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Giulia

Erano solo pochi giorni che intravedeva la luce in fondo al tunnel in cui si era ritrovata, ma nonostante ciò, ancora non era la stessa di qualche anno prima. Giulia non poteva dimenticare improvvisamente una storia di quattro anni, un legame forte in tutti i sensi, ma oramai logoratosi per diversità di caratteri e mentalità.
Giulia nel frattempo aveva smesso i panni da ragazza ed era diventata una donna e non poteva più sopportare un amore che la soffocava, che le toglieva gli spazi vitali che si era creata; Cristian non era geloso, ma morbosamente possessivo, non potevano più stare assieme, ma Giulia non aveva ancora trovato la forza per lasciarsi il passato alle spalle, stava tentando e quella luce che intravedeva, era una speranza o poco più, ma lei si era aggrappata principalmente a quella ed ogni mattina si rimetteva in moto, sperando la sera prima di addormentarsi che al mattino un altro pezzo di passato potesse scivolarle via, senza lasciare traccia.
Giulia trascorreva molto tempo in camera sua, una bella stanza, non molto grande ma luminosa con una finestra che era un portale verso il cielo; soprattutto d’inverno, amava dormire con le serrande alzate, in modo da addormentarsi fin quando rimaneva “accesa” l’ultima stella nel cielo e svegliarsi quando la luce le accarezzava delicatamente il viso.
Da diversi giorni faceva sempre lo stesso sogno, un volto che aveva intravisto in una foto su un giornale di gossip dal parrucchiere, un volto non in primo piano, ma che somigliava terribilmente ad un vecchio compagno di classe delle medie; non ricordava con esattezza come si chiamasse, ne quando perse le sue tracce, non erano mai stati troppo in confidenza durante i tre anni delle scuole medie, poi la separazione ai superiori ed il definitivo distacco; di lui ricordava benissimo che se ne stava quasi sempre in disparte, mai coinvolto nei vari casini, mai propositivo, ma discretamente bravo a scuola, una media dell’otto, intelligente e nient’altro, forse solo ricordava che sembrava più grande della sua età, che i pochi discorsi in cui era presente, non erano mai banali, mai superficiali e per questo non era ambito da tutte le ragazze della classe, per la sua età era noioso, ma aveva qualcosa che non l’aveva lasciata indifferente.
La sera si addormentava con quel volto impresso su quella foto ed ogni mattina si svegliava senza aver fatto nessun passo in avanti, non riusciva a ricordare nulla, ma il pensiero era sempre più forte; lei non era più la ragazzina delle medie, era una donna ed anche molto più carina e quel volto era entrato dentro di lei e non voleva altro che si materializzasse, ma non sapeva dove cercare, non aveva più riferimenti, tutti i vecchi compagni delle medie non abitavano più li, ognuno aveva preso una strada diversa e lontano dalla propria città, solo lei era rimasta, un po’ per sua scelta e molto per il suo carattere, abbandonare i suoi non era contemplato nel suo DNA, doveva “esserci” anche se talvolta si isolava per giorni, ma trasmetteva comunque la sua presenza e la famiglia percepiva la sua.
Quel giorno aveva lavorato tantissimo a tal punto da arrivare a casa ed aver voglia solo di una bella doccia calda ed un letto comodo per riposare:
“ciao mamma, gli altri non ci sono?”
“no Giulia, sono da zia, non sta tanto bene, io ho preferito aspettare te, preparo la tavola?”
“no mamma, sono troppo stanca, vado a fare una doccia e poi a letto, scusami, ma proprio non ho le forze, oggi mi sono stressata troppo”
“come vuoi, allora io vado da zia, se hai bisogno chiamami, tanto siamo tutti lì”
“ok mamma, dalle un bacio da parte mia, a dopo”
La zia Rosa non stava tanto bene, anzi, combatteva tra la vita e la morte, era stata investita da un pirata della strada mentre attraversava la strada, non fu neanche soccorsa e questo le aveva causato degli scompensi, era rimasta qualche secondo senza ossigeno al cervello, entrata ed uscita dal coma, ma ancora lottava e tutti erano speranzosi che potesse riprendersi definitivamente, era la zia più coccolata dalla famiglia, come fosse una nonna, tutti le volevano bene e lei voleva bene a tutti, senza distinzioni; Giulia stava evitando di andare a farle visita, preferiva ricordarsela come prima dell’incidente e temeva che da un momento all’altro potesse lasciarli.
