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SONO CIO' CHE VUOI

C’era una volta una prostituta di nome Veronika. Come tutte le prostitute era nata vergine e innocente e nell'adolescenza aveva sognato di incontrare l’uomo della sua vita, di sposarsi e di avere dei figli e una bella casa. Del resto era quello che le avevano inculcato sin da ragazzina.
“Una donna deve studiare, trovarsi magari un lavoro, ma soprattutto fare un bel matrimonio e sistemarsi con un uomo che le faccia fare una vita agiata…”, diceva spesso la madre, che sicuramente un bel matrimonio non l’aveva fatto, essendo rimasta incinta della figlia quando aveva vent'anni, e dovendosi accontentare di un nullafacente cui piaceva pure bere. Se l’era preso come marito, altrimenti la gente chissà cosa avrebbe pensato di lei.
Perciò la ragazza crebbe con una concezione pragmatica dell’unione tra uomo e donna, ma divenuta grandicella iniziò ad avvertire un’improvvisa ed urgente attrazione verso il genere maschile; mise da parte ogni buona intenzione e cominciò a vivere i primi flirt senza complessi di sorta, tra baci e carezze più o meno audaci che i maschi non mancavano di elargire a quel corpo acerbo, che già prometteva bene.
A Veronika piacevano quei primi approcci sessuali ed essendo avvantaggiata dal suo aspetto di valchiria mediterranea, ereditato dalla madre, iniziò a collezionare uno stuolo di giovani dagli ormoni impazziti, attirandoli in una ragnatela di ammiccamenti sapienti e moine da femme fatale.
Oramai donna, trovò un lavoro da contabile in un’azienda di alta moda, però nella vita privata non riusciva a fermarsi in una relazione stabile. Era così bello essere guardata ed ammirata dagli uomini nei locali o dai colleghi in ufficio che le sbavavano dietro e non pensava affatto ad innamorarsi, finendo magari con un egoista fallito come il padre, il quale non le aveva dato né appoggio, né affetto.
E poi Veronika adorava fare l’amore, sia con ragazzi coetanei che con uomini più maturi da cui, seppur inconsciamente, cercava un po’ di quella protezione che l’era mancata: si sentiva a suo agio nei panni di una provocante lolita, lasciandosi trascinare nel buco nero della passione, in cui mani forti tastavano la geografia del suo corpo, esplorandone picchi e depressioni.
Per una sorta di gioco perverso, nel monolocale che aveva affittato con i primi guadagni del suo impiego, cominciò ad accettare denaro dai suoi amanti, alcuni dei quali si innamoravano perdutamente di lei. Era impossibile infatti resistere a quella maga dalle morbide curve e dagli occhi scuri velati di tristezza, ma la donna era sfuggente e quando subodorava proposte galanti, scappava.
Accadde poi che in occasione di una trasferta di lavoro, dovesse recarsi per una settimana presso un’azienda di tessuti, dove conobbe il proprietario, Walter, un uomo d’affari sulla cinquantina, ancora attraente nonostante svariati fili bianchi tra i capelli. L’imprenditore, oltre ad appezzare la serietà professionale di Veronika, per forza di cose fu attratto da quel corpo sensuale e da quello sguardo profondo, come un pozzo senza fine, in cui presagiva di cadere attimo dopo attimo.
Durante alcune cene di lavoro si raccontarono le loro vite e, nonostante avessero circa vent'anni di differenza, tra i due scattò un’immediata complicità: Walter le parlò dei suoi trascorsi sentimentali burrascosi, avendo già alle spalle due matrimoni falliti, mentre la donna, non sapendo spiegarselo, gli rivelò con naturalezza la sua doppia vita, senza per questo sentirsi giudicata.
L’ultima sera prima della partenza di Veronika, si ritrovarono aggrovigliati sul letto di una camera d’albergo, dove si spogliarono di ogni maschera, inibizione e falso pudore, vivendo un’intimità mai assaporata prima. Fecero l’amore con irruenza, ma anche con tenerezza, soffermandosi a lungo sui loro corpi e dandosi piacere, consapevoli del tempo che stava per scadere.
“Sono stato benissimo, Veronika, e non solo come pensi tu. Ti prego non partire, sei la donna che ho sempre cercato”, le sussurrò Walter all’orecchio. “Tu sei altro rispetto a quello che dai a vedere…”. Lei ascoltava con la testa appoggiata sulla sua spalla nuda.
“Godiamoci questo momento, Walter, non credo di poterti dare di più. Oggi sono qui con te, sono la tua donna, la tua bambina, sono ciò che vuoi…”
Walter la guardò con gli occhi umidi. “Neanch'io sono un santo, ma vorrei provare a renderti felice…”
A quelle parole Veronika si alzò lentamente dal letto e, dopo avergli accarezzato il viso, andò in bagno; poco dopo si richiuse la porta alle spalle, dicendogli addio.
La mattina seguente era sulla banchina, aspettando il freccia rossa che l’avrebbe riportata a casa. Era stanca, non essendo riuscita a dormire granché. Si voltò d’istinto verso il sottopasso.
Walter era lì ad aspettarla, alla stazione, con un mazzo di rose rosse e gli occhi inondati di luce. Veronika trasalì perché non se l’aspettava, lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia. Poi s’incamminarono verso l’uscita. Pensò che quell'uomo l’aveva conosciuto tutto sommato da poco, che aveva fatto l’amore con lui solo il giorno prima, che era stato sposato due volte e che non tutte le credenziali erano impeccabili. Ma non si chiese ciò che accade dopo che la scritta “fine” è apparsa sullo schermo. Se un giorno qualcuno le avesse chiesto di raccontare la sua storia gli avrebbe soltanto chiesto di iniziarla come una favola, con le parole…c’era una volta…



