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Amici di sventura. Seconda parte

PASQUALE: Ma, Giovanni, che ci fai qua?
GIOVANNI: Qualcuno mi ha detto che ti ha visto
discutere sulla torretta e mi sono chiesto: “Vuoi vedere che Pasquale si è fatto dei nuovi amici a mia insaputa”? eppure siamo amici di cella, dovrei
essere il primo a saperlo non ti pare? Cos’è un appuntamento galante?
PASQUALE: Un… un appuntamento galante?
GIOVANNI: E si infatti eccoti qua tutto ben vestito per
l’occasione, con un bel omaccione.
PASQUALE: Veramente io son qui con questo mio
amico a...
GIOVANNI: Amico?! Allora era come pensavo? Hai
nuovi amici? A proposito dicevi? A...? A fare cosa?
GIACOMO: Guarda che ho conosciuto il tuo amico solo
una manciata di minuti fa.
GIOVANNI: E vi siete subito capiti. Un vero colpo di
fulmine! Sicché mi sostituisci subito alla prima occasione…
PASQUALE: Sempre meglio che con un vu cumprà di
passaggio…
GIOVANNI: Questa non l’ho capita…
GIACOMO: L'ho capita io, e come se l'ho capita.
GIOVANNI: Forse il tuo nuovo amico si riferisce a
quando la tua ragazza ti ha regalato un bel paio di corna? L'hai raccontato già anche a lui? Hai capito…? Già in confidenza?
PASQUALE: Cosa vorresti insinuare, gli facevo solo
capire che quella storiella raccontata dalla mia ragazza io non l'avevo mica bevuta. Non fu per caso che quel vu cumprà di passaggio…
GIOVANNI: E dai col vu cumprà di passaggio! Questa è
davvero una tua fissa! Allora mettiamo in chiaro una cosa… Intanto, come mi raccontò tua madre in un colloquio quello non era un vu cumprà, ma un imprenditore marocchino, un uomo d’affari insomma che si trovava nella tua città alle prese con un grosso affare
PASQUALE: Un grosso affare?
GIACOMO: Se lo dice il tuo amico gli devi credere sulla
parola. E, se dice che quel “vu cumprà” ha un … grosso affare, non c’è da dargli torto se…
PASQUALE: La prego di non insinuare oltre!
GIACOMO: Come sei permaloso. Si scherza.
GIOVANNI: Torniamo a noi, cosa ci facevate qui sulla
torretta appartati, stavate godendovi la vista panoramica in questo luogo alquanto intimo e appartato? Non ti ha sfiorato nemmeno per un istante il pensiero che avrei dovuto almeno essere avvisato di questa tua nuova amicizia. (sorridendo) E se ne ero geloso?
PASQUALE: Geloso tu Giovanni?
GIOVANNI: Sappi che la gelosia è una virtù, un
sentimento, puro, quindi è una buona cosa, non certo un difetto. Non come pensi tu.
GIACOMO: (con sorriso ironico) Se fosse una buona
cosa ogn' uno ne avrebbe uno di amichetto con rapporti così ristretti.
GIOVANNI: Guarda che questa volta sei tu che stai
fraintendendo…
(ENTRA BIAGIO)
BIAGIO: (Biagio, amico di Giacomo, sale sulla torretta
con vestiti per niente eleganti) Ah, Giacomo finalmente ti ho ritrovato. Ma non potevi metterti a parlare in cortile evitando di farmi salire qua su?
GIOVANNI: (sorridendo) Vuoi mettere il panorama che
si vede da qui?
BIAGIO: (rivolgendosi a Giacomo) E questi due chi
sono? C’è folla anche qui… vedo.
GIOVANNI: Questo bel tipo è mio amico (indicando
verso Pasquale)
BIAGIO: Ma che siete vestiti a festa? Dove si va? Magari
vengo anch’io? Mi presento… sono Biagio (Presentandosi agli altri porgendo la mano)
GIACOMO: Mica mi starai diventando geloso anche tu
come Giovanni? O magari sei passato all’altra sponda e non me ne ero accorto?
BIAGIO: Ma che dici io vado sempre matto per le donne;
anzi… le belle donne.
