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IO, IRMA E L\\\'ALTRA

“ Che c’ha Paolo?”
“ Boh, sembra l’abbiano bastonato.”


Eravamo alla terza delle quattro ore concesse per il compito in classe di italiano, in quella piccola aula, a dire la verità il camerino dell’aula magna, uno spazio alquanto piccolo ma sufficiente per noi quindici alunni della quarta B, relegato lontano da tutto e da tutti nell’istituto tecnico commerciale, e che tornava molto utile per disperdere nei corridoi vuoti le nostre risate e le nostre urla.
Finito il compito indagammo sui motivi del malumore di Paolo che era rimasto con lo sguardo fisso sul foglio e che alla fine aveva consegnato in bianco.
Scoprimmo che a causa di una malattia il veterinario aveva dovuto sopprimere il suo amatissimo cane.


Confesso, l’avevamo deriso, considerando la sua sensibilità ed il suo dolore stupide debolezze, ma da lì eravamo partiti nel raccontare dei nostri amici animali.


“ Quanto è dolce Zorro, il mio gattino!”
“ Anche Belledda, la mia cagnolina, è un vero amore, mi compra con uno sguardo.”
“ Irma invece è abbastanza tranquilla, almeno per ora…” dissi.
“ Cos’è, una gattina?” mi chiesero i compagni di classe.
Li guardai per un istante e poi mi sentii dire:
“ No, Irma è un coccodrillo!”
“ Un coccodrillo?” fecero in coro.
” E dove l’hai preso?”
Sentii la mia voce, spavalda, proseguire.
“ Me l’ha portato mio zio dal Nilo.”


A quei tempi uno dei fratelli di mia madre lavorava in Egitto, e così in fretta e furia lo descrissi in viaggio verso l’Italia con un cucciolo di coccodrillo dentro una scatola in valigia, un piccolo dono per me.


Mi trovai così, in maniera del tutto inaspettata, al centro dell’attenzione dell’intera classe, interessata ai particolari che descrivevo con spigliatezza.


Ora, dovete sapere che io sono sempre stata una persona molto timida, introversa e spesso impacciata, anzi a dire la verità pure un po’ lenta o se volete tarda, e trovarmi così, sotto i riflettori non era una condizione a me tanto gradita, eppure riuscii a districarmi ottimamente, grazie all’audacia di quell’altra me, quella che ogni tanto rompeva le catene ed usciva senza neanche avvisarmi.


Nel tempo purtroppo la timidezza non è scomparsa, anzi.
Qualche mese fa sono stata oggetto di un bellissimo complimento, ed io, con le mani in tasca e la testa incassata nel giubbotto mi son trovata ad essere il centro dell’interesse di una ventina di adulti, uno dei quali mi interrogava, incuriosito dalle indicazioni che potevo offrire riguardo le mie presunte qualità che avevano generato quell’apprezzamento.
Ho dato delle risposte, fortunatamente non balbettando anche se in realtà non so quanto fossero intelligenti; ne sono uscita stremata e seriamente preoccupata dalla mia reazione: sono diventata rossissima, con la netta sensazione di fumare dalle orecchie, divenute bollenti, e con gli occhi ardenti come la brace, come se stessi piangendo.
Se in quel momento avessi potuto esprimere un desiderio sarebbe stato quello di trasformarmi in una lunga trivella e sprofondare nel sottosuolo alla velocità della luce. Non è successo, ma per evitare di rivivere l’imbarazzo ho deciso “di fuggire le occasioni prossime. Amen.”


Ecco perché in quel lontano giorno ad un certo punto pensai che i miei compagni di scuola mi stessero prendendo in giro, con un finto interesse verso la storia che l’altra me continuava a raccontare con disinvoltura.


“ E cosa mangia Irma?”
” Mangia tanta carne, infatti mia madre è incavolata nera.”
“E dove la tieni?”
“Dentro la vasca per lavare i panni, in cortile.”
”Possiamo venire a vederla?”
“Ma certo!”


Rientrata a casa la prima cosa che feci fu avvertire mia madre:
“Se mi cerca qualche compagno di scuola dì che non ci sono.”
“ Cos’è successo? Cos’hai combinato?”
“Niente!”


La mia Irma era ormai divenuta famosa in tutto l’istituto ed ogni giorno in classe si parlava di lei, di quanto mangiasse e di quanto crescesse. Mi dovetti documentare nell’enciclopedia per riuscire a dare le risposte giuste a tutte le domande dei miei compagni di classe e anche della nostra insegnante di diritto, molto interessata alla vicenda.


Un tardo pomeriggio, al rientro a casa dai miei soliti giri in bicicletta che mi portavano fino al mare e che preferivo di gran lunga agli studi, mia madre mi comunicò:
“Son passati Salvo e Marcello, non mi hanno voluto dire niente ma sembravano delusi per non averti trovata.”


