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Il verme di Rimini

“ Non vengo! Vai da solo, io non ho voglia di stare delle ore a guardarti pescare!”
Mario era rosso dalla rabbia ma si trattenne per non provocarla ulteriormente.
“ Puoi benissimo prendere il sole, fare un bagno e poi abbiamo il cestino da picnic per il pranzo!”
Marina sbatte per terra con violenza la tazzina di caffè che stava sorseggiando, si girò di scatto e con fare altezzoso si diresse in camera chiudendo la porta violentemente.
Mario ormai conosceva la sua donna, queste manifestazioni erano all’ordine del giorno, ma sapeva che dopo un pianto dirompente, abbracciata al cuscino di Snoopy tutto tornava alla normalità e come sempre avrebbe accettato il suo programma per la giornata.
Non fu così, dopo un’ora Marina era ancora chiusa in camera e non rispondeva alle suppliche di Mario di aprire la porta.
Poi d’un tratto Marina spalancò la porta quel tanto che bastava per gettare verso Mario gli anelli ed i monili che gli aveva regalato nel tempo, compresa la fede. Già, la fede, gli era costata un’occhio della testa, aveva dovuto vendere la sua barca per sposarsi ed adesso lei gli faceva queste scenate.
“Sai che ti dico? io vado a pescare. Stasera, se sei ancora qui ne parliamo! Ciao pazza!”
Prese le sue borse già pronte e sbattendo la porta di casa tirò un respiro di sollievo, quasi fosse uscito dal carcere dopo un lungo periodo di detenzione.
Lasciò l’auto al molo 22 e fece pochi passi per salire sulla barca, una Open con un motore ormai decennale ma che ruggiva sempre quando c’era bisogno di sfoderare la carica ai suoi 70 cavalli.
Il mare era appena increspato da un lieve vento di Maestrale. Dette manetta e si diresse a largo.
La mente stava riepilogando le cose da fare prima di iniziare battuta di pesca.
Accese il GPS e si diresse alla ricerca dei fondali di cui gli avevano parlato due vecchi pescatori.
Dopo circa un’ora si trovava al centro delle coordinate stabilite, su di un fondale di 54 metri, con il sole che scaldava l’aria mattutina.
Gettò l’ancora galleggiante, preparò le canne ed iniziò il momento sacro,per lui, di caricare le esche agli ami. -Un verme di Rimini, ago, amo. Un verme di Rimini, ago, amo, voilà.- Ripeteva Mario nella sua mente.
Tutto procedeva nel perfetto connubio pescatore-mare, le canne in acqua, la sedia girevole in posizione con Mario sopra, il cappello per il sole calato sulla testa pelata, la borsa frigo sulla destra con le birre fresche e disponibili.Ed intanto pensava tra se.
-Quasi Quasi telefono a Marina, così gli dico cosa si è persa a non venire. …. Ecco un toccata mica male. Recuperiamo un po' e vediamo se torna alla carica, su pesciolino vieni da me!.-
E così pesce dopo pesce le ore passavano, tanto era la concentrazione nella pesca che la voglia di telefonare a Marina era affondata in mare come stava lentamente affondando anche la barca.
-Com’è possibile che l’acqua sia venti centimetri dal bordo! Il ponte è asciutto, l’ancora non sta tirando verso il fondo, che succede…-
Mario rifletteva e non si capacitava del problema anche se si rendeva conto del pericolo incombente.
Fu un fruscio continuo a far si che si sporgesse a guardarne la provenienza sotto il motore fuoribordo. Stava imbarcando acqua, dal foro di scarico della sentina, dove il tappo non c’era più.
-Ma che fine ha fatto il tappo! - Pensava - Adesso che faccio, non ne ho uno simile da applicarvi. Cristo devo rientrare, forse se riesco a tenere un’andatura veloce l’acqua non riesce ad entrare, io viaggio in avanti ed anche l’acqua dovrebbe viaggiare in avanti più veloce di me per entrare.-
Detto fatto tagliò le lenze e ammucchiò le canne lungo la prora della barca e sbraitando fra se girò la chiave d’accensione.
-Dai parti vecchi baldracca, dai che non possiamo aspettare i tuoi comodi.-
I tentativi di mettere in moto si susseguirono fino ad esaurire la batteria e con essa le speranze di riportare in porto la barca.
-Non c’è alternativa devo telefonare alla capitaneria.Allora la posizione per fortuna l’ho segnata su questo biglietto che mi hanno dato i pescatori. Il numero della capitaneria l’ho memorizzato nel telefonino. Il telefonino è……Cristo dov’è?- Ormai non pensava più ma parlava ad alta voce al suo io anteposto.
