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Compianto in agonia della mia terra

Dall’utero immerso tra i due mari
dove le Cheradi rocciose
a baluardo dei marosi s’ergon
ed in essi si specchian
quando Ionio si placa a Tramontana
e sui prati di gorgonie
i pini marittimi si rifletton
e la costa mossa cela all’occhio
cale di linda sabbia fine
io nacqui.
Non potei allattare alle mammelle
gonfie d’albe consacrate a Clio
che videro i legni Elleni
baciare i raggi obliqui sulla rena
ne’ ai tramonti accesi da Erato cantati
che ispiraron gli animi più puri
ne’ attinsi dalla luna ad Eros tanto cara
più di quella d’altri stellati cieli.
Culla d’erba umida tra i monti m’accolse
lì mi nutrì di bruma e pioggia
di pallidi soli mi scaldai appena.
Torno a volte alla mia amata Madre
tra i seni vuoti il capo porgo
e gli occhi elevo al cielo
le labbra non suggono che il nulla
le iridi non scorgon che grigiore.
La sabbia ora sbiadita più non riluce
dell’isole all’orizzonte non v’è che l’ombra.
O Taras condotto dal delfino
di questa Genitrice tu per primo
godesti la bellezza ora smarrita.


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Poesia scritta il 21/07/2013 - 22:20
Da Marcello Caloro
Letta n.1373 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Grazie per la vostra benevolenza, Marcello.

Marcello Caloro 23/07/2013 - 22:21

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un gioiello di poesia,tecnicamente perfetto e altamente lirico,denota un'altissima conoscenza poetica dell'autore

Lucia Marolla 23/07/2013 - 13:02

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L'amore per la terra d'origine, la nostalgia di un figlio che in altro grembo ha trovato solo un pallido calore,la bellezza del paesaggio nei ricordi e dentro al cuore.La voglia di tornare e il dispiacere nel constatare che niente è più come ricordavamo. Tanti gli ingredienti per questa bella e nostalgica poesia.

Claretta Frau 22/07/2013 - 16:26

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Ho apprezzato molto questa lirica intrisa di dolcezza e ricordi. Bella

Daniela Cavazzi 22/07/2013 - 14:25

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