Porca miseria! Restai di sasso, non pensavo di esser stata così convincente con la storia, mi complimentai con quell’anima che viveva dentro di me, quella più coraggiosa e spregiudicata, quella senza le pesanti corazze della timidezza, però forse mi ero lasciata prendere troppo la mano, o la fantasia.


Pensavo quindi fosse ormai giunto il momento di staccarmi da Irma, di lasciarla andare prima che la storia diventasse troppo grande ed assurda, come assurdi stavano diventando i consigli che ricevevo da tanti fronti.
Un compagno di classe un giorno mi disse di aver parlato con il personale del circo che in quei giorni sostava nel nostro paese e che mi aspettavano per decidere con me l’eventuale consegna di Irma nelle loro mani, o meglio nella loro gabbia.
Era ormai evidente che la storiella del mio dolce coccodrillo fosse giunta al capolinea, e così una mattina quando in classe i miei compagni si informarono sulle sue condizioni, dissi loro:
“L’ho liberata!”
“Come liberata? Dove l’hai portata?”
“L’ho lasciata a Zirone, nel fiume.” Zirone è quella parte di fiume più vicina al nostro paese, dove le nostre nonne andavano a lavare i panni ed i miei coetanei a tuffarsi d’estate.
“Ma sei matta?”


La più scandalizzata era proprio l’insegnante di diritto, preoccupata per il pericolo che ora un coccodrillo nel nostro fiume rappresentava, e forse già immaginava notizie tragiche sui quotidiani isolani scritte con il sangue di qualche vittima innocente.


La storia andò scemando e tempo dopo, quando ormai di Irma non si trovavano tracce né sulle rive del fiume né sulle campagne circostanti, confessai di essermi inventata tutto.
“Ma infatti non ci abbiamo mai creduto!” fu la risposta di Salvo, mentre con un sorriso teso cercava di mascherare la delusione per esser stato beffato.

Dai giorni di questa storia sono passati più di trent’anni ed io l’avevo pure scordata, m’è riaffiorata così, di punto in bianco l’altro giorno, passeggiando in pineta, quando scorta una grossa pozzanghera vi guardavo le nuvole riflesse ed ho pensato che da quel piccolo specchio d’acqua fermo all’improvviso poteva sbucare un coccodrillo con le grosse fauci spalancate, pronto a rincorrermi ed inghiottire tutte le mie verità e le mie fantasie.


Mi dispiace che io tenga l’altra me troppo spesso reclusa, non lasciandole spazio, compressa dagli obblighi, dalle paure e dalle insicurezze.
Ogni tanto esplode con prepotenza, dando vita a qualche raro lampo di genio, ed io cerco di nutrirla con i sogni perché so che prima o poi abbatterà tutti i muri e dandomi una sberla mi dirà “Fanculo, svegliati!”


Millina Spina, 10 gennaio 2019


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Racconto scritto il 10/01/2019 - 17:56
Da Millina Spina
Letta n.874 volte.
Voto:
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Commenti


Di Irma, dopo tutti questi anni si son perse le tracce e nel frattempo io sono cresciuta, anche se, come ho scritto, la timidezza non mi ha mai lasciata.
Eppure in certi frangenti la considero una ricchezza, come se fosse un filo prezioso che mi lega agli eventi di cui riesco a scorgere sfumature altrimenti sottovalutate e tutti quei dettagli che solo il silenzio dell'introversione riesce a tenere vivi e vividi.
Ma nel frattempo cerco di trasformare in progetti i miei sogni per riuscire, forse, a far esplodere l'altra me.
Grazie Giacomo, Grazia e Paola.

Millina Spina 11/01/2019 - 20:26

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Volevo dire... incentrata sull'amore per gli animali...

PAOLA SALZANO 11/01/2019 - 09:28

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All'inizio pensavo fosse una storia incentrata per gli animali, invece si è rivelato un racconto introspettivo, di quelli che piacciono a me.
L'ho letto infatti con interesse, anche perché ha uno stile che ti prende e in particolare ho apprezzato il finale: penso che il nostro nucleo, la nostra essenza stia proprio in "quell'altra me", che spesso, con prepotenza, vuole emergere...
Bello!

PAOLA SALZANO 11/01/2019 - 09:25

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L'ho letto con piacere,scorre fluido tra la storia divertente di Irma e un'introspezione semplice e spontanea...
Io tifo per il "finale"

Grazia Giuliani 10/01/2019 - 20:04

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Bello, molto empatico, si fa leggere che è una meraviglia. bel tratto di narrazione, la tua...ciaociao.

Giacomo C. Collins 10/01/2019 - 19:13

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