ma tu sei la cosa
più importante che ho.
Sei un piccolo fiore
in un mondo
che di fiori non ne ha.
Sei l'alcol
quando ho bisogno di ricordare come sorridere,
come un vecchio
che va oltre il primo bicchiere.
Mi dai alla testa.
Dopo mesi che non ti vedo e non sei più mia, 
mi sento in astinenza, 
e sto per impazzire. 
Ti manderò dei fiori, 
per me, non per te, 
perché ne ho bisogno 
per sapere di essere 
ancora capace di sognare. 
Sapere che posso ancora 
dare un calcio a questa vita 
che è già stanca di fuggire
dalla noia e dalla routine. 
Mi rifugio nell'arte 
per cercare qualcosa 
che non so trovare, 
o forse non c'è. 
Quasi ti vedo, 
ma poi 
non sei tu. 
La potenza 
del bacio di hayez 
mi ricorda quella dei nostri, 
ma lo sfondo 
era un universo 
che i colori non sanno rappresentare. 
Le macchie di Fattori 
spengono il mio cuore folle 
per un minuto, 
magnifico minuto 
che calma il mio animo, 
e mi trastullo 
nella solitudine 
di quel momento, 
prima di ricordare 
di quando portai te 
di fronte a quella tela, 
per sentire le mie stesse emozioni.
Immobili, 
come se noi stessi il quadro, 
con le braccia intorno al collo 
in una stretta tiepida d'amore.
Proseguono le mie gambe senza controllo 
in cerca di appoggio, 
la futuristica velocità di Boccioni
mi inquieta, 
così come le restanti avanguardie.
Corro.
In fondo a un corridoio di esplosioni di colore 
un solco profondo, 
su una tela rossa. 
Due vecchi che lanciano maledizioni 
all'innovazione di Fontana, 
io 
che mi ritrovo nudo, 
ammaliato dal solco sul mio cuore 
profondo come l'universo 
che un tempo era nostro. 
E mi accorgo che un cuore può essere ferito davvero una volta sola, il resto sono solo tagli.
Ti avevo trovata. 
Rimasi li, 
a guardare il tuo artefatto, 
per ore, 
piansi, 
uscii dal mondo, 
corsi, 
ti persi.
            
 Poesia scritta il 23/02/2017 - 21:17
Poesia scritta il 23/02/2017 - 21:17| Voto: |  su 0 votanti | 
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