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La creazione

Dopo aver completato le sue creazioni, Egli ripose la tavolozza, pregna di colori, e cominciò a guardarsi attorno soddisfatto. Era compiaciuto di quel globo di fuoco che splendeva in cielo e che emanava tanto calore. -“Sono contento.”- “Si, sono proprio soddisfatto”, pensava. Poi mentre rifletteva, indossò una tunica bianca. La strinse in vita con un cordiglio e si accomodò su uno scoglio di roccia rossastra. Lisciandosi il mento, cominciò a meditare, ma il terreno troppo melmoso e fragile iniziò a franargli sotto ai piedi. Ad un tratto, dalla cima del monte, Egli cominciò a scivolare giù, ruzzolando lungo il fianco della montagna. Una risata fragorosa echeggiava tutt'intorno, e Lui si divertiva, facendo salti e capriole. Si burlava egli stesso della sua negligenza, ma una volta ritornato in cima, senza indugiare, si intinse le dita in un bel verde, e veloce srotolò un tappeto sul terreno circostante. In fretta crebbero fili sottili, di un verde tenue, che impedivano ai piedi di sdrucciolare. L'acqua, udendo tanto frastuono, pensando che Egli fosse un buontempone, cominciò a scuotere la testa e ovunque volarono schizzi che divennero mare e poi, via via, sorgenti, laghi e fiumi. In alcuni punti si formò una condensazione che generò le nubi e questo permise alla pioggia di formarsi. Tanta meravigliosa acqua, utile per le coltivazioni, scrosciava allegra. Si irrigarono così i campi e nacquero fiori, frutta ed ogni ben di Dio.
-"Ora sarà necessario"-, pensava Egli - “creare qualcosa che abbia la capacità di immagazzinare emozioni e che si fermi solo quando il corpo avrà cessato di vivere.”
- “ Un organo che consenta agli uomini di aiutarsi vicendevolmente.”- Decise così che nel petto di tutte le persone dovesse esserci un muscoloso organo di un bel colore acceso. Prelevò dalla tavolozza un pigmento brillante e dipinse un grosso punto rosso al centro del torace. Volle chiamarlo cuore. Poteva dunque ritenersi soddisfatto. Niente affatto. Prese un pezzetto di creta e con le mani ancora colorate di rosso, dette vita ad un uccello, che chiamò pettirosso. In seguito, pose le mani su piccoli pezzi di carta e così realizzò tante svolazzanti e allegre farfalle. Con frammenti di stelle creò le lucciole. Quando ebbe finalmente terminato, si accomodò nell'erba, dove nel frattempo erano nati fiori colorati e volle bearsi di giorno del canto melodioso degli uccelli e di notte, della luce delle stelle, della luna e delle lucciole. Fiero e felice di quanto creato, decise di affidare agli uomini il suo capolavoro. Si raccomandò che si irrigassero i campi durante la siccità e che si seminasse frutta e si coltivasse grano per fare il pane e la pasta. Raccomandò che gli animali divenissero fonte di produzione per formaggi e latte e che ci fosse sempre cibo per tutti. - “Dandovi un cuore," aggiunse "- “vi ho anche fornito di coscienza e sentimenti. Fatene buon uso.” - Poi si allontanò e l'eco della sua voce risuona ancora in talune orecchie. Qualcuno riesce ad intendere, altri non odono già da tanto tempo e troppi non hanno mai ascoltato...



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Racconto scritto il 11/06/2016 - 19:00
Da Giovanna Balsamo
Letta n.1123 volte.
Voto:
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Commenti


IL CUORE COME FULCRO DELLA VITA. ESAUSTIVO RACCONTO.
IL MIO ENCOMIO E LA MIA LIETA SETTIMANA.
*****

Rocco Michele LETTINI 13/06/2016 - 06:09

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