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il pignarul

Come ogni anno sul finire mi sovviene il ricordo
d'una grande catasta di legna piramidale.
Le prime luci erano il tramonto e le stelle.
Le lampade che illuminano il gazebo bianco.



Poche sigarette aspirate da bocconi di fumo,
costruivano cerchi che svanivano come niente.
Qualcuno si ricordò di accendere il fuoco.


Fiamme avvamparono alte nel gioioso gioco
intrecciando rossi tizzoni che salivano
con l'aria scaldata dalle stesse.


Una patina li cinse come un velo da sposa
lasciando cadere scintille di pioggia
(cenere spenta) nei buchi neri che li inghiottiva.


Fango e erba calpestavano, le scarpe coi lacci
annodati ancora lucide di nero.


di Francesco Currò
Diritti di copyright Tutelati



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Poesia scritta il 05/01/2017 - 22:10
Da Francesco Curro
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