Ognuno la sua.
Il proprio senso,
denso.
Malinconico preavviso
di un'ondata di tristezza
e consapevole
pienezza.
Nell'eco bramoso di un vizio
senza inganno.
Un richiamo.
Una storia senza inizio,
nell'infinito,
tuo,
tendermi la mano.
Ci diamo appuntamento
in un luogo senza tempo.
Un giardino
di rarissima sostanza,
di un sussulto sulla pelle
che persiste.
Uno spazio nella mente
che è impossibile toccare,
che' materia cosi' nobile
luminosa e pura,
a poterla immaginare,
neanche esiste.
Senza sentire la fatica.
Coltiviamo,
la luce di un tramonto
non troppo distante,
di un'alba che spazza le ombre,
che' Vita sull'animo
incombe.
E tu
Luna calante,
intrigante,
di una notte silenziosa spettatrice.
Che' Dante non fu mai così
smarrito se non nel ventre
di Beatrice.
E seppur così distante
all'unisono avvertiamo la presenza.
L'esigenza
di bloccarci e invaderci l'anima
nello stesso istante.
La purezza
del Diamante.

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Dalla bellezza della luna, di un tramonto, all'inquietudine, all'attesa, alla sostanza...
Molto bella
Complimenti Michele



