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Sentimenti in quarantena

C’era questa sensazione in me che non ero in grado di esprimere a pieno, forse neanche a comprenderla. Era come se nessuna parola potesse essere abbastanza convincente da poter descrivere quello che stavo sentendo.
E se non riuscivo neanche a capirlo io, come potevo spiegarlo ad altre persone?
Divenni egoista, sola, menefreghista, ma solo agli occhi degli altri.
Divenni isolata per la mia stessa incomprensione.
Ma ero io a non capirmi davvero o la paura di non essere capita dagli altri a farmi questo effetto?
“Io sono fatta così” era la mia scusa quotidiana a chiunque mi dicesse che non mi facevo mai sentire, che avrei potuto provare ad essere più presente, almeno in un periodo come questo, in cui non c’è possibilità di sentirsi vicini se non attraverso un mezzo elettronico.
Ma se io stessi già bene con me stessa? Se per me non fosse essenziale dovermi sentire con altre persone anche se le reputo importanti per me? Sono sbagliata io a non sentirmi in colpa?
Ma soprattutto, perché la gente me ne fa una colpa?
Mi sento in dovere di chiedere scusa a tutte quelle persone che si sentono messe da parte a causa dei miei comportamenti di autoisolamento sociale oltre che fisico.
Mi sento in colpa per quelle persone che pensano che io non me ne freghi nulla di loro quando non è così. Solo perché non mi faccio sentire con un messaggio o una chiamata non vuol dire che io mi sia dimenticata del bene che voglio a certe persone.
Lo so, come faccio a dimostrare che queste persone sono importanti se non faccio nulla per loro?
Ma davvero essere importanti significa mandarsi il buongiorno ogni mattina e creare una conversazione monosillabica solo per dire che ci si è sentiti?
Ma davvero per far sentire qualcuno importante bisogna sentirsi forzati ad avere un certo comportamento? Perché se fosse davvero così, allora mi dispiace, io non sono in grado di far sentire le persone importanti. Non abbastanza, non come vorrebbero loro.
Io mi rinchiudo in me stessa quando sento che le cose vanno male, io mi isolo con i miei fantasmi quando la realtà non è quello che mi aspettavo, io riesco a stare da sola nel mio mondo anche se non ho nessuno con cui condividerlo. Me lo creo e non mi dispiace. Trovo il mio equilibrio nonostante sia perennemente in bilico.
La verità è che so che ho delle persone fantastiche accanto a me ed io a volte non mi sento minimamente alla loro altezza. Non so se sono una buona amica, una figlia affidabile, una ragazza amabile o che riesce ad amare, ma so che ci sono persone che mi apprezzano comunque per quello che sono, che a me piaccia o no.
Penso che il fatto di condividere adesso tutti lo stesso dolore ci abbia unito, certamente, ma ognuno lo affronta a modo proprio, così come ogni persona combatte le sue battaglie in maniera diversa.
Perché forzare le persone ad omologarsi persino nel vivere questa quarantena?
Io sto bene anche se ci sono giorni in cui non sento nessuno se non me stessa, io sto bene anche se passo il giorno ad ascoltare musica, vedere serie tv e studiare. Io sto bene, a modo mio. Questo non vuol dire che io stia affrontando la situazione in maniera sbagliata, è semplicemente diversa da quella degli altri. Essere diversi, non vuol dire essere in errore.
Quindi mi dispiace se i miei amici si sentono messi da parte perché non li cerco troppo, mi dispiace se scompaio per giorni, settimane, mesi, mi dispiace se non sono quella persona che vorresti che io sia, ma non è la quarantena che mi ha cambiata, non del tutto.
Sei tu che ora mi vedi con una luce diversa, sei tu che adesso che hai tempo, fin troppo, e non sai come usarlo, ti senti solo e noti la mia assenza. Io non sono mai stata molto presente telefonicamente, è una mia colpa, ma semplicemente perché sono occupata a vivere la vita nella realtà, non mi va più bene vivere i sentimenti attraverso uno schermo.
Ma ora che siamo forzati a dover mostrare ciò che proviamo per gli altri attraverso un telefono mi sento impossibilitata, perché non è semplicemente il modo che io preferisco per far capire quanto ci tengo ad una persona.
Io preferisco le avventure improvvisate, le risate per una figura di merda appena successa, gli sguardi persi in discorsi filosofici e il cuore aperto nei lunghi abbracci.
So che tutto ciò non è possibile adesso e penso che il mio autoisolamento derivi anche dall’impossibilità di poter ricreare telematicamente qualcosa di troppo reale e insostituibile come il contatto umano. Mi dovrei adattare a questa situazione, ma questo chiudermi in me è la mia forma di non accettazione delle cose che cambiano.
Non è una novità il fatto che io non ami i cambiamenti, ma ho fatto tanto per poter sbloccare quella timidezza che non mi permetteva di avere amicizie e amori, non voglio fare passi indietro e tornare a nascondermi dietro uno schermo, anche se adesso è l’unica cosa che ci resta.
Si può cambiare, lo stiamo facendo tutti, ma non dimentichiamo che i sentimenti per le persone importanti restano gli stessi, quarantena o meno, messaggio in più o in meno.
Anche se non lo dimostro abbastanza, anche se sono lontana, io sarò sempre lì, in un angolo di cuore.



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Opera scritta il 08/05/2020 - 17:43
Da Green Eyes
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Commenti


Scritto bene e coinvolgente questo tuo testo, troppa comunicazione superficiale alla fine logora i rapporti, soprattutto se coltivati per lo più in rete...
Brava!

Grazia Giuliani 09/05/2020 - 19:09

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Interrogativi e risposte che spiegano un modo di essere vero e condiviso... Non tutti siamo uguali e ognuno vive questo tempo di quarantena a suo modo. Ma poi chi sono gli altri per giuducarci? Essere se stessi è la cosa più importante e i veri sentimenti non si dimostrano con un buongiorno, ma con quell'angolo del cuore che sente e vive l'affetto anche distante. Bellissimo racconto condiviso.

Margherita Pisano 09/05/2020 - 17:00

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