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FABER

Nomen omen:
eccomi allora, io,
fabbro della vita.
Essa però
è più dura del ferro.
Batto con foga e costanza,
eppure le forme
indefinite restano.
A fine giornata,
in un bagno di sudore,
contemplo l'operato.
E qualcosa d'incompiuto
sempre mi amareggia.


Crescono le domande,
spesso contorte,
come questo mucchio
di ferraglie.
Ma io sono Faber:
riprendo in mano gli arnesi,
riprendo in mano il mio destino.
Un richiamo dannato
mi spinge oltre le durezze,
in un ostinato aspettare
affine a quello di Penelope.
Lei attendeva un ritorno:
io lavoro, invece,
per un arrivo.




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Poesia scritta il 17/06/2023 - 10:37
Da Fabrizio Coccia
Letta n.517 volte.
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