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La storia del Principe Azzurro raccontato da Dreamer

Salve, mi presento: sono il Principe Azzurro, dagli amici chiamato confidenzialmente P. A.
Forse mi avrete già visto su qualche libro di favole o di fiabe.
Ne ho fatte di tutti colori in questi anni.
Combattuto contro draghi dalle fauci infuocate, sfuggito ad agguati di streghe maligne, liberato fanciulle segregate in torri inespugnabili.
È un po’ che non si sente parlare di me, vero?
Vi tranquillizzo, non sono né morto, né andato in pensione.
Come si dice oggigiorno?
... E' si ho avuto bisogno di una pausa di riflessione.
Ultimamente ero un tantino stressato.
No, non dovete stupirvi, anche per i Principi sono tempi difficili.
Sinceramente, ero veramente stanco!
Le ultime due volte che sono apparso sono state quelle con Biancaneve e Cenerentola, che palle ragazzi.
A volte avrei preferito nascere un tantino più brutto, così da evitare di essere chiamato ogni volta che una fanciulla era da liberare.
Invece mi hanno fatto nascere, biondo, un fisico niente male, gli occhi castani e un sorriso, un sorriso che non vi dico, quando mi guardo allo specchio rimango abbagliato se accendo la luce e senza mai andare dal dentista, pensate!
Vi parlavo delle due “palle” Biancaneve e Cenerentola.
Iniziamo con la seconda; lei è Cenerentola.
Cenerentola, saprete già che perse la scarpetta e che mi fecero girare tutto il regno alla ricerca di quel piedino da fata.
Ho sudato sette camice e sfiancato due cavalli, poi finalmente la trovai.
Grande festa, gioia in tutto il regno.
Quando credevo che tutto fosse finito, arriva il ciambellano dicendomi che ordini arrivati dall’alto imponevano di sposarla.
Va beh, non è nemmeno male, pensai; proviamo.
Grande cerimonia ecc... ecc.
Lei era dolcissima, ma chissà perché questa dolcezza durò solo la prima settimana.
Poi decise di invitare al castello la matrigna e le sorellastre.
- Cosa? - le chiesi - quelle megere antipatiche? - giammai.
Ma come potete ben immaginare, quel giammai lei lo intese come un “certo, quando vuoi”.
Arrivarono al castello e d’allora non si visse più.
Liti, scenate, la servitù trattata malissimo.
Non sapevo che fare e quando un amico mi disse che stavano cercando un P. A. per andare a svegliare una fanciulla, che aveva avuto un problema con un’altra strega/matrigna, io gli risposi che ci avrei pensato e dopo 2 secondi ero già a cavallo del mio destriero e stavo uscendo da questa storia per gettarmi nell’altra.
Come si dice da voi: dalla padella alla brace.
Arrivai ad un castello dove una regina, ma brutta, ma così brutta che nemmeno l’immagine dello specchio riusciva a guardarla.
Si rimirava tutte le mattine chiedendo allo specchio chi fosse la più bella del reame e puntualmente l’immagine riflessa, ormai non la sopportava più, e per farla infuriare ancora di più le rispondeva : - Biancaneve è la più bella -.
Lei impazziva di rabbia.
Chiesi allora chi fosse questa Biancaneve, lo stalliere mi guardò sospettoso, ma quando seppe che ero il P. A., mi rivelò tutta la storia.
Vi garantisco che sarebbe stato saggio girare la cavalcatura e tornarmene a casa.
Non lo feci e impavido penetrai nel bosco.
Superai tre o quattro ostacoli che la matrigna/strega aveva creato per fermarmi e finalmente giunsi al centro del bosco.
Una umidità tremenda, e oggi dopo tanto tempo ho ancora qualche reumatismo.
Comunque la vidi distesa sopra un letto di muschio.
L’effetto era notevole e non poca la puzza di foglie marce. Lei, bionda platino, ciglia lunghissime, una corona di margherite le circondava la testa e l’abito azzurro ultima moda le disegnava delle curve fantastiche.
