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LA VISITA

La porta si aprì. Lei entrò. L'abito nero del lutto conferiva alla sua figura un'ancor maggiore bellezza, alta distruttura esile, il caschetto di capelli chiari le illuminava il viso dalla pelle chiara, quasi trasparente. Quello che più colpiva erano gli occhi: scuri e vellutati, lucidi di un pianto recente. Non dissi nulla, l'abbracciai, la tenni stretta a me come una cosa preziosa che ha bisogno
di essere custodita e messa al riparo di ogni male. Perchè di male ne aveva già avuto tanto.
"Vieni" le dissi, "siediti qui vicino a me, vorrei tanto aiutarti, esserti di conforto, ma l'unica cosa sicura è che ti sono da sempre amica, le parole contano poco e se vorrai
aprirmi il tuo cuore io sono qui".
Era parecchio tempo che non ci vedevamo, avevo saputo da alcuni amici comuni della disgrazia accaduta al bambino di Elsa, le avevo telefonato ma vale tanto poco.
Il suo ritorno qui al paese dove è nata e cresciuta mi fa pensare ad un suo bisogno di riprendersi un poco della sua infanzia e di confonderla e paragonarla con quella del suo bambino. E' straziante vivere un dolore simile e leggerlo negli occhi della tua migliore amica ti fa capire quanto
umanamente poco puoi fare per alleviarlo.



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Racconto scritto il 27/03/2012 - 15:03
Da Lucia Ghitti
Letta n.1338 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


E' molto triste :-(

Marta Marchetti 03/05/2012 - 21:23

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