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LA GITA di Enio 2

Ora mi accingo a raccontar la vita
e voglio farlo senza esitazione
cominciando da questo paragone:
pensiamo di partir per una gita...
Si parte. Della vita sei al principio
e già ti danno un nome in municipio.


Quella è la prima grossa fregatura
perché qualcuno già per te ha deciso
come ti chiamerai, così, preciso
allora o in altra epoca futura
come chiamarti. E questo già dimostra
come funziona la società nostra.


E così, fino dai tuoi giorni verdi
non sfuggirai alle regole che fanno,
che quelli che le fanno beh, già sanno
trovarti sempre e far che non ti perdi.
Le fanno a tutti e sempre le farà
sempre nel nome della libertà.


Quello è l’inizio di una strada breve.
Breve perché, da quando che si nasce
passa in un soffio il tempo delle fasce;
del latte bianco come fosse neve.
Ma tu sei così giovane e incosciente
di questo non capisci ancora niente.


Ma il tempo passa e va! L’istituzione
riserva già per te quell’altra “sòla”
che dice: ora frequenterai una scuola
con la scusa di darti una istruzione
perché se non ce l’hai tu, casomai,
di queste leggi te ne fregherai.


De quel che studi ne hai da far tesoro
perché sarai costretto quanto prima
per guadagnare pane, onore e stima
buttarti anima e corpo nel lavoro.
E da quel giorno, è più che naturale:
non scappi più, hai il codice fiscale.

E così ti hanno bell’e sistemato:
ti hanno attaccato un altro numeretto
perché da quando scendi giù dal letto
quel che produci lo darai allo stato.
E, è inutile dire che ti scoccia,
ti faranno artri buchi alla saccoccia.


Ma il tempo scappa via, gira la ruota.
Ti trovi preso dentro un macchinario
sgobbando a ufo per sbarcare il lunario
come la capra dietro la carota
fino a che poi l’istinto ti consiglia
di prender moglie e metter su famiglia.


E quello è un altro numero che acquisti.
Caschi nel macchinario e non ti accorgi
che come Cristo l’altra guancia porgi
a quei schiaffoni. Ma però resisti.
Il tempo passa, cresce la famiglia
e sei sempre più schiavo della briglia.


Poi viene il frigo, col televisore,
compri pure una casa per firmare
tante cambiali che dovrai pagare
lavorando ogni dì ventiquattr’ore.
Sgobbi assai più di prima perché, vedi ?
Devi difender quello che possiedi !

Poi, per volere de l’istituzione
hai bisogno di un mezzo di trasporto.
Tu pensi che ormai sei andato in porto ?
Devi pagarci l’assicurazzione.
Tanto che, paga e paga, ancor non sai
che di pagare non finisci mai.


Hai quarant’anni e ancora il gallo canta
ma, ormai la strada è bella che tracciata
Non ti lamenti, campi alla giornata
fino che di anni arriverai agli ottanta;
quando poi questa vita inconcreta
fugge veloce come una cometa.


Ma ancora tu non sei che a mezza strada.
Già non ci credi più, però fai finta
di avere ancora una concreta spinta
ma maledici questa vita ingrata.
Vorresti veramente avere l’estro
Per togliere la testa dal capestro.


Ma l’estro non lo hai, nun hai favilla.
Tu dici che sei schiavo e, hai ragione
ma, resti chiuso denrto la prigione
pure se l’animaccia ancora strilla.
E così, son passati altri vent’anni
e tu ancora ne soffri e ti ci danni.


Pensi invidioso a quel santone indiano
nudo in montagna con un seme in pugno
-nemmeno stesse al mare a fine giugno-
e un po’ di terra chiusa nella mano,
senza mangiare o bere su quei scogli
aspettando che il seme poi germogli.


A quell’età capisci che quei santi
hanno sbrogliato tutte le matasse:
famiglia, casa, numeretti e tasse...
Son liberi! E tu ancora tiri avanti:
casa / lavoro, ancora fai la spola
ma, stai tirando l’ultima carriola


Già da tanti anni hai parecchi acciacchi,
ti danno la pensione già da un paio,
adesso stai tranquillo ma, che guaio
è arrivato il momento che ti abbacchi.
Ora non hai interessi né incentivo
hai vissuto e non sai qual’è il motivo.


Ecco, siamo alla fine della gita!
Se la vita ti ha dato tante botte
quest’è il momento che ti si fa notte
che chiudi gli occhi e che la fai finita.
Ma, ti consola il fatto “naturale”
che almeno in questo siamo tutti uguale.




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Racconto scritto il 31/08/2017 - 10:53
Da enio2 orsuni
Letta n.1035 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


l'importante che siamo ancora in gita
c'è ancora tempo perché sia finita grazie amici che seguite ogni mio sproloquio grazie a tutti vvb

enio2 orsuni 01/09/2017 - 11:50

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È una poesia straordinariamente bella. Hai descritto con ironia questo viaggio, un'ironia che hai mantenuto fino alla fine e la cosa più importante è che dietro l'ironia c'è l'amara verità. Complimenti!

Giulia Bellucci 01/09/2017 - 11:33

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Ciao Enio, ti rileggo con piacere dopo qualche tempo. Se non ricordo male, qualche giorno fa hai aggiunto una candelina alla tua vita e seppur con colpevole ritardo, ti porgo i miei auguri. Complimenti per questa tua ultima opera. Come sempre... non so se è consolatorio concludere il proprio passaggio terreno con la certezza che solo la fine del viaggio accomuna ogni essere vivente, di certo, è un dato di fatto e magari una forma di "vendetta" verso che la propria esistenza l'ha spesa senza altruismo...

Ken Hutchinson 01/09/2017 - 08:52

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Ne hai dette di cose vere in questa gita,
è un sistema che ci imbriglia, ci rende schiavi in un modo meno doloroso, ma entrati nel carrozzone ci fa ballare come vuole.
Sempre intelligente e originale nelle riflessioni Enio

Grazia Giuliani 31/08/2017 - 19:01

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ENIO...Se posso consolarti è la vita di tutti, belli e brutti. Solo caro amico che non siamo più hai tempi della clava, te piacciono li polli e le galline, ma si non lavori non magni! La dice lunga il santone …chissà se poi de notte non se magna il serpente, che data la fame ha scambiato per anguilla. Enio non pensare male, ma se arriviamo a 80 anni un po de vita ce la siamo goduta, pensa a quelli che prima de noi se ne so andati! W la vita…..( perdonami quando parlo con te mi scappano parole romane…tu sei più bravo... io non arrivo a tanto!)Ciao un bacione

mirella narducci 31/08/2017 - 17:38

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Una favola intrisa di tutte le verità e le tristezze di questa vita.... Non poteva essere che splendida questa tua riflessione....

Teresa Peluso 31/08/2017 - 16:38

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