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VIAGGIO DI RITORNO

VIAGGIO DI RITORNO



Marta camminava lentamente e con aria sognante tra le strade di Noto colme di sole e dava l’impressione che, durante il tragitto, ammirasse le scalinate in pietra, le piazze, le chiese e i palazzi che incontrava. In realtà l’ariosa scenografia urbana barocca, faceva da sfondo alla fantasia della giovane ragazza che col suo amato violino a tracolla, seguiva pensieri e suggestioni della sua età, vissuta intensamente per la sua natura sensibile e artistica che quasi la proiettava in una dimensione non reale, tutta sua, fatta di musica e di emozioni. Essa si recava dal maestro di musica, un severo musicista ormai in pensione. Sua madre Gloria l’aveva spinta a prendere lezioni , accorgendosi della tristezza in cui sua era sprofondata sua figlia dopo la morte del marito Corrado Montedoro, di illustre casato locale.
Di Marta colpivano i grandi occhi verdi che spiccavano nell’ovale gentile del viso, adornato da lunghi capelli neri che ricadevano morbidamente sulle spalle. Giunse come ogni pomeriggio davanti il grande portone in legno di un antico palazzo, con balconi in ferro battuto, colmo di vasi di gerani rossi e decorati con volute e mascheroni. Batté un paio di volte la grande zampa di bronzo dorato. Il maestro Donato Balistreri la accolse con il suo solito sorriso, per ritornare subito dopo ad una espressione seria e burbera. Voleva il massimo da quella straordinaria ragazza dal grande talento e ogni giorno la lezione era piuttosto impegnativa. Poco dopo le note colmarono il grande salone affrescato e riccamente arredato, ma solitamente silenzioso e freddo. Marta, con i suoi diciott'anni e come ogni ragazza della sua età, sognava l’amore, ma nella sua mente non riusciva ad immaginare che tipo di persona desiderava avere al suo fianco. Di certo le sarebbe piaciuto un uomo intelligente, affascinante, maturo ed affettuoso, come lo era stato suo padre. Chissà quando l’avrebbe incontrato, diceva spesso tra sé, ma era sicura che l’avrebbe subito riconosciuto.
L’incontro avvenne mentre percorreva le strade della città, muovendosi con la sua figura acerba ed elegante, quasi in prossimità della splendida Cattedrale, costruita in cima ad una grande scalinata, definita simmetricamente da due alte torri campanarie. Marta aveva fatto una sosta per ammirarla e per un attimo aveva pensato di essere fortunata a vivere in quel luogo magico, edificato come se fosse una fiaba. In quel momento era uscito da un bar un giovane, rimasto immobile ad ammirarla.
- Casa c’è da guardare?- disse infastidita Marta
- Perdonami, non volevo essere villano. Ti guardavo mentre ammiravi la Cattedrale. Forse non sei del posto? - rispose prontamente il giovane
- No, no sono nata qui – rispose Marta
- Io sono Mario Brandi.-disse lui con un sorriso e porgendo la mano. Anche lui giovane, aveva una figura alta e guardava con grandi occhi scuri che sembravano voler leggere nell’ anima. I capelli ricci sulla fronte che si scompigliavano ribelli, mettevano in risalto un bel profilo greco. Vestiva sportivamente e con semplicità, ma era estremamente pulito e dignitoso. Indicando lo strumento nella custodia a tracolla della ragazza, chiese:
- Sei musicista? -
Marte rise imbarazzata – No, amo la musica e vado a lezione perché mia madre pensa che io abbia un gran talento. Ma sono solo una che ama la musica. Comunque io sono Marta Montedoro – rispose e le loro mani si strinsero.
- Un cognome importante. Figlia della illustre famiglia di Noto?
- Già. Ma mio padre è morto da poco.
- Ho saputo e mi spiace. Tutti in città dicono che fosse una grande persona ed era molto conosciuto.-
- Per me era un grande papà -
- Deve essere stata una grande perdita. Io sono invece figlio del postino Brandi.-
- Oh si, lo conosco. Una persona molto gentile.-
Si scrutavano i due giovani. Si osservavano con circospezione e meraviglia. Sembravano stupiti e impressionati l’uno dell’altra. Gli occhi scuri di Mario si perdevano in quelli grandi e verdi di Marta e man mano che discorrevano, l’ espressione dei loro volti si modificava. Entrambi si sentivano attraversati come da una corrente, da vibrazioni, da una emozione sconvolgente che lentamente si insinuava in loro, presi da una magia particolare che non conoscevano perché nuova e stupenda.
