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Marina (sostantivo femminile)

Fossimo noi fatti di qualche argilla
di detriti fondali e di specchio stregone,
come questo mare così arrogante,
trono dei gabbiani che sono puttane assediate.
Indizi dipinti nella sabbia
dal mare ritmico che rode il tronco tropicale.

Nelle dune la grandezza dei cerbiatti felici.


Mi vedo adesso sopra le onde,
nascosto da muri di grafite bagnata,
e sento sirene
che nuotano sul dorso
dall’altra parte dell’onda.
La saggezza dell’acqua
caduta sulle sirene
morirà con me.
Oh, nebbia di colombe in calore.
Oh, ultima Dea dell’interiore.


Fossi io fotografo di nuvole,
cameriere profumato e, al tempo stesso,
perito in cocktails che sanno di penicillina.
Sarebbe un altro tragitto di ragno,
e traffico di mosche.


Ambizioso avanzo verso il mare.


Infine:
fossi io fatto di poca argilla,
come questa notte che sta morendo,
di petali scarnata.




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Opera scritta il 20/01/2015 - 05:10
Da Poeta Operaio
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