GIOVANNI: Le donne… non me ne parlare, non
ameranno mai come noi, così passionali.
BIAGIO: Anche le donne amano.
GIOVANNI: Si certo. Certe donne amano talmente tanto
il proprio marito che per non sciuparlo prendono quello degli altri.
GIACOMO: Mi dispiace dirtelo Giovanni ma mia
moglie, nonostante tutto, mi ama, se spesso mi dice di no è perche dice che vuole conservare tutta la mia virilità il più possibile per la mia vecchiaia.
GIOVANNI: Accidenti, deve essere difficile per lei
(sorride con un pizzico di ironia)
GIACOMO: No, è difficile per me certe volte, quando io
le vado vicino per accarezzarla lei mi dice sempre che non è il momento, che non è il giorno adatto, che non siamo nel mese giusto, che questo è l'anno bisestile, e poi ...
GIOVANNI: E poi magari non ti è mai venuto in mente
che non ne avesse così tanta voglia? E che magari ti poteva sorgere qualche ragionevole dubbio che…, o no?
GIACOMO: E si… effettivamente adesso che mi ci fai
pensare…In effetti una volta la vidi con un tipo da palestra, sai uno con tutti quei muscoli e lei mi disse: Ma di chi parli? Chi quello alto circa un metro e novanta, capelli biondi, occhi azzurri, giacca verde, pantaloni scuri, calzini in tinta, neo sul collo e tatuaggio? Ma se non l'ho nemmeno notato! Ed io li per li gli credetti, ma forse adesso pensandoci bene... una volta mi disse che lei era una donna che soffre con l’apostrofo dopo la esse?... non capivo cosa voleva dire? Adesso pian piano sto incominciando a capire.
PASQUALE: (sorridendo) La mia mi diceva: “Pasquale
nella vita ci sono cose più importanti che quelle di fare all'amore con belle donne”. Certo che ci sono cose più importanti di fare all’amore con belle donne… fare anche all’amore con donne meno belle.
GIACOMO: (sorridendo) Ma magari con dei gran “fari”
e un grandissimo “paraurti”.
BIAGIO: Avevo un’amica che era così piatta che di
reggiseno non aveva la prima, ma la retromarcia ed il lato B non sono mai riuscito a trovarglielo, era più piatta di una lastra delle radiografie. Un’altra amica, invece, era talmente grassa che quando andammo allo zoo una foca la scambio per sua madre. La prima volta che mi sono innamorato di una donna per conquistarla le ho detto che ero l'unico nipote di uno zio ricchissimo.
GIOVANNI: E com’è andata? Di la verità si è attaccata
subito?
BIAGIO: No mi ha lasciato per andare in cerca di mio
zio. Sapete la mia ultima ragazza in che modo mi ha lasciato? Mi ha scritto, semplicemente una lettera in cui scriveva: “Caro Biagio, ti scrivo questa lettera per dirti che ti lascio per qualcosa di meglio. Sono stata una brava donna e una brava amante e tu me ne puoi dare atto. Ma queste due ultime settimane per me sono state un inferno. Il tuo capo mi ha chiamato per dirmi che oggi ti sei licenziato e questa e’ stata solo la tua ultima cazzata.
La settimana scorsa sei tornato a casa e non hai notato che ero stata a farmi i capelli e le unghie, che avevo cucinato il tuo piatto preferito ed indossavo una nuova marca di lingerie. Sei tornato a casa e hai mangiato in due minuti, e poi sei andato subito a dormire dopo aver guardato la partita. Non mi dici più che mi ami, non mi tocchi più. Che tu mi stia prendendo in giro o non mi ami più, qualsiasi cosa sia, io ti lascio. Buona fortuna!
