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Dinnanzi al Momento

Eccolo. Ce l’ho di fronte a me. Con gli occhi sgranati, sorriso beffardo, abito nero. Elegante nel suo sguardo, e giocoso al contempo: ne ha già viste di scene come questa.
Dopotutto, io sono dinnanzi al Momento. Seduto di fianco al mio letto. Sono un po’ interdetto, lo confesso. Ma non si lascia sfuggire l’occasione.
<<Jaeger, cosa pensi? Io ti conosco: sei un valoroso. Ti ho osservato per tutta la tua vita. Mai che tu abbia perso l’occasione di proferire parola. Di pronunciarti. Di giudicare. Di guardare la realtà dall’alto. L’irriducibile tua contraddizione, di stare al di sopra della realtà, ed esserne al tempo stesso un fanatico. Umanista convinto, eppur così sprezzante dell’uomo. Cos’è per te in fondo la realtà? Hai sempre guardato gli occhi degli altri, le loro labbra muoversi, con la fredda e lucida analisi meccanica di chi osserva un fenomeno naturale: senza curarti delle parole. Forse: perché solo le tue hanno sempre e solo contato. E adesso? Che ti rimane poco tempo . . . Continui ad aspettare qualcosa, il moto delle mie labbra. Maniaco compulsivo degli eventi; manipolatore del tempo; osservante della religione del l’Uomo. Le tue azioni misurate come quelle di un demiurgo disincantato: Platone disilluso, evocatore del buio delle caverne. La tua migliore risposta è stata sempre quella di non avere una vera domanda. Il modo migliore per edificare le tue certezze. E cosa sei stato poi? Un’onda che si infrange sugli scogli del tempo, un tramonto che si scioglie fra le nubi del caos. Un atomo ribelle che guizza dagli angoli di un riluttante universo. Che ti succede? Hai paura . . . Ti sfugge il controllo del Tutto. E’ il controllo ciò che hai sempre cercato, che hai sempre voluto mantenere. Tu: fanatico dell’Uomo, così al di sopra e al tempo stesso così umano. Ti concedo un’occasione: puoi chiedermi quello che vuoi>>.
Di tempo, di domande non ne ho. Possiamo andare avanti.
<<Rifiuti così l’opportunità che ti sto dando. Fai posare per un attimo il fragore dei tuoi pensieri; l’ansia di vivere una risposta che non arriva, la cui certezza ti annichilirebbe. Io sono la Risposta che ti sei sempre negato per amore della Certezza. Del quieto vivere. Che cosa sei stato tu in fondo, Jaeger? Quello che non hai fatto. Il rimpianto di non essere stato un uomo? Gli amori che ti sei negato? O forse: la realtà che non hai potuto cogliere nella sua frammentarietà. Il segreto sciolto lo hai sempre avuto davanti agli occhi: così accanito nella ricerca del controllo, hai sempre pensato che guardare al Tutto potesse impedirti di cogliere la bellezza del Macabro; hai sempre creduto: che accettare la razionalità del caos, ti conducesse a lasciarti sfuggire le briciole acuminate della solitudine, la più umana delle disperazioni. Adesso non sarà così. Non sei da solo. Il Momento è sospeso. Io lo sospendo. Ti concedo un attimo ancora, per chiedermi quale sia il sapore di una vita colta a frammenti, nel proprio angolo di coscienza. Parla>>.
Nessuna domanda. La partita è durata anche troppo. Procediamo.
<<Perché ti rifiuti? Non sai quante volte ho visto visi disfatti dalla disperazione, che mi chiedevano un attimo, che non era il Momento. Questa è un’eccezione: e lo sai perché lo faccio? Perché io sono proprio come te, Jaeger. Un maniaco della realtà. Fanatico dell’Uomo. Con la sola differenza: che tutti mi credono una Domanda. Ma io sono il silenzio che fa calare il sipario. Che piaccia o no: io sono la risposta segreta a tutto, la meno intelligibile, quella che alla resa dei conti va accettata. Il Dogma, Jaeger. Parla>>.
Ho solo una cosa da chiederti: spegni la luce.
L’uomo dall’abito nero non sorride più. Fronte corrugata.
<<Verrai con me così, senza chiedermi nulla? Perdendo l’occasione di farmi per la prima volta nella tua vita una vera domanda? Nessuno sarebbe così folle>>.
Spegni la luce. Quando vuoi tu . . .
<<Ho capito. Ricominciamo>>.



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Racconto scritto il 01/03/2016 - 17:56
Da Jonathan NonImporta
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