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L'eco del passato

Quando si sorrideva all'uguaglianza, alla tolleranza, al rispetto per gli altri, per il diverso, tutte parole in fila indiana nella storia che torna e alcune non ancora superate.
Una piega della pelle, un sogno diventa evidente come un faro nella notte.


Mentre faccio un passo dopo l'altro su questa via, nella periferia della città, la distanza tra il presente e il passato si riduce, anche il cielo sopra di me è più limpido, fresco e le nuvole si trasformano mentre nascondono il sole come giocassero a nascondino, in questa terra che un tempo era florida e culla della libertà.
Mano a mano che mi avvicino, all'abitato il cuore mi sussulta sempre più, non può essere vero.
Uomini e donne che sono passati di qui ritornano come l'eco, e le pietre di questa casa che guardo con gli occhi del ricordo, trasudano di reminiscenze.
Ne avverto la presenza. Se solo il cuore non mi facesse così male...provo a chiudere gli occhi così mi posso rasserenare...adesso il cuore si sta placando, il petto è caldo,umido e finalmente mi sembra di sentirmi oltre la porta del tempo.


In questa palazzina le giornate avevano l'illusione della fiaba, perché per le gemelle ero la piccola principessina: la bimba che indossava di sovente abitini confezionati con tessuto d'organza in tinta di rosa o di azzurro, arricciati in vita, abbracciata da un nastro di raso, con il corpino lavorato a nido d'ape; i capelli acconciati con le trecce le quali trattenute sempre con nastri in tinta con l'abito indossato.
Le gemelle all'anagrafe risultavano al nome di Beatrice e Clarissa, il grado di parentela che ci unisce, esiste in quanto zie di mia madre.
In famiglia non vengono identificate con codesti nomi, ma con altri: Prima e Seconda; le due donne di fatto sono gemelle dizicote nate con una propria placenta.
Per tutti sono le gemelle... realmente sono falsi gemelli.
Infatti le due donne non hanno uguaglianza, tranne la bellezza, sono molto belle e di conseguenza corteggiate da tanti giovanotti, sono visibilmente diverse nel carattere e fisicamente, e avranno pure percorsi di vita molto differenti.
Beatrice è la prima a sollecitare le doglie del parto a sua madre Adele, e vede la luce di questo pianeta distanziando la sorella di otto minuti.
Ella è una giovane donna di media statura ben conformata, dalla carnagione color cipria lentigginosa, viso ovale ornato dai capelli ricci di media lunghezza color miele con folte sopracciglia le quali intensificano lo sguardo seducente, confermando l'aspetto sbarazzino e appassionante, dal carattere capriccioso molto loquace col talento del commediante.
L'aspetto, il comportamento inusuale in controtendenza fece innamorare un bel giovanotto, che mise scompiglio nelle rispettive famiglie, causa le differenze di ceto sociale che li contraddistingue: Rino il bel giovanotto che s'innamora appassionatamente di Beatrice era benestante, la sua famiglia era possidente di molti acri di terreno. Si erano conosciuti perché la madre delle gemelle Adele frequentava la famiglia del giovinetto per il motivo che era lavandaia, fu per questo motivo che Beatrice fu notata. Quando c'era il bucato delle lenzuola, e risultava pesante per Adele, Beatrice andava ad aiutare la madre.
Beatrice rimase incinta dopo poco tempo dal fidanzamento ufficiale, Rino però non la sposa, ma convivono nella villa di proprietà dell'amato, circondata da ampi giardini, all'interno corredata con le comodità del lusso in connubio perfetto. Dalla focosa passione nacque Raffaele, che fluì nell'agiatezza della famigliola senza difficoltà. Fintanto che per l'erede non arrivò l'età scolare: Raffaele non aveva il cognome del padre in quanto i genitori non erano sposati; i bambini dei genitori non sposati o senza un padre venivano denominati con le sigle NN, in sostituzione del cognome paterno, queste stavano al significato di: figli di nessuno.
Beatrice non tollera questa umiliazione e implora in tutti i modi il suo uomo di sposarla, minacciando pure il suicidio, senza averne soluzione. Un giorno nel quale si trovavano a casa dei genitori di Beatrice ne nacque un'ennesima discussione per il motivo del figlio, lei era sempre molto irruente e focosa per questa situazione, salita al piano superiore della casa paterna, sedette sul davanzale della finestra, inviperita urlava e minacciava Rino, con codeste parole: “ Dimmi che mi sposi altrimenti mi butto!!!”
Beatrice si lasciò cadere. Rino che l'amava tanto seppur a modo suo, lui l'afferrò al volo e con questo gesto d'amore acconsentì e si maritarono, e vissero felici e innamorati fino alla vecchiaia e morirono a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro.


Clarissa la seconda sorella gemella era bellissima sembrava una diva del cinema,molto alta di statura,aveva i capelli lunghi ondulati che le accarezzavano i fianchi, neri e lucenti come l'ossidiana li acconciava sempre raccolti in uno chignon; dal carattere opposto a Beatrice, cordiale e docile, le accomuna solamente oltre alla bellezza, il ceto sociale degli uomini che se ne innamorano. Clarissa sposa un uomo dal temperamento soave e dolce come lei, la loro unione felice fu scioccata dalla malattia di lei, un cancro all'utero... ella sopravvisse, ma persero la speranza di diventare genitori. Tuttavia il dolore più grande per Clarissa fu la perdita del suo adorato marito,venuto a mancare nel primo decennio della loro felice unione, causa, il male che lei era sopravvissuta.


L'attesa davanti al luogo designato è lungo, una voce mi fa rimarcare la sosta, portandomi alla realtà, alla bell'e meglio mi congedo garbatamente.




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Racconto scritto il 16/10/2018 - 01:38
Da Eugenia Toschi
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