P.s.: se stai cercando di trovarmi, non farlo: tuo fratello e io stiamo andando a vivere a Rimini insieme” Firmato: la tua ex. Sapete cosa gli risposi? “Cara ex, niente ha riempito di gioia la mia giornata più che ricevere la tua lettera. E’ vero che io e te siamo stati bene insieme ma non credo che tu sia stata una brava donna e una brava amante, anche perché credo che due virtù insieme in una donna non esistono e poi credo che tu sia molto lontano da come ti sei descritta. Preferisco non dirti quello che tu sei stata veramente. Guardo lo sport così, tanto per cercare di affogarci i tuoi continui rimproveri. Va così male che non può funzionare. Ho notato quando ti sei tagliata tutti i capelli la scorsa settimana, e la prima cosa che ho pensato e’ stata: “sembri un uomo!”. Mia madre mi ha insegnato a non dire nulla se non si può dire niente di carino. Hai cucinato il mio piatto preferito, ma forse ti sei confusa con mio fratello, perchè ho smesso di mangiare maiale sedici anni fa. Sono andato a dormire quando tu indossavi quella nuova lingerie perché l’etichetta del prezzo era ancora attaccata: ho pregato fosse solo una coincidenza il fatto di aver prestato a mio fratello 50 euro l’altro giorno e che la tua lingerie costasse 49,99 euro. Nonostante tutto questo, ti amavo ancora e sentivo che potevamo uscirne. Così quando ho scoperto che avevo vinto alla lotteria 10 milioni di euro, mi sono licenziato e ho comprato due biglietti per la Giamaica. Ma quando sono tornato tu te ne eri andata. Penso che ogni cosa succeda per una precisa ragione. Spero tu abbia la vita piena che hai sempre voluto.
Il mio avvocato ha detto, vista la lettera che hai scritto, che non avrai un centesimo da me. Abbi cura di te! P.s.: non so se te l’ ho mai detto ma mio fratello, prima di chiamarsi Carlo… si chiamava Carla: spero che questo non sia un problema. Firmato: l’uomo più felice del mondo.
GIOVANNI: E lei se l’è bevuta la “balla” dei 10 milioni
di euro vinti? Mica è ritornata da te?
BIAGIO: Non lo saprò mai… poco dopo mi hanno
arrestato ed eccomi qua.
GIOVANNI: Biagio, comunque io scendo che se torna la
guardia mi fa un mazzo così (facendo il gesto con le mani). (esce)
BIAGIO: (ridendo) Allora mi sa che ti conviene restare
così non ti sei perso la salita per niente; comunque hai ragione meglio che vado anch'io non si sa mai dovesse farmelo anche a me il mazzo non ne sarei di certo cosi contento quanto te. (esce)
PASQUALE: Finalmente soli, adesso possiamo buttarci
giù in santa pace.
( ENTRA VENDITORE)
VENDITORE: (sale a fatica) (non riconosciuto dai due
aspiranti suicida) Che faticaccia, accidenti! Qui dentro mi sto facendo proprio vecchio. Speriamo ne sia valsa la pena. Ah, due clienti. Pochi, ma, meglio che niente… Buongiorno!. (Apre il tavolino portatile e vi depone la merce).
GIACOMO: E tu che vuoi?
VENDITORE: Vedo che vi volete suicidare. Quando
trovo qualcuno qua su vengo subito a proporre affari. Aspettate e vedrete che poi mi ringrazierete. Che ne dite di questa? Ammirate, ammirate, toccate se volete… Immaginetta di San Giuseppe, patrono della buona morte. Vi mettete addosso questa immagine e il paradiso è assicurato.
PASQUALE: Se sei venuto per farci cambiare idea hai
sbagliato torretta. E poi San Giuseppe non è il patrono dei lavoratori?
VENDITORE: Non sono qui per farvi cambiare idea,
anzi… e per quanto riguarda San Giuseppe avete ragione da vendere, ma si da il fatto che lui è morto fra le braccia di Gesù e di Maria e… più buona morte di quella… Volendo ci sono anche dei cornetti di ogni colore, della prima, della seconda e della misura più grande…
GIACOMO: Cornetti?