Il telefonino era rimasto sul sedile dell’auto quando Mario era sceso di corsa per prendere le borse nel bagagliaio e dare inizio alla sua battuta di pesca, in ritardo.
“Telefono dove sei, vieni fuori, ho guardato in tutte le borse e non c’è, volevo chiamare Marina… già ma non l’ho chiamata, forse è rimasto in macchina….”
L’acqua cominciò inesorabilmente a straboccare e la barca ad affondare sempre più velocemente.
Marina era uscita dalla camera subito dopo che Mario aveva sbattuto la porta di casa, si era cambiata velocemente e con la sua utilitaria aveva raggiunto il porto.
Era sua intenzione fare pace con Mario e suo malgrado partecipare alla battuta di pesca.
Franca, una ragazza carina con i capelli di un biondo troppo ossigenato ed il vizio della marjuana che non la aveva abbandonata,nonostante i suoi 35 anni suonati, stava passeggiando sul pontile mentre Marina sopraggiungeva.
Un grande sorriso delle due anticipò l’abbraccio che le unì a lungo visto gli anni trascorsi dal loro ultimo incontro.
I ricordi del vissuto si susseguirono, gli amici comuni che fine avevano fatto, gli amori di un tempo non si erano più fatti vivi, le discoteche che frequentavano esistevano sempre.
La barca di Mario non era più al molo quando Marina finalmente vi giunse.
Aveva pensato di telefonargli per chiedergli perdono e sperare in un suo ritorno all’imbarcadero per riunirsi, ma poi con un’alzata di spalle si era diretta di nuovo all’auto, direzione casa a cambiarsi per poi dedicarsi ad una giornata di libertà.
L’acqua era ormai inesorabile, Mario aveva predisposto due salvagenti legati tra loro e vi si era sdraiato sopra.
Lo zaino impermeabile, sulla pancia, conteneva il cibo, tre birre ed il lanciarazzi con tre razzi verdi.
Dintorno a lui il mare risplendeva di desolazione, nessuna imbarcazione transitava, nonostante la giornata favorevole sembrava che tutti i natanti si fossero diretti altrove.
Poi ricordò che i marinai lo avevano avvertito della posizione di pesca lontana dalle poste battute di solito.
Aprì una birra facendo leva sul tappo con l’accendino, dette un sorso con soddisfazione pensando che forse sarebbe stato l’ultimo piacere.
La birra, stranamente, lo rilasso a tal punto che chiuse gli occhi.
Nel suo sogno vedeva Marina che lo raggiungeva a nuoto, ed a nuoto lo trainava in salvo fino al molo.
Un forte suono lo svegliò di soprassalto, apri gli occhi incrostati di salmastro, con difficoltà.
Una nave a circa un miglio di distanza, gli stava venendo incontro, era molto illuminata, forse era una nave passeggeri e c’era una festa a bordo.
Era già buio e con difficoltà cercò di prendere un razzo di segnalazione ed armare la pistola.
La sua goffaggine ostacolò non poco la sua azione.
Due razzi caddero inesorabilmente in acqua. Finalmente riuscì a caricare la lanciarazzi, mirò in alto e con estrema dedizione sparò.
Erano ormai le 23, Marina non capiva perché Mario non fosse ancora rientrato.
Non era da lui stare fuori fino a tarda ora senza avvertirla.
Forse si era arrabbiato sul serio con lei per il suo gesto del mattino.
-Bah,gli passerà- Pensava Marina tra se, ma con un po' di preoccupazione che la rodeva dentro.
Intanto gli amici che Marina aveva invitato quella sera a cena, facevano ritorno a gruppetti alle proprie case, ringraziando per l’ospitalità .
Clic, Mario sparò.
La nave, sfavillante di luci per omaggiate i cento anni di attività della compagnia armatoriale, giunse in porto alle quattro e trentadue, i Piloti addetti salirono a bordo e chiesero al comandante se doveva comunicare eventuali anomalie o discordanze, come da prassi.
“ Niente da dichiarare diverso dal normale svolgimento della navigazione in rotta assegnatami.”
Rispose il comandante.



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Racconto scritto il 16/12/2014 - 19:17
Da paolo signorini
Letta n.1121 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Molto bello ma...non si è salvato?accidenti voglio sapere che fine ha fatto il povero naufrago,l'ho letto d'un fiato,complimenti GABRIELE

genoveffa 2 frau 16/12/2014 - 23:35

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