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Poesia di quota

Trabocca di suoni
il campanile
che fa echeggiare fino all’ultimo alpeggio
come l’alito di luce
che profuma le chiome
dei cembri tra le rocce.
Dolce è perdersi
nell’inquietudine delle gambe
che affondano passi sicuri
tra vie tracciate dai camosci.
Gli ultimi fiori sigillano
l’unione al cielo
i sassi parlano lingue
che non si possono scordare
nella terra che si fa tana
la marmotta fischia
la melodia del passaggio
di chi crede di essere solo
ad ammirare il nuovo tramonto:
mi fermo sullo sperone di granito
mentre le correnti mi spingono addosso
nubi ghiacciate di parole,
pensieri che m’annebbiano la vista
sentori di pioggia e di freddo
che mi gelano il sangue
e Tu che mi abbracci
e mi conduci in un vortice
ascensionale di polvere
e ghiaccio
nel riparo di un anfratto
non conosciuto
nel riposo
di due corpi
che si uniscono



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Opera scritta il 02/08/2023 - 17:23
Da alberto vacchi
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