Si salutarono quasi di malavoglia con il desiderio segreto di rivedersi al più presto, per conoscersi, per stare vicini, per lasciarsi andare nella dimensione dell’amore, annullando il tempo e lo spazio.
Quando Marta giunse a casa, trepidante per la novità, la madre Gloria capì subito dall’espressione luminosa della figlia, che qualcosa di nuovo era accaduta.
- Che succede Marta? - chiese indagando la donna
- Nulla perché? - rispose Marta che non avrebbe detto nulla dell’incontro.
- Così, mi sembri strana. E’ andata bene la lezione? - continuò la madre mentre pensava che avrebbe indagato.
- Si come al solito – concluse la giovane
Gloria era una donna di mezza età ma ancora ricca di fascino. L’eleganza era per lei un imperativo categorico e tutta la sua personalità era colma di quella superbia tipica dei nobili ed ogni suo gesto era riconducibile alle formalità e al prestigio sociale. Da qualche giorno la sua mente era offuscata da una pesante preoccupazione. Era successo infatti che il consulente di famiglia l’aveva messa in guardia sulla difficoltà dei conti di famiglia. Le eccessive spese degli ultimi anni, che suo marito aveva lasciato correre, avevano in realtà svuotato le casse della famiglia. Inoltre la perdita di suo marito e dei titoli giocati in borsa, avevano finito di aggravare il loro bilancio finanziario.
Gloria decise che doveva risolvere al più presto tale situazione e come da tradizione familiare, aveva individuato in Marta la soluzione dei problemi. Un ricco matrimonio avrebbe risolto tutto . Doveva trovare il partito giusto, anche se già qualche idea le attraversava il cervello.
A cena Gloria iniziò implacabile:
- Marta, sabato c’è un ricevimento dai Montalto. Dobbiamo provvedere al nostro abbigliamento, che deve essere impeccabile. Ti farà piacere sapere che sarà presente anche Rocco Trigona.
- Uffa mamma, sai che a me non piacciono questi ricevimenti. Sembrano tutti delle mummie e poi Rocco non mi piace. - sbuffò la ragazza
- Poco importa. Il matrimonio è un contratto sociale, dove conta il prestigio delle due famiglie.- rispose lei con tono duro
- Già e l’amore non conta niente, giusto? - ironizzò Marta
- Proprio così -
Marta rise, ma in realtà non sopportava il cinismo della madre e rapidamente si ritirò nella sua stanza. Non vedeva l’ora di essere sola per rivedere con gli occhi della mente quel giovane incontrato, Mario. Perché al solo ricordo le batteva il cuore ? Era lui l’uomo del suo destino? E poi avrebbe ricambiato i suoi sentimenti, era sposato o impegnato? Come avrebbe fatto con sua madre che di certo non avrebbe approvato? Numerose le domande che la tormentavano e per l’agitazione non riuscì a dormire. L’indomani aspettò con ansia la fine delle lezioni scolastiche per poi andare nel pomeriggio dal maestro di musica e chissà forse l’avrebbe incontrato nuovamente. Così fu. Come se si fossero dati appuntamento, si incontrarono nello stesso luogo e alla stessa ora e così nei giorni successivi. Mario era iscritto al primo anno di medicina e presto avrebbe dovuto trasferirsi a Catania per seguire le lezioni universitarie. Entrambi erano consapevoli di amarsi e che il loro legame sarebbe stato ostacolato. Anche il padre di Mario, il signor Brandi, mise in guardia il proprio figlio.
- Figlio mio, stai attento- gli disse in tono grave - Quella è gente piena di fumo, lontano dal nostro mondo. Anche se Marta è una brava ragazza e di animo semplice, sarà sua madre a impedirti di vederla. E tu hai la tua dignità. La nostra è una famiglia modesta ma onesta e dignitosa. Non devi farti umiliare- concluse arrossendo
- Stai tranquillo. Nessuno mi calpesterà. Ma amo Marta e lei è diversa, non le importa di quello che vuole sua madre. - disse Mario fiducioso
- Lo spero per te, Mario- concluse suo padre, ma era sicuro che sarebbe finita male.
I due giovani dovettero separarsi per gli studi universitari di Mario, promettendosi di rivedersi al più presto. Marta stava per diplomarsi, ma avrebbe continuato ad alimentare la sua passione per il violino presso il Conservatorio Musicale di Catania.
Gloria aveva scoperto la tresca dei due giovani innamorati e attendeva come una belva in agguato il ritorno a casa della sciagurata figlia. Si era innamorata di quel Mario, figlio di un postino! Avrebbe fatto i conti con lei. Era ora che venisse messa al corrente del tracollo finanziario della famiglia. Non avrebbe potuto frequentare nemmeno l’Accademia. Erano giorni che cercava di convincerla. Ma niente, neanche le minacce la intimorivano. Adesso basta ! avrebbe messo fine a questo stupido e pericoloso legame..
