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Una campana, una campana di vetro
Mi ci sono persa, smarrita
Solo per un secondo, un attimo infinito
Mi sentii normale
Tutt’insieme la cosa più importante non fu più la confusione ingombrante, resistente, asfissiante che ebbi in me;
Ma il superficiale mormorio della televisione
Il fastidioso rumorio del frigorifero
Il sentore pieno di calore della veste sulla mia pelle inerme
E poi lui.
Dal sogno la mia realtà fulmineamente resuscitò
lo guardai, mi guardai, mi guardai di nuovo.
Toccando la mia gota, il mio collo, vivendo le mie immensità
Immensa. Immensamente troppo.
Nello specchio un estremo senso di vergogna provai,
Di me. Di nuovo.


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Poesia scritta il 29/10/2025 - 04:02
Da Sofia Rosati
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