Se ne stava là, addormentata e serena.
Io, come da copione, dovevo scendere da cavallo, baciarla e lei si sarebbe svegliata, poi non sapevo il seguito.
Feci tutto ciò che mi imponeva la storia, scesi dal cavallo, mi avvicinai e mi chinai per baciarla.
Sinceramente aveva un alito un tantino pesante, ma era veramente bella, la baciai volentieri.
Lei si svegliò immediatamente fissandomi con due occhioni di un blu intenso che sembravano occhi da favola.
Poi con una vocina stridula frignò: - Oh, finalmente sei arrivato, ma saiiiii quanto è che aspeeetto?- e senza lasciarmi il tempo di rispondere, gidò – ragazziiiiiiiii, venite è arrivato. -
Sette nanetti, uno più antipatico dell’altro uscirono da non so dove e mi accerchiarono, parlando tutti insieme.
- Oh, abbiamo finito di lavorare
- Portaci al castello
- Prendimi in braccio (questo capii subito che doveva essere cucciolo)
E poi ancora :
- quante stanze hai nel castello, come si mangia, io voglio la camera con vista sul lago, ecc.
Mi guardai intorno, Biancaneve era già rientrata in casa a preparare le valigie, il mio destriero era a pochi passi, calcolai bene i tempi e con due salti balzai in sella e partii a razzo, lasciando tutti di stucco.
Galoppai, galoppai, fino a quando non giunsi alla fine della storia.
Uscii, da quelle pagine e mi ritrovai dentro questo computer.
Non immaginate cosa c’è qui dentro?
Memorie virtuali, byte, megabyte, chip, microchip, un sacco di posti dove riposarsi.
Così sono rimasto qui tutti questi anni.
Mi son sempre tenuto in forma però, ho tirato di spada, fatto ginnastica, curato il fisico.
Il mio cavallo è pronto a ripartire per nuove avventure.
Ora devo solo trovare una leggiadra fanciulla prigioniera in un castello, o segregata da una matrigna cattiva per andarla a liberare.
Questi anni di ozio mi hanno proprio stancato.
Sapete indicarmi dove posso dirigermi?
Come?
Non ci sono più castelli con fanciulle da liberare?
Non ci sono più streghe e draghi da combattere?
Se voglio trovare queste cose devo tornare nelle pagine dei libri?
Nei computer ci sono solo super eroi ed aggeggi infernali con poteri tali che un povero P. A. non riuscirebbe nemmeno a scalfire con una spada di acciaio temperato?
Qui non c’è posto per me, sono fuori moda?
Non posso crederci, sono disperato.
Salto di nuovo in sella al mio cavallo e parto al galoppo, corro a più non posso cercando la fine di questa storia, ma qui non ci sono pagine dove puoi saltare da una all’altra.
Vedo solo uno schermo piatto e luminoso dove si formano tante parole, ed io sono qui intrappolato.
Aiuto, aiuto, qualcuno mi venga a salvare.
Ehi Dreamer, tu che sei lì fuori, non puoi aiutarmi?
- Chi, io?
- Sì, tu, non sei tu che stai scrivendo questa storia?
- Sì, ma non so come posso aiutarti, ho iniziato così per caso, non sapevo nemmeno che cosa volevo narrare.
- Va beh, però aiutami ugualmente.
- Sei stato tu a cacciarmi in questo pasticcio! Ora risolvi questo problema!
- Ok, ok, lasciami pensare.
- Dunque, proviamo così:
... C’era una volta un principe azzurro che viveva in un libro di fiabe e...
- Ciaoooo, grazieeeee, ora sì che sono felice, questa è la mia casa, qui si sta proprio bene.
Profumo d’inchiostro, cellulosa, ritmi più lenti.
Ehi Biancaneve aspetta, dove eravamo rimasti?
... e fu così che vissero tutti felici e contenti.


......... Dreamer




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Opera scritta il 16/10/2013 - 00:19
Da Semplicemente Dreamer
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