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L'Ibisco

Spesso invadevi i lieti, casti, sonni
Mutandoli in tormenti passionali
Nel sogno ti prestavo la mia mano
E noi cullati, sospesi, s’uno stelo
Al centro d’una corolla, sugli stami
I capelli impollinati, umidi e gialli
Sciupavamo i nostri corpi sotto il sole
Come quegl’insetti che alla Primavera
Quando sussurra i comandi alla natura
Obbediscono al richiamo dell’amore.


Erano quelli i tempi giovani dell’ardore
Dei primi approcci timidi e impacciati
Degli incontri clandestini per le scale
Dei nostri sessi sempre palpitanti e pronti
Del furto delle chiavi di quella porta
Che schiudeva su ogni nostro desiderio
E quella panchina schiva e imbarazzata
In fondo al viale, nel Perìpato ombreggiato?
Ascoltava le nostre più audaci fantasie
Soddisfatte appena tramontato il sole.


Ma a quell’età, vagabonda e scanzonata
S’inseguono i vertici d’una perfetta sfera
E dopo te solo amori e virgole e mai a capo
Un periodo che pare destinato a non finire
Che stanca alla lettura e si disperde vano
Ma quando vista stenta e barba imbianca
Si smette di cercare in fondo al mare
Si guarda finalmente dentro il cuore
E nel labirintico vagare ho ritrovato te
Il primo Ibisco colto e mai dimenticato.



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Poesia scritta il 10/05/2015 - 19:54
Da Marcello Caloro
Letta n.1295 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Ricordi espressi con grande romanticismo e nostalgia, per un'opera molto intima nel contenuto. Pubblicazione piaciuta!

Arcangelo Galante 11/05/2015 - 13:12

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Molto romantica e dolce, Piaciuta tanto, buona giornata,

Chiara B. 11/05/2015 - 10:53

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Ricordi che ancora vibrano e diventano speciali da custodire,la ricerca ,il lungo vagare ha trovato finalmente il luogo in cui stare,molto apprezzata

genoveffa 2 frau 11/05/2015 - 08:45

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Ci hai reso partecipi di un bellissimo tuo ricordo, piaciuta molto. Ciaooo

Fabio Garbellini 11/05/2015 - 07:16

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