come una scarica nell’aria satura di futuro,
una visione di carne che vibra tra i fili dell’elettricità.
Non un amore: un cataclisma.
Non un volto: un orizzonte che si piega.
Ti ho amata con la furia dei motori in corsa,
con l’odore di ferro caldo e cielo infranto.
Ogni tuo sguardo — detonazione,
ogni parola — un colpo di luce che mi squarciava il petto.
Eravamo due linee che si incrociavano a mille all’ora
e non potevano rallentare.
Ci siamo toccati —
e l’universo ha urlato.
Oh! come brillava il tempo!
Minuti elastici, dilatati come galassie,
respiri fusi nell’oro liquido del presente.
Credevo eterno quell’istante,
quella scia di luce che chiamavo “noi”.
Ma l’eterno — ah, l’eterno! — dura quanto uno sguardo
quando il cuore batte più forte della ragione.
Poi, il silenzio.
Un click secco.
La tua voce dissolta come vapore d’anima.
Tutto spento.
Il mondo di nuovo fermo,
senza il tuo ritmo.
Ora il dolore mi pulsa come un motore che non vuole morire,
mi scorre dentro l’olio bruciato dei ricordi.
Ti penso — e il pensiero stride,
cozza contro il metallo della realtà.
Sento ancora le tue dita come scosse,
le tue labbra — benzina e miele —
il tuo sguardo che mi trapassa ancora
come una freccia di luce in un petto arrugginito.
Ti ho amata come si ama l’impossibile,
come si beve il vento,
come si sfida la morte.
E ora resto, immobile,
tra le rovine di quell’esplosione sacra.
Non c’è più rumore, né cielo, né futuro —
solo il tuo nome che si ripete nei miei battiti,
eco elettrico, miraggio di sangue,
luce che non smette di ferirmi.
Amore mio breve,
infinito per un attimo,
sei la mia eternità spezzata.
Poesia scritta il 10/12/2025 - 04:31Voto: | su 0 votanti |
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