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È QUESTO L’AMORE?

...Premesti
I tuoi polpastrelli
Contro i miei occhi
Affinché essi
Rifugiatisi
Sotto le palpebre
Proiettassero
I mille volti d’un sogno,
Il nostro...



(Stagioni come frammenti di specchi e di clessidre vuote)



C’era un cielo
Addobbato
Da nuvole spartane
E da deboli spruzzi di celeste
In quel meriggio,
Dove io e te ci incontrammo
La prima volta.



Iniziammo a frequentarci
Prima dell’avvento del Natale,
Ma quantunque
Lo desiderassi
Il bacio a lungo si fece attendere:
Il mio cuore
Doveva ancora metabolizzare
La consapevolezza e il tormento
D’un amore mai corrisposto.



(Volo in parallelo di una rosa e delle sue spine)



Chissà
Mi ripetevi,
Se il solo tenerci per mano
Sarebbe servito
A sottrarci
Dalla freddura dell’inverno
Di quei giorni,
O se quell’intreccio di dita,
In futuro,
Avrebbe potuto mai
Essere districato.



Le parole,i silenzi e gli sguardi
Bastarono,
O perlomeno
Ce li facemmo bastare
Per mitigare ogni dubbio,
Ogni incomprensione,



Nient’altro era comparabile
Con quel nostro stare assieme
E nulla poteva fruire
Della sua stessa urgenza
E della sua stessa importanza.



(Assopire d’un cuore di vetro nelle cerniere del tempo)



Fu
Nella decadenza delle ombre
Dopo l’aureo sfavillio dell’aurora
Che capii
Quanto perdutamente t’amassi,
Ma nelle ore notturne
L’ingordigia dei sensi
Sovvertì
La mia indole più proba e affabile,



Venisti ferita e io desistetti
Nel correrti appresso
Fino all’uscio del caseggiato,
Quella notte,
Mi mostrai pavido
E ignaro
Del mio puerile pormi sentimentalmente,
Non compresi appieno
La tua profonda solitudine,
Le tue recondite fragilità.



(Sordo vagare d’un caladrio tra l’inerzia perdurante di due corpi)



Ora
Nel folclore
Di questi carri
Che si protraggono
Lungo le vie della città
E tra lo strepitio della folla festante,
Torna ad imperversarmi
Quel sentimento angoscioso
Ch’ebbi quando fui disgiunto
Dalla tua serafica esistenza,



Mi sento perduto
Come nello sciogliersi delle nevi
Sugli apici alpestri,
O come in quell’erba
Che brucia in estate,
Al sol pensiero di saperti lontana,
E soprattutto
Il non averti mai rincorso quella notte
È e rimarrà
Un rimpianto di cui per sempre
Dovrò convivere



(Poesia collocata nella categoria racconti per l’eccesso dei caratteri di cui ho voluto usufruire,la scrissi e la pubblicai tempo fa,ma mi resi conto della sua incompletezza.L’amore di cui parlo mi portò al delirio,ero un giovane uomo,alla prima tangibile esperienza.Ma negli anni te ne dimentichi,vivi ugualmente la tua esistenza.Però basta un luogo,un profumo,un gesto,che tutto riappare improvvisamente nella memoria)




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Opera scritta il 14/08/2021 - 12:30
Da Mirko Faes
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