che il destino immutabile ha segnato
ed io resto al timone a decretare
una rotta che mai potrò cambiare.
Ruoto le vele, cambio direzione, 
e credo d'esser dell'andar padrone, 
ma assecondarmi proprio non lo sento,
obbedisce alle onde, ai flutti, al vento. 
Lascia una striscia lungo la sua via 
ed è uno squarcio di malinconia, 
il ponte è carezzato dalla brezza 
ch'è solo un soffio antico di tristezza. 
I fianchi son battuti dalle onde 
quasi ad aprir ferite già profonde, 
ed una d'esse d'altre più possente 
sembra un grido d'angoscia prepotente. 
Il mio veliero segue la sua via 
verso un'isola lunge, la Follia, 
e passa in mezzo al mare in confusione 
sfiorando il golfo di Disperazione. 
Vai, mio veliero, dunque dove vuoi, 
tu sei padrone, schiavi siamo noi, 
credevo comandarti e poi m'accorsi 
ch'eran di già decisi i tuoi percorsi. 
E dunque nulla d'altro ormai mi resta 
che vagare con te nella tempesta 
fino a poterci insieme noi acquietare 
nella calma auspicata, in fondo al mare.
            
 Poesia scritta il 08/11/2013 - 09:28
Poesia scritta il 08/11/2013 - 09:28| Voto: |  su 6 votanti | 
 Paolo Cangialeoni
Paolo Cangialeoni   24/11/2013 - 08:42
 24/11/2013 - 08:42  FRANCESCA GUECI
FRANCESCA GUECI   09/11/2013 - 19:22
 09/11/2013 - 19:22 
 Claretta Frau
Claretta Frau   09/11/2013 - 14:46
 09/11/2013 - 14:46 
 Gaio Cincinnato
Gaio Cincinnato   08/11/2013 - 23:26
 08/11/2013 - 23:26  
                        


