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Tutto per bene

Fredda vendetta la sua, subdola e non violenta. Era una goccia che scavava la pietra. Il tanto vezzeggiato Papà non si era occupato di lei quando era il momento dell'età più verde; d'altra parte lui teneva anche una famiglia legittima, e da alcuni obblighi non poteva esimersi.
L'assenza del padre, compensata vagamente dagli anziani nonni, pretendeva il conto salato ed acido nelle feste comandate. Il Natale non era mai presente, festeggiavano insieme il secondo giorno:
“Tanto è uguale...” diceva la mamma.
Mica vero!
Il capodanno a volte c'era ma più spesso rimandava tutto alla prima domenica successiva.
Oltre la famiglia sagrada c'era poi il lavoro. Le spese chiamavano al doppio dovere:
“Papà deve lavorare sempre per avere i "cittini" per te...”


Certo, come diceva lui, compensava con la qualità la quantità delle giornate di assenza. Pietosissima bugia.
Lei veniva dopo la famiglia ufficiale e dopo il lavoro, a seguire solo la mamma che era l'ultimo dei pensieri del padre.
E così per anni a covare celatamente il rancore, confuso trai problemi infantili prima e adolescenziali dopo, sotto un lembo di pietosa nebbia.


Finalmente la morte della legittima consorte del papà, unita alla assenza di figli, potè far tornare i conti, la famiglia divenne felice oltre ogni ragionevole dubbio.
Seguì un matrimonio postumo trai due genitori poco prima del suo.
Tantum ergo sacramentum veneremur cernui...


E la vendetta, direte voi?
Eccola servita; con il matrimonio e la nascita del figlio si appoggiò ai genitori in maniera totale e crescente. Se mancavano i soldi loro li dovevano dare, se doveva comperare qualcosa, loro la dovevano fornire. A pranzo e cena sempre da loro, a disposizione per la gestione del bimbo. L'università postuma? Sempre a cura loro in una spirale di amore senza requie.
Li aveva fatti due domestici e finanziatori al suo servizio. E loro in silenzio, oppressi entrambi dal rimorso di averli procurato una infanzia di merda, gli concedevano tutto.
In cambio ebbe un'infanzia ammantata a ritroso di fresco, di una nuova luce.
Ormai tutto tornava ed ognuno aveva pareggiato i conti.
“A ciascuno il suo.”




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Racconto scritto il 01/03/2019 - 08:43
Da Beppe Billi
Letta n.897 volte.
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Commenti


Aleggia la rabbia, in tutto il racconto, sia nella prima che nella seconda parte. Questa reazione della figlia denota una grande immaturità, forse alimentata da una genitorialità che non ha saputo dare sicurezza ed amore. Il compito dei genitori è insegnare ai propri figli la capacità di rendersi autonomi ed indipendenti. I bambini hanno comunque una capacità di adattamento alle situazioni, la sofferenza nasce in loro proprio dall'incapacità genitoriale e da ciò che acquisiscono per esperienza (ogni genitore è responsabile dei rapporti che istituisce tra figli e l'altro genitore). Un racconto triste assai... confondere l'affetto con la mera materialità è proprio misero...

Margherita Zocco 01/03/2019 - 11:11

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