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Armandino

Armandino lo vedevo tutte le mattine nella stanza numero quattro a Clinica Medica. Bianca risplendeva la sua testa, nell'aria gialla. Se lo guardavo negli occhi sorrideva:come i gatti faceva le fusa.
Non rispondeva a nessuno, e a torto lo credevano sordo.
Era quella soltanto una difesa, in se la protesta contro medici e figlie, che l'obbligavano a respirare a bocca aperta, a mangiare il caffè nero coi biscotti. Spesso,ad alta voce ripeteva:- Nun Intendoo!Siamo vecchi! E ancora:-Vanno via tutti!- Quando gli pizzicavo l'alluce, o facevo campana col suo naso, non si arrabbiava. Non era dispiaciuto che lo facessi apposta. E sorridendo sembrava voler dire: O birbaccione!- Ieri mi sembrò più felice del solito. Lo sguardo vivo a mulinare sulle cose. una strana agitazione si era impossessata di lui e lo rendeva più giovane, quasi bambino. Con voce bassa e segreta mi chiese:-E' tempo bello?- Risposi che fuori c'era il sole, il cielo azzurro, e pensai:-E' migliorato!-
Trascorsero l'intera giornata e una notte di luna.


Stamani, nella stanza numero quattro l'aria è sempre gialla, quasi tutto al suo posto. Ma il letto di Armandino è vuoto. Già rifatto.




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Opera scritta il 14/02/2017 - 19:51
Da paolo fidanzi
Letta n.1159 volte.
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Commenti


Triste,,,ma vera..

Teresa Peluso 15/02/2017 - 11:41

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