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L’autore del Tomo 9:10

Alii volunt mulierem




cap IX- Notte di lucciole e fiabe


Vi dissi, lo ricorderete, di non origliare il mormorio sommesso del mio conversare. Ma soprattutto di lasciare rinchiuse tra l’odore di vecchia carta ingiallita quelle storie che non vanno raccontate. Non avreste dovuto aprire le pagine polverose del tomo, e leggere d’altro…
Che è quello che io farò.


Anche oggi temporale.
Un tempo guardavo le nuvole e ci vedevo un cigno che si lasciava curare senza dimenarsi, ora ondeggia appena la vecchia insegna alla locanda Della Cannella.
Capita sovente qui da noi in campagna che per un temporale si resti senza corrente elettrica.
Come quella sera…
Candele e lanterne accese qua e là, e il mormorio divertito dei bambini armati di torcia che svela quel pizzico di paura del buio nel fascio di luce altalenante.


“Venite qui intorno a me, ragazzi. Vi mostrerò cosa si può fare in questa situazione. Mettetevi comodi. Ora leggeremo una storia che narra di cavalieri valorosi e alberi centenari…
Cara, faresti la cioccolata calda per favore? Sapete tutti cos’è il sottobosco?”.
-Io no papino- Nicolò il più piccolo dei miei tre figli. Una birba. Quando vuole qualcosa mi chiama papino.
<Lo so io> Samuele, il mezzano <il sottobosco è dove andiamo col cestino insieme a te e alla mamma a raccogliere le castagne>.
“Proprio così”.
-Papino, invece della cioccolata posso avere il caffelatte coi biscotti?-.
“Magari, se saprai ascoltare gli abitanti di Sottobosco, lo chiederemo a mamma”.
In cucina si sentiva ridere la mamma che cuoceva i biscotti nella stufa a legna.


“Lontano dai sentieri battuti, sotto la chioma di alberi d’alto fusto, tra muschi e licheni nascosto dagli arbusti vi è il regno di Sottobosco. All’ombra delle piante, su un tappeto verde e soffice tra l’asparago e il pungitopo sorge il castello di Mazza di Tamburo, difeso dai quattro imponenti torrioni prataioli che si affacciano su una distesa di ginepro e biancospino. Fin dove il corbezzolo e l’alloro giocano col chiodino.
Alla Roccia del Porcino le cince sono di guardia. E’ giunta voce che il Falco, l’acerrimo nemico di re Frosone, stia radunando un esercito di vipere e bisce. E le civette giurano di aver visto il suo emissario, lo spietato Tordo, aggirarsi tra i ribes e i rovi. Ma anche se si sa che sono delle chiacchierone, per prudenza il re ha inviato i quercini in perlustrazione.
Il pericolo incombente non è l’unico problema del regno.
Stasera quel bel verde brillante delle lucciole non illumina Sottobosco. Re Frosone ha presto radunato il Consiglio dei Gufi, e mandato a chiamare Merlo… l’anziano stregone saprà certo che fare.
<<Non c’è alcun dubbio, Sire… grava l’oscurità perché le lucciole hanno paura. Se posso… domattina mandi gli scoiattoli oltre la Roccia del Porcino, al di là delle rose canine. Una minaccia terribile si avvicina!>>
Il Consiglio vociferava. Re Frosone conosceva la perizia di esploratori e la fedeltà degli scoiattoli, ma era preoccupato. Così fece venire il Primo cavaliere, Ser Pettirosso, e lo mise a capo della spedizione. Alle prime luci del mattino la piccola brigata partì. In ritardo per il solito bighellonare dello Scricciolo, lo scudiero disavveduto quanto leale. Oltrepassarono le cince fin giù dove arrivano le terre delle martore, attraversando le piane dei fringuelli. Sarebbe stato meglio riposare un po’ dopo tanta strada per non farsi trovare impreparati, così Pettirosso ordinò di fermarsi in un bivacco appena dopo le russule. Mentre gli scoiattoli giocavano a briscola e lo Scricciolo russava, il Primo cavaliere decise di ispezionare i dintorni. Una canzone si udiva oltre le piante. Lo condusse dove gli uomini si spingono a cercare i pinaroli, e si trovò di fronte alla minaccia che lo stregone aveva preannunciato: un gruppo di tagliaboschi con grosse seghe di ogni sorta. Guardò meglio.
Non credeva ai propri occhi… ‘Mastro d’ascia, sei proprio tu!?’
E quello…


