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Noi che non siamo nessuno

Noi che non siamo nessuno
non abbiamo voce per urlare
il nostro dolore;
camminiamo a testa bassa
facendo molto rumore
e uccidiamo noi stessi
nella rabbia
e nel rancore.
Noi che non siamo nessuno,
abbiamo il cuore indurito
dall'oltraggio,
respiriamo a fatica
dentro un umile rifugio
e graffiamo il cielo
per veder sanguinare
la nostra anima.
Si sentono troppo i sospiri
di chi ha già tanto
e vuole scoppiare nell'oro
e soldi a valanghe
mentre il nostro culo
è coperto di cenci
seduto sulle spranghe.
Tutto il benessere
ai pochi,
tutta la miseria
alla povera gente
che vive di stenti
e salta i pasti
per pagare l'affitto
e dormire sotto i resti.
Noi che non siamo nessuno,
non avremo mai
un posto in prima fila
per noi le porte del paradiso
son chiuse
su questa terra nera,
dietro la bugia
di una squallida
mela.



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Opera scritta il 04/09/2010 - 16:22
Da Gianny Mirra
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Commenti


sono d'accordo con te Massimo,sul fatto fatto che la nostra vita fatta di materialismo qui' sulla terra,non conti poi piu' di tanto,ovvero non è il vero scopo della vita,pero' credo anche che Gianni volesse andare al di la' della materia ,e parlare anche della differenza di trattamento della dignità e rispetto delle persone,a seconda del loro 730,che spesso si fa sentire in maniera veramente offensiva da fare diventare una nullità la persona stessa. Non credi?Un saluto a tutti e due

adelaide 06/09/2010 - 21:39

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Il tuo ribaltare la spiritualità maturerà amare sorprese, perché il più piccolo, nel mondo del peso e della misura, è il più grande nello spirito che qualifica le intenzioni. La mela è solo un simbolo della ripercussione che ogni atto suscita. Simboli sono il paradiso e l'inferno che bussano già dentro oguno di noi. La tua poesia esprime solo la lamentela di chi non capisce il senso dell'esistenza, e vorrebbe passare dalla parte del male per poter ridere a squarciagola dietro a un Cielo compassionevole, ma anche terribile. Credere o non credere in questa sfera si equivalgono, e chi si appoggia all'uno o all'altro non vuole faticare a comprendere, perché capire significa soffrire volontariamente rinunciando ai propri schemi mentali.
Grande responsabilità di questo è della chiesa corrotta e dell'uomo che usa le religioni piegandole ai propri disegni di potere, ma quando si è visto questo si devono aprire gli occhi su di sé per capire da che parte si sta e vedere se si è innocenti.

Massimo Vaj 05/09/2010 - 08:09

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