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Morte viva

Cosa ti resterà di questo mondo,
della felicità che tanto osanni
nel tener stretto un comodo princìpio?
Guàrdati, avviluppato tra matasse
imbrogliate e intricate d'una mera
esistenza. Non scorre acqua, chimera
di mortali assetati, ma la roccia
spuntata, spigolosa è il tuo dio.
Taci e ascolta il silenzio, che risuona
dalla realtà divina e variopinta.
Tutt'attorno e anche dentro un gran mistero
cova ciò che non vedi: questo muro
sgretolato dal sole; il mare in spuma;
il brontolio del cielo. Il mondo sfuma
dai tuoi occhi umani, troppo umani, e resta
questo lieve tepore e il mal di vita.



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Poesia scritta il 15/06/2015 - 01:50
Da Gianluca Geraci
Letta n.1346 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Intima e dolorosa...mi associo al commento di Arcangelo. Buona giornata,

Chiara B. 15/06/2015 - 15:46

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Scusami per il refuso. Ricopio il commento. Non riuscire ad ascoltare il mistero della vita, nè il divino, restando ancorati ad un "comodo princìpio" , significa possedere una MORTE VIVA.

Arcangelo Galante 15/06/2015 - 11:24

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Non riuscire ad ascoltare il mistero della vita, nè il divino, restando ancorati ad un "comodo princìpio" , signifa possedere una MORTE VIVA.

Arcangelo Galante 15/06/2015 - 11:23

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