VENDITORE: Certamente, corni porta fortuna. Cosa
pensavate, che in questa situazioni vi volessi vendere dei cornetti caldi? Mi avete per caso visto vestito da pasticciere? Sono cornetti fortunati, da non confondersi con le corna, eh… quelle le hanno gli altri non voi certamente. Vedete, un corno di questi addosso e siete sicuri di farcela e di non rimanere paralizzati su una sedia a rotella; pensate… se il volo finisse male… autoambulanza, corsa all’ospedale, intervento chirurgico, dolori atroci… e non sapete se poi la Mutua vi paga le conseguenze di un gesto compiuto deliberatamente. Un corno di questi addosso e… splash! Secchi come un fico secco! Morte istantanea assicurata! Non vi va il cornetto portafortuna? Non credete a queste cose? Allora vedete, guardate! Lo vedete questo? Un foglio direte voi. Certo, un foglio. Ma che ha di particolare questo foglio? E’ un testamento vero e autentico con tanto di firma e timbro del notaio se per caso o per dimenticanza non l’avreste già fatto. Dovete solo apporre la vostra firma e la vedova o i figli o, ancora meglio, l’amante, saranno soddisfatti e vi ricorderanno nelle loro preghiere nei secoli dei secoli venturi.
GIACOMO: Non c’è che dire; un vero e arguto
imprenditore!
VENDITORE: E non ho finito. Ascoltatemi. Lo vedete
questo? Un altro foglio direte voi. Certo, un altro
foglio. Anche questo è un foglio importantissimo, vi sono stilati i migliori testi di annunci mortuari che, a vostra scelta, provvederò a far pubblicare sul giornale locale se il vostro volo centrerà le conseguenze che vi siete preposti. Ne volete sentire qualcuno in particolare?
PASQUALE: No, grazie, ci risparmi queste cose
macabre…
VENDITORE: Eh no, non vorrete che la vostra figura sia
accompagnata da necrologi che vi ridicolizzino. Ecco; ho giusto, giusto qui il giornale di oggi. Ve ne leggo qualcuno. Udite, udite… “Un anno e' passato, ma resti sempre nel mio cuore. Tua moglie a cui oggi amorevolmente si congiunge tuo fratello Mario, tuo cugino Giuseppe e tutti i tuoi amici”. La tua morte ha lasciato un vuoto incommensurabile che adesso non sappiamo come tappare. Un saluto circolare da tutti i tuoi cari….
GIACOMO: Che ammucchiata…
VENDITORE: Un altro annuncio per esempio: “In
questo triste momento ci sentiamo vicini alla vostra salma”. “La moglie informa che domani alle 11.30 la salma comincerà a muoversi”, “La famiglia annuncia la scomparsa del defunto”. E quest’altro… “Dopo una vita trascorsa insieme il Signore ti ha voluto con sè. Che Egli sia benedetto”. “Il genero, nell'annunciare la dipartita della signora Carla, rivolge un particolare ringraziamento al medico senza le cui premurose cure non ce l'avrebbe mai fatta”. E, se non vi bastano. Ce ne sono ancora un paio: “Il marito ringrazia tutti quanti per la immatura scomparsa della moglie”. “Domani alle 11.30 dopo la Santa Messa i familiari daranno l'estremo saluto a tutti gli intervenuti”. “Il caro defunto si dispensa dai fiori” dispensateli altrove.
PASQUALE: Sentite; non penserete che noi crediamo a
tutto ciò…
VENDITORE: Perché no? Non è che forse ne volete uno
del tipo “E’ tragicamente scomparso librandosi in volo per raggiungere più in fretta il paradiso”?
GIACOMO: Nemmeno questo ovviamente… certo che
no!
VENDITORE: Allora per te andrebbe bene: “Volle
lasciare la sua vita così in fretta che non volle perdere tempo a raggiungere la pace interiore”
PASQUALE: Senta, a proposito di pace, perché non se
ne va e ci lascia in pace!
VENDITORE: Tu di quale pace parli? Quella eterna?
PASQUALE: No, quella di togliersi dalle scatole poiché
vorremmo meditare sul nostro presente e sul nostro futuro.
VENDITORE: Vabbè, vi lascio. (Raccoglie le sue cose)
Ma, sinceramente, non so di che futuro vorrete parlare dato che… il vostro futuro è piuttosto ridotto. Buona giornata e… buon volo! (Esce)
PASQUALE: Impertinente! Che ne sa lui del nostro
futuro?
GIACOMO: Beh, non è certo difficile immaginarlo…
ma scusami, volevo chiederti: non hai mai pensato di suicidarti in alcun altro modo?