Quando Marta giunse a casa, si rese conto che la tensione giornaliera che si respirava, era ancora più forte degli altri giorni. La separazione con Mario l’aveva intristita e si sentiva scoraggiata. Vide sua madre ritta in salotto che l’aspettava. Il viso imperturbabile e lo sguardo duro non promettevano nulla di buono. Non sopportava sua madre e spesso sentiva la mancanza di una mamma diversa, dolce e affettuosa, capace di capire i suoi sentimenti.
- Casa c’è ? - chiese subito bruscamente.
- Siedi devo parlarti- rispose con altrettanto tono.
- Spero non comincerai a parlare male di Mario. Caschi male! è appena partito per Catania per i suoi studi universitari.-
- Può studiare all’infinito, sempre figlio di postino resta e non diventerà mai un rinomato medico senza i giusti appoggi.
- Per me lo sarà, e tutto questo non mi importa. - rispose
- A me si! Ma non è questo che conta adesso. Devi sapere che siamo sull’orlo del fallimento. Non abbiamo più una lira. Non potrai frequentare l’Accademia musicale. -
Marta rimase in silenzio stupita poi sbottò:
- Mi spiace. Vuol dire che non frequenterò l’Accademia -
- Non hai capito – urlò lei – stiamo precipitando nella miseria. Non sei in gioco solo tu, ma anche io, il nostro buon nome e quello di tuo padre!
- Potrò lavorare -
- Sei pazza. Nessuno della nostra famiglia ha mai lavorato , se non per attività nobili. C’è solo una via di uscita: le nozze con Rocco. La sua è una ricca famiglia e lui ti adora. Sarà un matrimonio da favola -
- Si, mi adora come un serpente che vuole una preda- ironizzò la ragazza spazientita
- Sarai sua moglie. Non si discute più – fece rabbiosamente sua madre
- Vuoi scherzare? - Marta non voleva arrendersi ai suoi ricatti.
Continuarono a discutere a lungo e Marta si sentiva esausta. Nei giorni successivi ebbe inizio la sua attesa di notizie che Mario avrebbe dovuto fare avere. Infatti aveva promesso di telefonarle e scriverle delle lettere. Ma Gloria aveva studiato per bene ogni dettaglio. IL telefono era sotto controllo e le lettere cestinate. Gloria avrebbe fatto sapere al giovane che Marta era ormai prossima alle nozze con Rocco e che quindi non gli era consentito di disturbare ancora la famiglia Montedoro, poiché non gradito. A completare il piano, Gloria assoldò una persona di sua fiducia per testimoniare a Marta di aver visto Mario che si baciava con un’altra ragazza.
Il veleno e le falsità distrussero l’amore che univa i due giovani, intossicandolo con sospetti e menzogne. Alla fine Marta, delusa, si arrese.
Il matrimonio con Rocco venne celebrato il mese successivo con rito religioso in Cattedrale, cui fece seguito un ricevimento pomposo in un elegante locale, alla presenza delle più importanti famiglie di Noto. Marta si sentiva morire, ma come un automa accettò quel destino ordito ai suoi danni. Accettò anche quell’uomo rossiccio di capelli e barba, dallo sguardo vuoto. La giovane Marta diveniva ogni giorno fisicamente più bella, ma si spegneva sempre più nell’anima. Si sentiva violentata nel fisico e nel morale, deturpata nei suoi sentimenti che ormai aveva nascosto tra le pieghe suo animo devastato. Aveva anche messo da parte il suo violino, nella indifferenza di tutti. Nel mondo in cui viveva adesso la musica non esisteva più.
Il loro matrimonio era davvero penoso e quella maternità che si affacciava adesso era ancora più penosa per lei. Tuttavia avrebbe potuto ridare un senso all’esistenza e avrebbe potuto riaccendersi una piccola fiamma d’amore. Marta guardava sua madre e sentiva di detestarla, guardava il marito e sentiva di disprezzarlo e i familiari in blocco erano pieni di ipocrisia. Se suo padre fosse rimasto in vita, non avrebbe permesso tutto questo.
Il bambino purtroppo nacque morto e con la sua fine, si chiuse anche la possibilità di avere altri figli. Tutto era finito.
