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La maledizione dell’aquilone

Si narra che fluisse come acqua,
di cuore puro e neutra anima.
Fino a che per mano delle naiadi
Acredine e Basica cadde vittima
della stizza della dea Marica,
gelosa dell’amore di Aquilone per lei.
Invocò su loro un orripilante anatema:
confinò Ninfa nella torre degli Alisei,
e legò Aquilone a un filo di voce.
Se Ninfa fosse riuscita mai a fuggire
con qualche astutezza,
entrando in contatto con l’aria
e confondendosi con essa
avrebbe perso di purezza.
Si dice che sulle sponde del Treja
nelle giornate di solleone, quando
il cielo sereno fin giù nel sottobosco
rende azzurra ogni pervinca colando
su tappeti di anemoni,
tra i non ti scordar di me
che bordano le andane strette
girandoli una fanciulla; si dice anche
si odano i di lei bisbigli salire ai
filari tra felci dall’aprile del 1967.



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Poesia scritta il 17/01/2019 - 11:56
Da Mirko D. Mastro
Letta n.1171 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Wooowww
Ma che meraviglia
Tra favola e poema epico
...scrivi di qualcuno che
conosco
Chissà, reminescenze...
Nn sono io a dirlo, ma Platone e Aristotele
Unico

laisa azzurra 22/01/2019 - 13:36

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Benvenuto, ti aspetto per il seguito della maledizione

MastroPoeta 75 21/01/2019 - 05:10

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Una bellissima maledizione, descritta con dedizione! Saluti cari!

John Sirrom 18/01/2019 - 08:25

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