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memoria di un cavaliere

Ho visto le bianche mura di gerusalemme,
ho creduto nel Dio celeste,ho combattuto
in questa veste,il ferro al mio fianco
il cor rosso batteva e ardeva come
brace in inverno.
Ho sentito il mormorio del mare
E il vento che ha soffiato nelle
Vele,che dalle calde spiagge di palermo
M’ha portato alla terra del giudeo.
Romba di tamburo,
un giubilo nella gola
cresceva ,cresceva
come fanno l’onde
tormentate da correnti possenti
le fanno franger sulle rocce
schiuma ,e fragor si perdono
nei gorghi.
Gridavam oltre la nostra vita:
“Deus vult”
E non temiam ferita!
Archi gia pronti a lanciar le
Piumate frecce,pensieri volavan con
Quelle.
Rosse come scintille di un fuoco
Nella notte eran le stelle piu belle.
Il rumor del ferro,e del sangue
Un unico canto,
un unico feral inganno.
Volti sconvolti
Oltre l ‘alte mura ,
pelle brunita,vesti straniere
ma pur un tutt’uno dell’unica famigli
umana.
Anche lor invocavan un dio,
un vissillo del loro amor.
Ma ove eri dio in quei
Di’che avean il sapor
Della fine?
S’alsa il vento della guerra
Ma non reca odor di
Gelsomino del pungente
Frutto d’ascalon,di aranci in fior
Ma pute l’aere di odio e morte.
Combattiam quinci per dio
L’orgoglio o l ‘onore?
Tremar il soldato bardato
Al primo cenno di battaglia
Scalpitar i cavalli al lor destin,
morir un fanciulletto
che col flauto scaldo’ gli animi
e or a cristo l’alma innalsa,
gli occhi si chiudon su una landa
amarara,guasta.
Al fin della pugna
Ebbi pesto il cimiero
Trafitto lo scudo
Spezzata la lancia grondante
La lama.
Cosa resta della mia carne?
Solo il ricordo,l’ossa
Carezzate dalla sabbia d’oriente
L armatura,bevette la mia vita,
or rugginisce al tempo,
lontani or i giorni di gloria!
Peristi anche tu prode cavalier
Sulla terra d’antiochia
Non ti solletican le nari il profumo
Del cocco,della mirra .
Che cosa è questo male
Che ti opprime?
Solo la fine di una vita,
il rimpianto d’una ferita il segno della
follia!
La tua polvere si perde nel tempo,
all’altissimo l’ultimo verdetto!
Giaci e piu non dico
Per amor di Dio hai preso il ferro
E dato il cor.



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Opera scritta il 21/01/2016 - 22:01
Da corrado cioci
Letta n.1180 volte.
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Commenti


Ho trovato insolita questa composizione, perché parla di eroi d'un tempo passato senza ironia o leggero spirito di revival. Almeno così mi è parso. Quindi è da lodare solo lo sforzo di descrivere gesta e personaggi come se lo scrittore e il lettore appartenessero a quell'epoca. Comunque interessante.
Se rileggi attentamente troverai dei refusi.

Giuseppe Novellino 22/01/2016 - 12:06

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