La temperatura dell’acqua era perfetta e Giulia se ne stava immobile facendosi scivolare l’acqua dietro la nuca, pian piano si stava ritrovando, quel massaggio dell’acqua la rilassava, la mente era quasi sgombra da tutto, ma era ora di uscire dalla doccia.
La casa era molto calda, nonostante fosse solo primavera, ma il sole che da giorni era presente in un cielo terso, aveva riscaldato bene la casa; Giulia infila l’accappatoio, mettendo un asciugamano in testa per i capelli, asciuga i piedi e si dirige verso lo specchio; con una mano elimina la condensa fin quando non riesce a riflettersi. Il caldo nel bagno la induce a togliersi l’accappatoio, rimanendo solo con l’asciugamano tra i capelli, si guarda con insistenza, quasi come non conoscesse il suo corpo, un brivido corre lungo tutta la schiena, si asciuga i capelli poi sale in camera sua.
Quella doccia era stata un vero toccasana, aveva la mente sgombra da tutto, non aveva bisogno neppure di fumare l’ultima sigaretta della giornata, si sdraia sul letto e guarda il cielo stellato dalla sua finestra.
Un’occhiata al cellulare per gli ultimi messaggi della serata, spegne la luce e continua a fissare le stelle; non sa se quella sera il cielo è particolarmente pulito oppure e lei più attenta, ma sembra che alcune stelle siano molto più visibili delle altre volte, una in particolare, molto più piccola, aveva una luce molto intensa, ma non era la stella polare, no, ormai lei sapeva in quale quadrante fosse, aveva imparato a riconoscerla quasi meglio dei marinai, quella stella era da un’altra parte, con quella luce si abbassarono i suoi occhi ed i pensieri iniziarono a volare.
“Ciao Giulia, so che non ti ricordi di me, ma io non potevo non dimenticarmi, eri la più casinara di tutte”
“Certo che mi ricordo di te, tu sei Ciccio”
“Ma che dici, quale Ciccio, visto che non ti ricordi? Sono Cristian!”
“Cristian?, ma non c’era nessuno che si chiamasse così nella mia classe!”
“Giulia mi preoccupi, come non c’era ed io che sono? Il mio nome non lo ricorderai forse, ma il mio viso sì, sono Cristian de Marco, devi ricordarti per forza”
Giulia non disse nulla, per un po’ rimase a riflettere poi tutto le era chiaro, non poteva ricordare il nome del suo vecchio compagno di scuola, aveva cercato di rimuovere quel nome, era la sua battaglia giornaliera da diversi mesi, dimenticare per andare avanti ed ora non voleva far altro che ricordare per andare avanti.
“Hai ragione Cristian, scusami, ma avevo confuso il tuo nome, come stai?”
“che domande che fai, sei sempre la stessa, ti piace scherzare; noto che tu stai bene invece, certo potresti dimagrire un pochino, no anzi, dovresti fare un po’ di moto, ho notato che hai i fianchi un po’ larghi”
“Ehi, ma dopo tutto sto tempo che non ci vediamo, che fai, mi dai della grassa? Guarda che non sono grossa ed a te piacevo se ricordo bene”
“piacevi e mi saresti piaciuta anche adesso se….”
“se cosa?”
“se non fossimo in un sogno”
“non è vero, non sto sognando, ti vedo, sei di fronte a me, stiamo parlando, sento il tuo profumo ed il calore che esce dalla tua bocca quando mi parli; nei giorni scorsi ti ho pensato, dopo aver visto quella foto dal parrucchiere, ma adesso è diverso, non sto pensando, sei qui!”
