Tutto per tenere lontani i sospetti dall'ora galante e irreprensibile Hans.
Ebbe la terribile conferma del suo sospetto quando, durante la mattinata del giorno dopo, gli arrivò una lettera timbrata niente di meno che dall'ufficio della segreteria del Fuhrer.  In quell'accozzaglia di caratteri si distinguevano epiteti e superlativi, di quelli buoni solo per ammansire e lusingare idioti, e vividi ringraziamenti per aver aiutato il regime a purificarsi dall'immondo Friedrich Von Stein. Insieme alla vomitevole lettera, nella stessa busta, vi era anche una manciata di spiccioli, utili per comprare una pagnotta, una ricompensa simbolica per incoraggiarlo a non deviare dall'ingiusta via. Era una mattina fredda così Hans si servì della sua posta, egregia lettera e mancia-contentino inclusi, per attizzare il fuoco. Inutile dire che anche usandoli a quel modo, lontano dal pennello e dalla pittura dell'imbianchino, si rivelarono inutili, e dovetté
Usare anche due ciocchi di legno.
In ogni caso Hans non ebbe il tempo di disperarsi troppo per la sua perdita.
Un rombo infatti, quella stessa mattina, ruppe la quiete della cittadina.
Con disgusto Hans osservò dalla finestra della cucina i suoi vicini scrutare il cielo, così anche se controvoglia, soprafatto dalla curiosità varcò l'uscio che tante volte aveva visto varcare da Friedrich per unirsi al branco di pecore che non staccavano gli occhi dalle nuvole.
Inorridi all'idea che quello che si trovasse davanti ai suoi occhi proprio in quel momento potesse trattarsi di una nuova e micidiale arma tedesca.
Era qualcoasa di molto simile a una lucertola ma con grosse ali e, sparse su tutto il corpo, aveva squame e punte. Era dotato di due fauci enormi ricoperte da zanne afilatissime e delle quattro zampe saltavano subito alla vista gli artigli, curvati e dall'aria molto pericolosa.
Ogni tanto quelle creature si lanciavano in sospiri infernali che bruciavano tutto ciò che era in traiettoria.
Si trattava senza ombra di dubbio di draghi. Non si lasci trarre in inganno chi avesse udito da bardi e cantastorie la natura incompresa e infelice di questi sputafuoco.Perché, al contrario di quanto narrato nelle favole, queste bestie, questi draghi, sono il simbolo di morte e distruzione per eccellenza, viaggiano attraverso le dimensioni attratti dalla paura e dalla rabbia e quando arrivano seminano resti di cadaveri laddove, in tempi meno aspri gli umani si accalcavano per sopravvivere.
Nemmeno il tempo di contare fino a tre che i draghi scesero sulla terra graffiando, mordendo e bruciando.
Correre e urlare non è utile, combattere e nascondersi non è utile.
Una lotta impari si staglia dinnanzi agli umani, i draghi non conoscono pietà, una volta sazzi uccidono per divertimento.
Hans Zinner non fu un eccezione, il suo intero villaggio fu spazzato via in una sola ora.
In qualche modo la notizia dei draghi si diffuse per tutto il globo e si tentò un contrattacco, ma di giorno le bestie, instancabili, evitavano qualunque cosa gli venisse scagliata contro, ma di notte, in osservanza al patto stipulato con il loro Dio-padre, volavano sulle vette del mondo per riposarsi fino al mattino. In quei momenti di quiete l'umanità tutta unita sotto il vessillo della paura tentò i suoi primi e ambiziosi attacchi, proiettili, missili ma anche frecce e dardi come anche le  lame di spade e baionette, non sortirono alcun effetto.
I più furbi tra i più abbienti si rifugiarono nei bunker atomici, ma i draghi , pilotati da un onnipresente guida trovavano senza tentennamento anche i nascondigli più segreti.
Si limitavano a bucare il soffito con un colpetto di coda e a tirar fuori uno a uno tutti gli umani presenti nel rifugio, come se estraessero delle pietanze da un cestino in cemento durante un macabro picnic.
Contro quelle forze inarrestabili ogno resistenza si rivelò vana.
Umanità, Menschheit, una specie che venne smacchiata dall'elenco delle creature viventi, almeno su quel pianeta.



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Racconto scritto il 26/09/2018 - 11:17
Da Umano Silenzio
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