PASQUALE: Sì, ho cercato di impiccarmi. Ma non ce
l'ho fatta... Ogni volta mi sentivo soffocare! Mi sembrava di morire. E lei?
GIACOMO: Tempo fa mi sono sdraiai sui binari del
treno Milano - Reggio Calabria ma venne soppresso il treno. Un’altra volta aveva nove ore di ritardo e rischiai solo di morire di fame.
PASQUALE: Certo che il mio amico Alfonso è stato ben
più fortunato…
GIACOMO: Che gli è successo?
PASQUALE: Alfonso non lasciò nulla al caso, quando
decise di suicidarsi. Voleva impiccarsi. Salì su di una collina, legò il capo di una fune al suo collo e l'altro capo ad un masso in bilico sul precipizio. Bevve del veleno e prima di saltare dalla collina si diede fuoco e cercò di spararsi. Il proiettile però mancò il bersaglio e tranciò la fune che lo legava al masso. A questo punto Alfonso cadde nel lago sottostante. L'improvvisa immersione spense le fiamme e gli fece vomitare il veleno.
GIACOMO: Fallì lo scopo dunque…
PASQUALE: No, fu tirato fuori dall'acqua da un
pescatore e portato in ospedale ma l’ambulanza ebbe un incidente e morì. Ma lei non ne ha mai parlato con nessuno, che ne so, con il suo amico dell’intenzione di porre fine alla sua vita?
GIACOMO: Certamente, ma quando gli ho confessato
che cominciavo ad avere tendenze suicide mi ha detto di sbrigarmi così gli liberavo la cella. Forse scherzava ma ci sono rimasto veramente male che per fargli dispetto non ho più provato a suicidarmi.
PASQUALE: Mi sembra che stia salendo qualcuno…
(ENTRA TAMMARO)
TAMMARO: (il Terzo suicida) Buongiorno. Sono
Tammaro?
PASQUALE: Dica! (con tono un pò scocciato) un altro
concorrente al suicidio?
TAMMARO: Pochi ammalati oggi, vero?
GIACOMO: Quelli veri il dottore li ha già spediti al
cimitero. E tu che ci fai da queste parti?
TAMMARO: Appunto, sono ammalato, ammalato grave
e non voglio che la morte mi colga quando vuole lei, ma lo voglio decidere io.
GIACOMO: Guarda che dobbiamo deciderci davvero.
All’improvviso potrebbe arrivare il guardiano della torretta. Conviene sbrigarci.
TAMMARO: Ho fatto tardi perché in infermeria mi
stavano suturando dei punti; tanti punti.
PASQUALE: Chissà che dolore
TAMMARO: Non tanto, anzi, meglio così. Con tutti i
punti che mi hanno dato ho vinto una batteria di pentole. Sono stato sotto i ferri per 7 ore. I Chirurghi andavano così lenti, ma così lenti che sembrava di stare sull’Autostrada Salerno/Reggio Calabria nel giorno di ferragosto.
PASQUALE: Anch’io se è per questo in autostrada
andavo piano. Andavo così piano che i moscerini mi si spiaccicavano dietro.
GIACOMO: Magari avevi un’auto vecchia; un catorcio
insomma…
PASQUALE: E’ vero. Talmente vecchia che le luci di
posizione avevano la cataratta.
GIACOMO: Ed il motore l’arteriosclerosi (sorridendo)
PASQUALE: Una volta andavo così lento ma così lento
che mi hanno messo la multa per divieto di sosta.
TAMMARO: A me una volta mi superò persino una
Suora.
PASQUALE: Correva forte?
TAMMARO: Andava da Dio.
TAMMARO: Un giorno in macchina mia moglie mi
prese la mano e mi disse "non cambiare mai"... feci trenta chilometri in prima.
GIACOMO: Mia moglie è stata multata perché andava a
160 km/h con la cinquecento.
TAMMARO: 160 all'ora con la cinquecento?
PASQUALE: Ma allora era truccata.
GIACOMO: No, no, aveva solo un po' di fard sulle
guance e un paio di orecchini.



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Opera scritta il 11/04/2013 - 10:56
Da Luigi Bellotta
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