“Giulia, se essere qui, vuol dire essere dentro te, allora ci sono e ci sarò anche quando ti sveglierai, ma se vuoi vivermi solo nei sogni, mi ritroverai qui, ogni volta che vorrai”
Giulia non sa se tutto è un sogno oppure no, si muove, si da un pizzico, ma Cristian è ancora di fronte a lei; arriva un messaggio sul cellulare, lo prende “purtroppo zia non c’è più, volevo darti la notizia da vicino, ma ti sveglierai tardi ed allora…mamma”
I suoi occhi grandi iniziano a bagnarsi, zia Rosa ha lasciato tutti e lei non era andata a trovarla; si asciuga le lacrime, ma Cristian è sempre lì, di fronte a lei.
“Visto che non sto sognando? Sei qui con me, ho letto il messaggio sul cellulare, purtroppo non è un sogno, magari lo fosse”
“mi dispiace per tua zia, ma la vita è questa, so che ti ha dato tanto e ti lascerà tantissimo come tu hai dato tanto a lei ed anche se non ci sei andata ultimamente, lei ha capito il perché. Hai notato quella stella come brillava in cielo? Domani sarà ancora lì, come domani l’altro e poi l’altro ancora, fino a quando avrai la forza di alzare gli occhi al cielo, la vedrai sempre brillare e dentro di te non si spegnerà mai il suo ricordo”
“Cristian non ti seguo più, come ai tempi della scuola, la stella cosa c’entra con te, con me, con zia?”
All’improvviso un frastuono viene da sotto, porte che si aprono e chiudono, rumore di tacchi per le scale, Giulia guarda il cellulare, sono le 11:45, nessun messaggio da leggere, si alza, tutta sudata, scende giù in cucina:
“Ehi mamma, che ci fate tutti qui a quest’ora? Niente scuola ufficio, possibile che mi dovete sempre svegliare con questi rumori infernali?”
“ma sei impazzita per caso? Ti ho mandato un messaggio stanotte, non l’hai letto?”
“non ho nessun messaggio da leggere e poi che messaggio dovevi mandarmi stanotte, ti avevo detto che ero stanca e sarei andata a dormire, e voi che fate stamattina? Possibile che devo sempre alzarmi con le cannonate?
“Giulia, ti saresti dovuta svegliare comunque, non vuoi venire neppure ai funerali di zia Rosa?”
“ma che stai dicendo mamma, mi prendi in giro? Ho capito, sto sognando, per un attimo mi sono spaventata”
Giulia resta senza parole, guarda la mamma leggendole negli occhi un velo di tristezza, il padre con il capo chino, il fratello che guarda fuori in giardino, è smarrita, qualcosa le ritorna in mente, scappa in camera facendo le scale due a due, prende il cellulare e va nei messaggi, l’ultimo risale all’1:30
“purtroppo zia non c’è più, volevo darti la notizia da vicino, ma ti sveglierai tardi ed allora…mamma”
resta a guardarlo e rileggerlo come se non riuscisse a capire cosa è successo durante la notte, cerca di rimettere a posto i pensieri, la finestra è come al solito aperta, il sole sorge dal lato opposto della casa, la giornata è luminosa ed il cielo sereno come non mai; si avvicina alla finestra ed apre le imposte, l’aria è bella, non fa freddo e si sente il profumo dei fiori dal giardino.
Accende la prima sigaretta della giornata, le lacrime bagnano copiosamente il suo volto, ma lei guarda in alto e nonostante la luce del giorno, scorge proprio in quell’angolo di cielo, un piccolo puntino di luce, lo fissa intensamente, spegne la sigaretta e con il dorso delle mani si asciuga le lacrime, un brivido nuovo corre lungo la sua schiena, guarda ancora quella stella… finalmente sorride!!!



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Opera scritta il 26/02/2015 - 13:56
Da Masaniello _
Letta n.1341 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Stile personalistico che prende l'attento lettore. fantastico racconto... Lieta serata

Rocco Michele LETTINI 26/02/2015 - 18:30

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