Erano giorni difficili che Marta visse in depressione, rifugiandosi spesso nel giardino della villa. Tratteneva a stento le lacrime che chiedevano di prorompere. Si odiava per essere caduta nella trappola della madre, di cui aveva scoperto tutte le bugie ordite contro la loro unione. Si sentiva stanca. Finalmente giunse la primavera e l’aria si colmò delle fragranze dei fiori, si udiva il fruscio del vento che giungeva da sud, il grido felice delle rondini. Marta ricominciò a sentire la musica della natura e che come in un sussurro la invitava alla vita. Finalmente un giorno non seppe resistere alla tentazione di riprendere il suo violino e infine decise che avrebbe ricominciato. Chiese il divorzio, finalmente approvato dal referendum e si dedicò alla musica, divenendo presto una celebrità, sempre in giro per il mondo.
Anche per Mario non era stato facile. Era deluso. Tutti i suoi tentativi per avere un contatto con Marta erano andati male e poi era venuto a conoscenza delle sue nozze con Rocco. Come aveva potuto sposare un altro, senza dirgli nulla, nemmeno una spiegazione. Era pieno di rabbia e di dolore. Con tenacia riuscì a laurearsi, poi partì, trasferendosi a Milano per la specializzazione. Avrebbe iniziato una nuova vita.
Gli anni trascorsero e anche Mario ebbe successo nel lavoro, riconosciuto presto come bravissimo chirurgo in un importante ospedale. Ma entrambi vivevano da soli, prigionieri del ricordo di un amore lontano.
Marta aveva in affitto un piccolo appartamento a Roma e la città era colma di luce e di sole. La donna, poco più che quarantenne, manteneva intatta una bellezza particolare che attirava spesso l’attenzione maschile. Ma lei preferiva andare in giro per le vie della città da sola. Mentre camminava le tornò in mente il sole della sua terra, aspra e generosa e alla bellezza della sua città. L’amava, ma sentiva a volte di odiarla per il dolore che aveva vissuto e per il ricordo incancellabile del suo amore finito male. Dentro di sé non desiderava altro che di tornare in Sicilia, anche se aveva cercato disperatamente di evitarlo. Infine decise di ritornare a Noto. Era ora che questo avvenisse.
Ritornava quindi, ritornava verso la sua terra di cui sentiva prepotente l’appartenenza, ritornava verso il suo passato spezzato, ritornava nella sua città che non vedeva l’ora di scorgere adagiata sulla collina della provincia Iblea, posta tra rocce aspre e macchia mediterranea, non distante dal mare, da quel punto di Mediterraneo che si congiunge con le acque turchesi dello Ionio.
Marta ritrovava con gioia quei luoghi e li ammirava felice. Sentiva l’emozione prenderla sempre più, mentre si recava nella elegante dimora di famiglia, ormai chiusa e solitaria. Apri le imposte permettendo finalmente al sole di entrare nei saloni polverosi che avrebbe ripulito e rimesso in funzione. Non sentiva riecheggiare la presenza della voce ossessionante della madre, né quella, dolce e profonda, del padre. La casa era colma di silenzio. Dormi profondamente nel suo vecchio letto dove aveva versato molte lacrime. Decise che non avrebbe venduta la casa, ormai sua e per il momento vi si sarebbe stabilita. Aveva bisogno di pace e di ritrovare la sua vita.
Incontrò vecchi amici e usciva spesso a piedi, camminando per la sua bella città fermandosi, quasi fosse una sosta obbligata, davanti alla Cattedrale. Un giorno, mentre attraversava il corso principale, notò un capannello di persone che discutevano davanti l’uscio di un locale. Le sembrò di capire che si stava svolgendo un seminario importante di medicina. Proseguì verso una trattoria del centro per pranzare. Poco dopo il gruppo di persone che poco prima erano ferme a capannello per il seminario, entrarono nel locale. Ecco tra essi Mario.
Era Lui! Notò subito i ricci qua e là bianchi e il viso segnato da qualche ruga, ma gli occhi grandi e neri erano sempre profondi e il bel profilo greco che ne caratterizzava il volto. Egli rimase immobile a fissarla, interrompendo la conversazione che aveva con il collega. Le corse incontro di slancio.
- Marta, sei tu! -
I grandi occhi verdi della donna si colmarono di lacrime e balbettando il suo nome lo abbracciò.
Trascorsero tutto il tempo insieme a parlare e a chiarirsi, tra le occhiate compiaciute dei colleghi. Poi Marta venne presentata agli altri, ma da quel momento non si separarono più. Gli antichi nodi si riallacciarono e ogni cosa si era finalmente messa al proprio posto. Il tempo dell’attesa era finito e il miracolo dell’amore si era finalmente realizzato. Avevano perso tanti anni, ma adesso avrebbero proseguito il loro cammino insieme.




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Opera scritta il 30/03/2022 - 17:12
Da Patrizia Lo Bue
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