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Il sorgo

Messe le scarpe buone, guanti consunti
e il paltò con papà scendevamo in paese
per le commissioni: dopo pochi metri
ci si fermava subito dal cardatore emaciato
che al nostro ritorno ci avrebbe fatto trovare
pronti guanti nuovi e anche una sciarpa.
Diceva “I due cardacci” la scritta sui vetri.
La mamma aveva iniziato a insegnarmi
a leggere, e volevo allenarmi con le insegne.
Poi era la volta del maniscalco con gli attrezzi
per ferrare, dei sellai che preparavano il basto
per i cavalli e la filatrice al telaio con i fusi.
Fuori dalla macina ci salutava il mugnaio
con la pala, e finalmente con stecche e pezzi
di stoffa, pinze e fil di ferro c’era l’ombrellaio
che ci riparava l’ombrello a pezze della nonna.
Ero impaziente di vedere il biciclo-carretto
dell’arrotino, ma mi incuriosiva “Canapa e juta”
sulla bottega dell’impagliatore di sedie.
Ora saremmo tornati a casa dove nonna stava
di certo lavorando a maglia davanti al caminetto
e mamma intenta a far la nuova scopa di saggina.
Passando davanti al calzolaio “Fustelle, basette
e pestello” mi sorprese che papà con la sua scarpa
macilenta non vi entrasse…
Ma ero così stanco di camminare, ma contento
perché di lì a poco avrei avuto, da far vedere
al nonno, la mia nuova sciarpa.


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Poesia scritta il 26/08/2018 - 17:11
Da Mirko D. Mastro
Letta n.1197 volte.
Voto:
su 0 votanti


Commenti


bella
anzi, perdonami, bellissimo racconto

laisa azzurra 26/08/2018 - 21:22

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Bellissima!!!
Sapori autentici e speciali...nonni, famiglia e tanto amore!

Margherita Pisano 26/08/2018 - 20:39

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