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Serafino e Angela

Mesi fa conobbi Serafino. Era uno degli ospiti della Casa di Riposo per Anziani per cui lavoro e sottolineo "era" in quanto successivamente è stato trasferito in un'altra struttura.
«Prima di andare in pensione, facevo l'architetto e nel tempo libero anche lo scultore.» mi disse una sera. «Dopo che mia moglie se ne è andata, mi hanno portato qui.»
Fin da subito, l'ospite in questione mi fece simpatia e tenerezza, del resto si notava che desiderava compagnia.
«Quasi quasi mi trattengo un po' con lui.» pensai, oltretutto stavo quasi per finire il turno, in attesa che arrivasse il cambio cioè l'unità notturna, mentre le due colleghe del servizio pomeridiano erano andate via anticipatamente a causa di impegni personali.
Restare in qualità di unico operatore non comportava nessun problema, in quanto gli altri anziani vennero anzitempo sistemati nei loro rispettivi letti, inoltre, essendo abbastanza interessato alla storia dell'affabile signore dalla colta parlantina, lo invitai ad andare nel salone per sederci comodamente su due poltroncine in modo da poter conversare tranquillamente.


Mi stupii di come l'anziano ospite con immenso amore si prodigava a parlare soprattutto della consorte, negli ultimi anni di vita purtroppo sofferente di Alzheimer, tant'è che per altre complicazioni finì pure sulla sedia a rotella.
«Sapevo che Angela non sarebbe vissuta a lungo e decisi di farle un regalo, un progetto che portai a termine giusto in tempo.»
Confesso che la mia curiosità crebbe, tant'è che esortai Serafino ad andare avanti non immaginando minimamente che sul finire avrei addirittura quasi lacrimato.
«Un giorno, nel mezzo del giardino della casa di campagna in cui abitavamo, cominciai a costruire una scala rivolta verso il cielo e...»
«Una scala rivolta verso il cielo? gli domandai sbalordito.
«Precisamente una scala per il Paradiso!» mi rispose prontamente.
Confesso che lì per lì, mi venne naturale pensare che Serafino fosse un po' suonato ma mi pentii quasi istantaneamente del pensiero appena formulato.
«Vedi Giuseppe, ogni giorno, mi cimentavo a realizzare la scalinata con impegno, mattone dopo mattone e tra l'altro con difficoltà, per via dell'età. Oh, non ho mica vent'anni come te!»
«Trentaquattro!» lo corressi.
«Ah, te ne davo molti meno!» esclamò dandomi una pacca sulla spalla.
Sorrisi e ritenni saggio non interromperlo più per tutto il resto della narrazione.
«In seguito, feci una specie di sogno» proseguì con la voce rotta dall'emozione. «Mentre eravamo coricati, mia moglie si alzò improvvisamente dal lettone e prima di uscire fuori in giardino mi diede un bacio sulla fronte. Non so come spiegarlo, ma inizialmente rimasi paralizzato. Come già detto, non poteva assolutamente camminare, fino a quando piangendo mi sono alzato per andare ad affacciarmi alla finestra.
La scala da me terminata giorni addietro, si era allungata e illuminata di una luce bellissima. Angela mi salutò agitando una mano per poi salire piano piano i gradini, ed infine sparì tra le nuvole. La mattina seguente, al risveglio mi accorsi che lei c'era ancora tuttavia non dava più segni di vita e chiamai subito mia figlia Chiara.»
Gli occhi di Serafino diventarono lucidissimi assieme ai miei. Si alzò dalla poltroncina, ed augurandomi la buona notte mi strinse calorosamente la mano per poi avviarsi nella sua stanza.
Alcuni istanti dopo, suonò il campanello. Era il cambio.




Da quasi un anno lavoro in qualità di Operatore Socio Sanitario in una Casa di Riposo per Anziani, e tra le tante storie accadute nella struttura o pervenute tramite gli ospiti, ho deciso di romanzare ciò che mi è stato raccontato da Serafino (nome di fantasia) una sera, precisamente sul finire del mio turno pomeridiano.
“Angela e Serafino” si avvale anche della mia fantasia, è giusto segnalarlo in quanto sono partito da una base.
Il racconto assieme a “La madre di Sara” e “Stranito” chiude in un certo senso la “Trilogia dell’Alzheimer” che francamente non era in progetto. Peraltro i tre racconti non sono collegati ne direttamente, ne indirettamente.
Buona lettura!