Mastro d’ascia quando è notte
si mette a tavola, la
corte di re e regina le regal pagnotte.
In quattro e quattr’otto ecco a frotte
i cortigiani: minestra, carne e insalata.
Mastro d’ascia quando è notte.


-Pettirosso, qual buon vento amico mio…
‘Tu vecchio marrano, stai terrorizzando il regno di Sottobosco’.
-Terrorizzando… io? Cosa chiccoli mai, sghignazzando tronfio…


…si mette a tavola, la corte
di re e regina le regali pagnotte.
lala la minestra, carne e legumi.
Mastro d’ascia quando è notte.


‘Le lucciole hanno paura di tutto questo baccano, e il bosco trema. Il reame vacilla…’
-Sono dispiaciuto, non era mia intenzione cari animaletti. Rassicura il sottobosco, ci fermeremo prima della Roccia del Porcino. E salutami il merlo.


In quattro e quattr’otto ecco a frotte
lala Mastro d’ascia quando è notte.


Quella notte le lucine tornarono ad accendersi, dai frutti di bosco fino ai prati di borracina…



‘Papà è tornata la luce’ mi disse, ricordo, Simone…
La mamma arrivò con la cioccolata calda e il caffelatte coi biscotti. Uscii a chiudere le imposte, come un filo d’erba tra le labbra la pipa. Dentro ridevano. Lei mi raggiunse <<Che succede? Hai quello sguardo…>>. “Niente che tu non sappia già…”.
Avrei voluto dirle che aveva una stella tra i capelli. Forse il dono di un angelo. Ma si era già voltata. Stavamo chiudendo insieme l’ultima imposta.


«Autore, non è più tempo per i ricordi…» la voce tormentata di Samaèl «hai esaurito gli innumerevoli momenti per far ciò che ti richiedono quelli con cui vivi. Ora che nessun cuore potrà riempire il tuo lato vuoto, seguimi. E tieni con te quel tablet».





Da quando la vita
mi ha dato i miei figli
sto in bilico su quelle stesse dita


-origlia ancora il tagliacarte-


di una mano che posso
solo continuare a stringere in parte





- la filastrocca è liberamente tratta da un pensiero di Louis Bromfield





Non desiderare la donna d’altri




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Racconto scritto il 22/03/2023 - 05:57
Da Mirko D. Mastro
Letta n.232 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Uno degli scritti più belli che ti ho letto, bevendolo d'un fiato.
Riesci a personificare gli animali, gli oggetti, gli eventi atmosferici... diventi un tutt'uno con quel mondo che ti appartiene intimamente e riesci a "raccontarlo" magnificamente tra fantasia e realtà tue interiori, in un continuo flusso di pensieri, immagini, ricordi... sei geniale, davvero.
Complimenti, Mastro Poeta, di fronte al Talento è d'obbligo inchinarsi... con un sorriso

Marina Assanti 22/03/2023 - 10:57

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Ops..dal..

Anna Cenni 22/03/2023 - 10:51

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Le persone non son possesso di alcuno, disse il grillo parlante,la tua è un'incantevole favola. E tutto bene quel che finisce bene...i sogni son desideriii..Da E.A. Poe ai fratelli Grimm, io però Poeta, preferisco Poe. Ma non posso esimermi di farti complimenti. Grazie.

Anna Cenni 22/03/2023 - 10:42

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Mi è piaciuta la fiaba del sottobosco!

Maria Luisa Bandiera 22/03/2023 - 09:41

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