Paola Salzano




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Opera scritta il 18/11/2018 - 10:09
Da PAOLA SALZANO
Letta n.1142 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Ringrazio la redazione per il gradito riconoscimento a questo mio racconto e tutti voi che lo avete commentato o letto.
Grazie ancora!

PAOLA SALZANO 04/12/2018 - 16:21

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.. la mia non voleva essere una critica.. perlomeno.. a noi piace sempre il vento in faccia... ci stimola vero... volevo tratteggiassi quel particolare momento che sradica la ragazzina dai banchi... dimmi come potrei farti capire il mio punto di vista.. senza ledere la tua creatività.... se non ricordo male tu scrivi anche in napoletano...o sbaglio... c'è una poesia.. canzone bellissima..sul tema.. ma a sanremo non è che capiscano molto
se in qualche modo ti ho urtato scusami... a me il vento in faccia piace sempre...mi rende vivo...

Franco Libecci 29/11/2018 - 09:13

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Franco Libecci, forse è così, la rena aveva già l'ansa per l'onda...

PAOLA SALZANO 28/11/2018 - 18:49

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No.. manca qualcosa... tutto accade come se la rena avesse già l'ansa per l'onda.. qual'è la molla che proietta la ragazza verso la donna di piacere...qual'è l'onda che la riporta a mare...

Franco Libecci 28/11/2018 - 17:18

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PAOLA....Stupendo racconto, pieno di particolari dove viene alla luce il sentimento di ognuno dei personaggi è stato un piacere leggerlo...Brava

mirella narducci 19/11/2018 - 22:08

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Grazie amiche e amici di OS per lettura e soprattutto per le vostre parole che, non solo mi fanno piacere, ma sono anche utili e preziose...
Un saluto a tutti!

PAOLA SALZANO 19/11/2018 - 20:36

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Stupenda e intrigante storia
Bravissima

Mary L 19/11/2018 - 19:18

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Bellissimo e coinvolgente racconto.

Antonio Girardi 19/11/2018 - 18:08

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Bellissima ed intrigante storia. Bravissima

Teresa Peluso 19/11/2018 - 15:26

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Tutto quadra perfettamente: titolo, storia intrigante, personaggi ottimamente delineati.Ottima operazione di assemblaggio con incipit e finale precostituiti.

GIOVANNI PIGNALOSA 19/11/2018 - 15:12

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Eccellente, coinvolgente ricco di belle sensazioni. Complimenti sei veramente brava

donato mineccia 19/11/2018 - 10:34

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Intrigante questa tua Veronika...quanto c'è da scoprire in lei oltre il piacere e il rendiconto...
Sei stata brava a sottolineare la sua psicologia e hai inserito la tua storia molto bene tra l'inizio e la fine obbligati...
Ottimo anche il titolo
Bravissima Paola!Buonanotte...

Grazia Giuliani 19/11/2018 - 00:20

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MOLTO BELLA SEI BRAVISSIMA

gcr poeta lupo dell'amiata 18/11/2018 - 20:32

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Scritto molto bene, intriga e soprattutto l'inizio, il corpo e la fine sono un unica cosa, talmente sono bene integrati. Ottimo scritto, bravissima Paola e buona serata.

Paolo Ciraolo 18/11/2018 - 19:48

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E, come al solito, riesci a dare quella luce in più, quell'accento sul particolare che rende ciò che scrivi, unico.
Stupendo, cara Paola

laisa azzurra 18/11/2018 - 13:09

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