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Racconto scritto il 10/02/2019 - 08:39
Da Giuseppe Scilipoti
Letta n.967 volte.
Voto:
su 9 votanti


Commenti


Seby Flavio Gulisano, con molto piacere noto che ti sei prodigato a leggere alcuni miei scritti, mi fa enormemente piacere.
Con "Serafino e Angela", l'ispirazione non mi è stata difficile, del resto lo dico chiaramente nel N.d.R.
Serafino e "Angela", due nomi che sebbene casuali identificano due angeli, il perno centrale della storia, anzi, della storia nella storia è l'amore quello che non "invecchia" mai che va oltre il tempo, lo spazio e... "aldilà" di tutto, anche di malattie irreversibili

Giuseppe Scilipoti 28/04/2019 - 08:54

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Sicuramente molto bello e ben scritto. Apprezzo i racconti leggeri che dipingono uno scampolo di vita o un evento come in questo caso. L'argomento sovrannaturale non disturba più di tanto perchè è in grado di emozionare ed anch'io avrei ascoltato il racconto di Serafino senza fiatare. Complimenti.

Seby Flavio Gulisano 27/04/2019 - 23:21

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Vi ringrazio a tutti sentitamente, che avete scritto delle sorta recensioni, chi misurate e chi un po' più lunghe e mi riferisco a quella di Adriano Martini che si avvale di una toccante testimonianza diretta, tra l'altro le vostre righe di disamina mi hanno emozionato e che senz'altro aggiungono spessore al mio componimento che si avvale di porzioni e spezzoni realmente raccontate al sottoscritto di cui è stato quindi possibile strutturare tale componimento.
Un abbraccio mondiale amici cari.

Giuseppe Scilipoti 20/02/2019 - 14:47

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Scrivi molto bene!!! Io non riesco a farti analisi lunghe come fai tu (ho problemi alla mano destra) comunque riesco a dirti che mi colpisce la tua umanità. È una cosa rara e preziosa in un giovane d'oggi. Poi racconti divinamente. Io di solito leggo le poesie perche ho poco tempo ma da oggi ho deciso di guardare anche i racconti. Complimenti davvero e piacere di averti conosciuto!!!!!

Maria Isabel Mendez 20/02/2019 - 01:01

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Caro, Giuseppe una persona come te che racconta storie a questo livello di umanità non può che essere un a persona di estrema sensibilità e se a questo vi aggiungi anche un bel modo di scrivere ecco che hai descritto un meraviglioso scrittore di nom,e Giuseppe Scilipoti. Un abbraccio .

santa scardino 18/02/2019 - 19:57

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Il lettore potrebbe chiedersi dove finisce la realtà ed inizia la finzione. La scala verso il cielo sembra fantasia perché non la si riesce ad immaginare mentre fa pensare il sogno profetico, quasi un messaggio di una persona che sta per morire. A me sono capitati dei fatti insoliti, non straordinari, alla scomparsa dei miei genitori che mi hanno fatto pensare. Mio padre è morto per l'Alzheimer e quindi l'ho perso un po' alla volta. Credo che il racconto abbia puntato su altri aspetti perché parlare più diffusamente di questa malattia avrebbe snaturato il racconto. Mi pare quindi buona l'idea della costruzione della scala per far capire come, chi vive accanto al malato, vorrebbe entrare in qualche modo nella realtà del famigliare per aiutarlo. Io non ho costruito scale di mattoni ma piccole scale di menzogne per raggiungere lo stesso intento.
Racconto stimolante.

Adriano Martini 10/02/2019 - 14:44

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Mi è piaciuto molto il contenuto, anche perché anch'io amo scrivere sugli anziani e su quella malattia terribile che è l'Alzheimer. Un unico appunto...meritava di essere trattato con particolari maggiori, insomma è sembrato un po' sbrigativo, forse perché temevi che non avrebbe riscosso l'interesse del lettore. Ciao.

Giacomo C. Collins 10/02/2019 - 12:05

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